tanto gossip, poche risposte concrete

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L’una, gelosa, chiamava l’altra “handicappata”. Due donne che si contendono lo stesso uomo e che sono in competizione tra loro. E’ l’ultima storia che emerge su Messina Denaro, con i pizzini di Laura Bonafede che hanno inguaiato un’altra donna, sua rivale in amore, e adesso indagata. E’ mafia, sembra Beautiful: “”Io non ti ho mai chiesto nulla, né lo farò. E sono molto arrabbiata perché hai parlato con lei di me, non mi hai mai detto nulla, ma lei sa troppe cose su di noi. Cosa le hai raccontato?”. O ancora:  “Non sopporto più che tu mi metta in mezzo a queste cose. Non mi cercare più. Non voglio più vederti né sentire parlare di te.” Oppure: “Mi hai mancato di rispetto, non mi hai protetta come mi avevi promesso. Ti sei messo contro di me, hai scelto lei. Non voglio che mi cerchi ancora.”

 Sono passati due anni dall’arresto di Matteo Messina Denaro, il boss mafioso di Castelvetrano latitante dal 1993, catturato il 16 gennaio 2023 davanti alla clinica “La Maddalena” di Palermo. Gravemente malato, il capomafia è morto otto mesi dopo, in carcere a L’Aquila.

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Da allora, l’operazione ha innescato un susseguirsi di scoperte: covi individuati, perquisizioni, arresti di complici, spesso appartenenti al nucleo familiare dei Bonafede, storici alleati dei Messina Denaro. Ma le grandi domande restano senza risposta.

Che fine hanno fatto le indagini sulle coperture internazionali? Cosa sappiamo dei suoi movimenti in Albania o di altre connivenze oltre confine? E le domande indigeste: il repentino cambio di casa, la mappa delle telecamere nell’appartamento, il mistero del pizzino nascosto nella sedia, l’autenticità delle lettere ai servizi segreti? Nulla di tutto ciò sembra aver trovato una risposta.

Dal gossip alle curiosità

Invece di un’analisi seria sul sistema mafioso che ha protetto il boss per quasi 30 anni, ciò che emerge sembra più simile a un rotocalco da intrattenimento. Si è partiti con i dettagli pruriginosi: le amanti, il Viagra sul comodino, le lettere di gelosia e gli appuntamenti clandestini.

Poi sono arrivate le storie sui regali per la cresima del figlioccio, l’acquisto di un orologio costoso in Sardegna, l’auto di lusso a Palermo, persino la scelta del dentista. Ogni nuovo elemento aggiunge un dettaglio da reality show, trasformando la figura del boss in una caricatura da serie televisiva.

Ora spuntano le foto. Immagini del 2006 che lo ritraggono davanti all’Arena di Verona, in camicia bianca, elegante, imbronciato, in posa accanto a donne. Foto che sembrano gridare: “Chiamare ore pasti”.

 

Le risposte che non arrivano

C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo racconto. Mentre si accumulano particolari sui gusti e le abitudini di Messina Denaro, rimangono inesplorate le domande fondamentali: chi lo ha protetto? Chi lo ha reso imprendibile per così tanto tempo?

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Si parla del Messina Denaro viaggiatore, dandy, amante dell’arte e del vino, ma si tace sulla rete mafiosa che lo ha sostenuto. Ogni nuovo dettaglio sulla sua vita personale sembra anestetizzare il discorso sulle reali dinamiche criminali, distraendo l’attenzione dal vero problema: cos’è oggi la mafia in Italia e quali coperture ha avuto negli ultimi trent’anni?

Le foto: un colpo alla credibilità

Le foto all’Arena di Verona, per esempio, sembrano quasi una beffa postuma. Da un lato, smentiscono gli identikit con cui gli investigatori lo cercavano. Dall’altro, mostrano il boss all’aperto, in pieno giorno, mentre si consuma un’enorme caccia all’uomo. Sono immagini che mettono in dubbio la credibilità delle indagini di quegli anni.

Le foto, contenute in due quaderni lasciati alla figlia Lorenza, aggiungono un altro livello di curiosità: più che scoprire i segreti del latitante, sembra di sfogliare il diario di Bridget Jones in versione maschile.

Cosa ci serve davvero sapere

Dietro questo circo mediatico c’è una realtà che rimane in ombra: il reticolo di imprenditori, sodalizi familiari e criminali che ha permesso a Messina Denaro di nascondersi e continuare a comandare. Servono risposte sui legami con i Guttadauro e altre famiglie mafiose, sul ruolo delle coperture imprenditoriali e sulla rete che lo ha sostenuto.

C’è ancora tempo per scoprire nuovi segreti, ma per ora sembra che il focus rimanga sul gossip piuttosto che sulla sostanza. E noi restiamo in attesa, intrappolati in un racconto che parla più di curiosità che di mafia.





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