cosa cambia con la Legge di Bilancio 2025 • Secondo Welfare

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


La Legge di Bilancio 2025 conferma il contrasto alla povertà quale tema dipendente “dalla sensibilità” del governo in carica. La terza Manovra dell’esecutivo di Giorgia Meloni, nonostante alcune conferme e qualche novità normativa, non prevede infatti investimenti che possano intervenire significativamente e strutturalmente sul problema ma, anzi, diminuisce le risorse destinate alle principali misure pubbliche di sostegno agli indigenti e abolisce strumenti importanti, come il Fondo per il contrasto della povertà educativa. In generale il Legislatore continua a preferire  misure temporanee – incapaci di agire strutturalmente sul problema e i suoi effetti – e forme di welfare fiscale, ovvero agevolazioni fiscali che sostengono l’acquisto di prestazioni sociali e/o il conseguimento di obiettivi ritenuti socialmente rilevanti, che non sempre vanno a beneficio dei più poveri (come accade in ambito abitativo). Ma andiamo con ordine.

La situazione dopo l’abolizione del Reddito di Cittadinanza

Storicamente marginale nell’agenda politica italiana, negli ultimi quindici anni – in parte grazie alla spinta dell’Unione Europea, in parte per il continuo aumento del numero di poveri – il tema della povertà aveva man a mano acquisito centralità nel dibattito pubblico, spingendo la politica a investire progressivamente in misure atte a combatterla. L’apice di questi sforzi è arrivato nel 2019 con l’approvazione del Reddito di cittadinanza (RdC) che, pur presentando diversi limiti e problemi di attuazione, è stata la prima misura italiana di contrasto alle diseguaglianze basata sul paradigma dell’universalismo selettivo.

Il Governo Meloni, insediatosi nel 2022, ha successivamente cambiato rotta, abolendo RdC e sostituendolo con l’Assegno di inclusione (Adi) e il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl). Una scelta che segna il ritorno a logiche categoriali: l’Adi, la misura più generosa e destinata alle persone non occupabili, è infatti accessibile solo alle famiglie che includono minori, disabili, anziani, escludendo in questo modo una quota di persone povere che in precedenza percepivano il RdC. Queste, in parte, possono fare richiesta per il Sfl che, come dice il nome, è una una misura di attivazione al lavoro tramite formazione, (ri)qualificazione professionale e progetti utili alla collettività.

Prestito personale

Delibera veloce

 

L’Italia si desti: la povertà assoluta deve essere la priorità

I dati disponibili sulle misure indicano come il loro impatto sia stato finora più limitato rispetto a  quello del RdC. Secondo l’Alleanza contro la povertà in Italia, se prendiamo coloro che hanno ricevuto almeno una mensilità dell’Adi (695.127 nuclei) e li paragoniamo con coloro che avevano ricevuto almeno una mensilità del RdC nel medesimo periodo del 2023 (1.324.104 nuclei), vediamo che i primi sono poco più della metà (52,5%) dei secondi. Al contempo, il Sfl è stato percepito da un numero limitato di persone: 96.000 al 30 giugno 2024 secondo gli ultimi dati disponibili diffusi da Inps, ben lontano da quanto preventivato dal Governo al momento del lancio della misura (400.000 persone) . Le ragioni di questi alti tassi di non-take-up sono da rintracciare nell’importo molto modesto, nella non erogabilità della misura per più di un anno e nella  difficoltà di accesso e gestione del Sfl.

In generale è tuttavia complicato valutare complessivamente l’impatto delle nuove misure che hanno sostituito il Reddito di Cittadinanza: mancano infatti informazioni aggiornate poiché i dati di monitoraggio sono fermi a luglio. Ci si muove quindi in un clima dove all’incertezza degli strumenti – che di fatto cambiano a ogni cambio di governo – si affianca l’incapacità di raccogliere e condividere dati su cui basare le scelte.

Le risorse contro la povertà materiale e alimentare

Fatta questa premessa, occorre anzitutto sottolineare come le risorse per il contrasto alla povertà siano complessivamente diminuite nella Legge di Bilancio 2025.

Partendo dalle principali misure citate nel paragrafo precedente, da un lato i fondi destinati all’Assegno di inclusione aumentano leggermente passando da 5,57 miliardi di euro del 2024 a 5,73 miliardi previsti per il 2024, ma dall’altro le risorse destinate al Supporto per la formazione e il lavoro calano da oltre 1,46 miliardi di euro nel 2024 a 1,16 del 2025 (e scenderanno fino a 935 milioni nel 2026).

La Manovra rifinanzia poi con 500 milioni di euro (erano 600 milioni nel 2024) la Carta “Dedicata a te, che supporta l’acquisto di beni alimentari di prima necessità per famiglie con un ISEE non superiore a 15.000 euro. Come abbiamo avuto modo di mettere in luce fin dalla sua introduzione, si tratta di una misura non strutturale e che, pur operando in un ambito prettamente sociale, è gestita dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) e non, come parrebbe più logico, al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: un’attribuzione di competenze che non facilita una gestione organica delle misure antipovertà.

