CATANZARO Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri è un fiume in piena, nel corso della udienza dinanzi la commissione parlamentare Antimafia parla di tutto, dai pericoli del dark web, alle differenze tra camorra e ‘ndrangheta senza tralasciare un passaggio dedicate alla giustizia tra riforma Cartabia, privilegi ai boss al 41 bis e intercettazioni. Sulla differenza tra le mafie, studiate e combattute da sempre, Gratteri dice «C’è una cosa nella camorra che per la ‘ndrangheta è impensabile: passano da un blocco all’altro. Questo rende molto difficile le indagini. In Calabria – ha detto Gratteri nel corso dell’audizione – è impensabile che una famiglia di ‘ndrangheta decida di allearsi, a un certo punto, con un’altra cordata. Invece, in Campania vedo una camorra abbastanza fluida, si muove in base alle opportunità, agli affari, al business. I vertici delle famiglie fanno anche affari tra di loro e sotto, la macelleria, i camorristi da strada, invece, si ammazzano tra di loro». Alla mala in Campania, il procuratore dedica ampie analisi ma poi torna con la mente in Calabria ed al suo lavoro alla guida della Dda. «A Catanzaro abbiamo fatto un’indagine sulla ‘ndrangheta che assumeva hacker rumeni, tedeschi, per scendere in Calabria e occuparsi dei bitcoin o fare operazioni finanziarie sofisticate». E poi il monito: «quando finirà la guerra in Ucraina, le nostre mafie andranno a comprare nel dark web gli Sting, nel mercato nero costano 30mila euro. Ci dobbiamo attrezzare per fare questo tipo di indagini». «Il dark web è una materia molto delicata che nell’arco di due anni è esplosa (…) è la nuova frontiera delle mafie», sottolinea il procuratore.
Le intercettazioni «costano ma servono»
«Le intercettazioni costano al Paese 170 milioni di euro. Nel bilancio di uno Stato, sono nulla. E nessuno vi dice quanto oro, banconote, argento e orologi da collezioni vengono sequestrati e acquisiti allo Stato». Nicola Gratteri torna a parlare dell’importanza delle captazioni, strumento necessario a completare le indagini e spesso in grado di svelare lati oscuri e nascosti legati alla galassia criminale. «Lo Stato ci guadagna – ribadisce – e le intercettazioni a strascico, una espressione di colore che sento usare, sono una favola, non esistono. Il pm chiede le intercettazioni e il giudice le dispone. Serve una autorizzazione. Non avremmo nemmeno tempo, ammesso che fossero possibili, di farle». Il procuratore di Napoli, poi, fa un esempio concreto per fugare qualsiasi dubbio o timore sul presunto abuso dello strumento. «Se io ho una intercettazione ambientale per mafia o traffico di stupefacenti ed entra un pubblico amministratore, cliente abituale perché compra 100 grammi di cocaina e parla con lo spacciatore di una corruzione, questa è una confessione ma l’intercettazione non la posso utilizzare. Se poi entra dopo mezz’ora dopo un tossico che compra 5 dosi di cui 4 per venderle e una da non pagare per sé e poi dice di aver rubato da un supermercato una bottiglia whisky, questa la posso utilizzare. Un paradosso! E il problema c’era anche durante il governo dei migliori, tre anni fa».
I permessi premio ai boss al 41 bis
Altro tema decisamente attuale: i permessi premio concessi a chi è detenuto al 41 bis. «Oggi ci sono 730 detenuti al regime del 41 bis in undici diverse carceri. Per quanto mi riguarda, ci sono in pratica undici interpretazioni diverse del 41 bis, dove capita che un detenuto può stare meglio o peggio», dice Gratteri. Che aggiunge: «Da vent’anni propongo di realizzare quattro strutture dedicate al 41 bis. Oggi ce ne è una sola in Sardegna. Un’altra a Cagliari che non si apre. Basterebbero altre tre carceri da 5.000 posti l’uno e non parleremmo più di sovraffollamento. Il 41 bis è più uno slogan. Era nato per impedire ai capimafia di spedire messaggi di morte. Io sarei molto più rigoroso ma deve funzionare l’alta sicurezza». Sul punto è intervenuta – parlando all’AdnKronos – la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo. «Gratteri ha aperto uno spaccato sul quale noi sicuramente lavoreremo, io ho già dato mandato di cercare tutte le circolari che citava perché è evidente che dobbiamo costruire un 41bis che sia uguale in ogni sede».
Le riforme
Un passaggio, il procuratore lo dedica alla riforma Cartabia che «non ha indebolito le correnti all’interno della magistratura e del Csm, ha aumentato solo la spesa perché ci sono 10 esponenti in più nel Csm». Secondo Gratteri, «la riforma del Csm è la madre di tutte le riforme. Se il sistema continua a non funzionare, io ritengo che il male minore sia il sorteggio secco. A questo sorteggio non possono partecipare i magistrati che hanno precedenti penali, disciplinari e pendenti. Stessa cosa va fatta per i componenti laici, ossia con i professori universitari e con gli avvocati». (f.b.)
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link