National Geographic pone la questione dell’impatto ambientale dell’illuminazione nelle grotte turistiche: un recente articolo di Anna Staropoli, nel gennaio 2025, affronta un problema sempre più evidente: l’impatto della luce artificiale sulle grotte e sui loro delicati ecosistemi.
Le zone di vegetazione
Dall’imboccatura delle grotte, procedendo verso le zone più buie e profonde, le piante diventano sempre più piccole e semplici finché, senza luce, non potendo fare la sintesi clorofilliana, scompaiono.
Si distinguono così quattro principali zone di vegetazione:
1. LIMINARE: ben illuminata e soggetta a variazioni di temperatura e umidità, dove si trovano piante superiori come la comunissima edera.
2. SUBLIMINARE: con meno luce prevalgono le felci.
3. SUBOSCURA: progredendo verso il buio, le felci gradualmente vengono sostituite dai muschi e infine dalle alghe microscopiche.
4. OSCURA: temperatura e umidità diventano costanti e l’assenza di luce rende impossibile la vita delle piante. Restano così solo funghi e altri microorganismi. L’illuminazione artificiale delle grotte favorisce la crescita, anche nelle zone più profonde, di organismi fotosintetici (comunità tipiche dette comunemente lampenflora), le cui spore vengono trasportate naturalmente dall’aria e dall’acqua.
Lampenflora: l’esempio del Belize
Un esempio emblematico è la grotta Actun Tunichil Muknal (ATM) in Belize, famosa per ospitare uno scheletro calcificato noto come la “Fanciulla di Cristallo”. Qui, l’oscurità totale è interrotta solo dalle lampade frontali dei visitatori, ma persino questa illuminazione intermittente ha permesso la crescita di piccole piante verdi sulle pareti. Queste piante, parte della cosiddetta lampenflora, includono muschi, alghe e microbi capaci di attivare la fotosintesi anche con luce artificiale debole.
Sebbene la lampenflora cresca principalmente vicino alle aperture naturali, l’illuminazione stabile delle grotte turistiche favorisce una diffusione più ampia. Le luci permanenti, infatti, alimentano non solo la proliferazione di queste piante, ma anche la corrosione delle stalattiti e delle superfici rocciose. Questo altera profondamente l’equilibrio degli ecosistemi sotterranei.
Impatti diretti e indiretti del turismo
Oltre alla lampenflora, altri effetti del turismo includono l’introduzione di microbi e muffe tramite rifiuti o microplastiche rilasciate dai visitatori, e l’aumento della concentrazione di anidride carbonica, che ostacola la formazione del calcare. Questi fenomeni hanno portato, ad esempio, alla chiusura delle celebri grotte di Lascaux e Altamira, per preservare le pitture rupestri da danni irreversibili.
In Belize, per proteggere la grotta ATM, il governo ha imposto misure rigorose: divieto di dispositivi elettronici e riduzione del numero di turisti per gruppo. Analoghi tentativi di mitigare i danni della lampenflora in altre grotte, come l’uso di LED specifici o erbicidi, si sono rivelati inefficaci e spesso dannosi.
Le tecnologie innovative: un esempio di buona pratica in Italia, nella Grotta Gigante
Da anni, nella Grotta Gigante, in Friuli-Venezia Giulia, sull’altipiano del Carso), per non alterare eccessivamente i naturali e delicati equilibri ecologici della grotta, durante la notte sono utilizzate lampade che emettono luce con una particolare frequenza nella fascia dell’ultravioletto, che sono in grado di ridurre la proliferazione delle piante.
L’adozione di tecnologie innovative per la gestione dell’illuminazione nelle grotte rappresenta una strada promettente per tutelare questi ambienti fragili. Oltre all’utilizzo di lampade a spettro UV, come nella Grotta Gigante, si dovrebbero rendere obbligatori sistemi di illuminazione intelligenti, in grado di accendersi solo al passaggio dei visitatori e di regolare automaticamente la loro intensità per limitare al minimo l’esposizione luminosa.
Inoltre, la ricerca sull’uso di rivestimenti fotocatalitici sulle superfici rocciose potrebbe offrire una soluzione per prevenire la proliferazione della lampenflora senza danneggiare gli ecosistemi locali: i approcci da replicare in tutte le grotte turistiche per coniugare la conservazione ambientale con le esigenze del turismo.
Nonostante questo, la conservazione delle grotte richiederebbe interventi decisi per limitare l’impatto umano, quali l’uso esclusivo di lampade frontali e la riduzione del turismo di massa, per mantenere viva la loro bellezza naturale e per rispettare, doverosamente, il patrimonio culturale e storico che essi custodiscono.
Proteggiamo il mondo ipogeo: preservarlo oggi significa garantirne la sopravvivenza per le generazioni future.
Marina Abisso
Fonte: National Geographic online – https://www.nationalgeographic.it/il-turismo-e-le-luci-artificiali-stanno-modificando-gli-ecosistemi-delle-grotte
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