Le politiche di contrasto alla povertà nell’agenda politica italiana

Il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari, sempre gestito dal Masaf, viene incrementato di 50 milioni di euro (era di 55 milioni nel 2024) per garantire la distribuzione di alimenti alle persone indigenti attraverso enti e associazioni del Terzo Settore. Sul fronte della povertà alimentare è invece l’istituzione di un fondo per aiutare le famiglie in difficoltà a pagare la mensa scolastica nelle scuole primarie e che, ripartito tra i Comuni, avrà una dotazione di 500.000 euro per il 2025 e 2026 e di 1 milione di euro a decorrere dall’anno 2027. Per conoscere come funzionerà si attende tuttavia il decreto attuativo del Ministero delle Politiche Sociali.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

La Legge di Bilancio prevede poi la costituzione del fondo per la “Dote Famiglia”, con una dotazione iniziale di 30 milioni di euro per il 2025. Il fondo erogherà contributi ad associazioni e società sportive dilettantistiche e ad altri enti del Terzo Settore per le prestazioni offerte ai giovani. Il contributo, il cui importo sarà definito da un apposito decreto, sarà erogato per ogni figlio a carico di età compresa tra 6 e 14 anni, appartenente a nuclei familiari con ISEE non superiore a 15.000 euro. Entro 60 giorni, con decreto del Presidente del consiglio o dell’Autorità politica delegata in materia di Sport saranno stabilite le modalità di attuazione. Per l’attuazione della misura il Dipartimento per lo sport della Presidenza del consiglio si avvarrà della Società Sport e salute SPA. In sostanza quindi, un’altra misura, un’altra istituzione competente.

Da ultimo, come accennato, si segnala che la Legge di Bilancio ha abolito il Fondo di contrasto alla povertà educativa, un positivo strumento di cui abbiamo avuto più volte modo di parlare su Secondo Welfare, e che a nostro avviso sarebbe fondamentale reintegrare. Ne abbiamo parlato specificamente qui.

Misure contro la povertà abitativa 

Rifinanziato con 10 milioni di euro per il 2025 e 20 milioni di euro per il 2026 è anche il Fondo morosità incolpevole che, gestito attraverso i Comuni, offre supporto a chi, per cause indipendenti dalla propria volontà, non riesce a pagare l’affitto. Si tratta di uno strumento importante che avrebbe tuttavia bisogno di una riforma incisiva per superare alcuni limiti, tra cui tempi burocratici lunghi e risorse spesso insufficienti rispetto al numero di richieste.

La Legge di Bilancio conferma anche il Fondo di garanzia per la prima casa, a cui però potranno accedere esclusivamente, e non più prioritariamente come accaduto finora, giovani coppie o nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, conduttori di alloggi di proprietà degli Istituti autonomi per le case popolari e giovani che non hanno compiuto 36 anni di età. Anche in questo caso si tratta di una misura positiva nella logica e nelle intenzioni ma, di nuovo, categoriale che esclude dalla platea dei possibili beneficiari differenti tipologie familiari che presentano le medesime condizioni di reddito.

L’Unione Europea vuole creare alloggi accessibili, ma per chi?

Sempre sul fronte abitativo, la Manovra sostiene anche il cosiddetto Piano Casa Italia con l’obiettivo di affrontare l’emergenza abitativa attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente e promuovere l’edilizia sociale e residenziale pubblica. Per il finanziamento delle iniziative del Piano Casa Italia, che dovrà essere avanzato entro 180 giorni dalla pubblicazione della Legge di Bilancio, è autorizzata la spesa complessiva di 560 milioni di euro, che però è rimandata molto in là nel tempo: 150 milioni di euro per il 2028, 180 milioni di euro per il 2029 e 230 milioni di euro nel 2030. Una misura dunque positiva, ma che alimenta un clima di incertezza, dato che le risorse sarebbero disponibili tra tre anni. Inoltre occorre ricordare come la Legge di Bilancio 2024 avesse disposto l’emanazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti delle linee guida per la sperimentazione di modelli innovativi di edilizia residenziale pubblica e di edilizia sociale. Tali linee guida e criteri avrebbero dovuto vedere la luce entro aprile 2024, ma non sono stati pubblicati.

Troppo poco, ancora una volta

Se è indubbio che la Legge di Bilancio abbia cercato di introdurre qualche misura per affrontare specifici aspetti della povertà, come quelli legati alla casa o all’accesso alle mense scolastiche, su cui da tempo studiosi e operatori chiedevano di intervenire, il tema del contrasto alla povertà rimane marginale nell’agenda politica. 

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Le risorse destinate sono ancora troppo poche. Ma soprattutto gli strumenti previsti, categoriali e temporanei, non consentono una vera svolta per arginare un fenomeno che è in continuo aumento ormai da quasi vent’anni. La frammentazione delle misure non permette inoltre di dare un disegno organico a una politica che resta segmentata tra Ministeri e livelli di governo. Solo le misure sopra citate, che nascono come forme di supporto a persone a basso reddito, hanno quindi obiettivo di contrastare la povertà e i suoi effetti, coinvolgono Ministero delle politiche agricole, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero dei trasporti e Presidenza del Consiglio.

Se tale diversificazione è in parte comprensibile, stante la multidimensionalità della povertà, una regia unica è però indispensabile per una risposta complessiva del problema che permetta alle persone di uscire davvero da tale condizione. Infine, la continua incertezza delle risorse disorienta sia i beneficiari che i tanti soggetti, dagli enti locali a quelli del Terzo Settore, che li supportano quotidianamente, rendendoli incapaci di mettere in campo interventi di medio o lungo periodo.

Foto di copertina: Bob Price, Pexels.com





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link