“SODALIZIO CON I CARATTERI PROPRI DELL’ASSOCIAZIONE MAFIOSA”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


La Cassazione respinge il ricorso di Luca De Luca, l’uomo di riferimento del clan apriliano retto dal boss Patrizio Forniti

Ha fatto ricorso, Luca De Luca, contro la pronuncia del Tribunale del Riesame di Roma che aveva confermato la misura cautelare del carcere in riferimento all’ordinanza del 3 luglio 2024, vale a dire il provvedimento che ha terremotato l’amministrazione dell’allora sindaco Lanfranco Principi, finito ai domiciliari con le accuse gravi di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso.

Luca De Luca non è uno qualunque. Nato a Nepi nel 1957, calabrese di origine, considerato dalla DDA di Roma come luogotenente di Forniti, ma capace di avere il carisma del capo, tanto che in più ambienti investigativi viene considerato come il vero personaggio di peso dell’intera inchiesta antimafia denominata “Assedio”, sponda apriliana.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

È De Luca che, in una branca della maxi inchiesta, spiega in una intercettazione di essere stato in rapporti con Danilo Abbruciati, componente della fu Banda Magliana, ucciso durante l’attentato al vice presidente del Banco Ambrosiano. Era un’Italia diversa, di oltre quaranta anni fa, ma De Luca lo chiarisce nel corso di una conversazione captata dagli inquirenti, ricordando di aver conosciuto Abbruciati in carcere: “Fratello di sangue“.

Successivamente, nella narrativa del clan, dagli anni ’90, la figura di Luca De Luca sarebbe riuscita a mettere ordine nella città tanto che, secondo Marco Antolini, altro componente del clan Forniti, “perfino gli ufficiali dei Carabinieri gliene rendevano merito, insistendo per essere ricevuti da De Luca al loro arrivo in città. De Luca – annota il Gip nell’ordinanza – veniva riverito come un Prefetto locale”. De Luca, d’altra parte, è rientrato anche nelle carte di una inchiesta a Latina quando DDA e Polizia di Stato volevano scoprire mandanti ed esecutori dell’omicidio di Ferdinando Di Silvio detto il Bello. Anche in quel caso De Luca fu interpellato perché svolse il ruolo del “prefetto locale”, per mettere pace tra le due fazioni che si sfidavano. L’inchiesta, come noto, è stata archiviata, ma la figura di De Luca è quella di un personaggio che spiega di avere anche attività nei supermercati in Sicilia e all’estero, oltreché a vendere carne al clan Polverino.

Inoltre, da una conversazione captata dalla Direzione Investigativa Antimafia, coordinata dai pm Cascini e Spinelli, tra De Luca e Marco Antolini, emerge che gli investimenti del gruppo si estendono fino in Africa. Antolini e De Luca avrebbero, infatti, comprato terreni nel continente africano: “Sta attento ai cinesi – dice De Luca – hanno fatto autostrade, aeroporti, stanno a fa’ tutto loro Marco, sempre lì attaccati a Briatore, non è che so’ cojoni, però il problema è che loro so’ un po’ come noi quannosemo andati in America”.

Ad ogni modo, De Luca, arrestato a luglio per associazione mafiosa, estorsione, ricettazione e violazione della disciplina per il controllo delle armi, ha ricorso prima al Riesame; successivamente, dopo che il cosiddetto Tribunale della Libertà ha respinto il primo appello, si è rivolto alla Corte Cassazione. Anche dalla quinta sezione penale della Cassazione, è stata confermata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Gi ermellini hanno utilizzato parole nette per descrivere il sodalizio apriliano, rigettato il ricorso degli avvocati Massimo Biffa e Francesco Mercadante poiché infondato. “I giudici del Riesame – ricorda la Cassazione – hanno sì posto in rilievo la caratura criminale di Forniti Patrizio, ma hanno altresì evidenziato come attorno al succitato Forniti si sia nel tempo coagulato un sodalizio, sopravvissuto alla sua incarcerazione e dimostratosi in grado di agire sul territorio con autonoma capacità di intimidazione in sua assenza, assumendo i caratteri propri dell’associazione mafiosa”.

“Il ricorrente -spiegano i giudici della Cassazione – ha sostanzialmente omesso di considerare l’intercettazione della conversazione tra ilo De Luca e l’Antolini in cui viene sottolineato come il sodalizio sia diventato un effettivo punto di riferimento per la soluzione delle controversie insorte nel territorio, circostanza logicamente valutata dai giudici del merito per evidenziare il generale assoggettamento generato dell’associazione”. Peraltro, la “difesa” del territorio operata dal De Luca nei confronti delle mire
di altre organizzazioni mafiose, con le quali il sodalizio dimostra dunque di essere in grado di confrontarsi in posizione paritaria, come peraltro dimostrato dall’ampia disponibilità di armi”.

Inoltre, non è da sottovalutare che “una delle vittime delle estorsioni destinate alla raccolta del danaro necessario a foraggiare i sodali incarcerati – primo fra tutti il Forniti – si sia consigliato in proposito proprio con il Principi, cioè il sindaco eletto grazie all’appoggio dell’associazione, intrattenendo con quest’ultimo una conversazione oggetto di captazione – il cui contenuto, per come riportato dai giudici del riesame e per l’appunto non contestato, è stato logicamente interpretato come sintomatico dell’accettazione da parte della popolazione del governo criminale del territorio esercitato dal sodalizio”.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link