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La sfilata Prada Uomo autunno inverno 2025 2025 insegna che i gesti naturali sono strati di sicurezza sensuale
Ci si interroga sempre su quale possa essere il futuro della moda e quali siano le aspettative abbracciate da chi la moda la commenta e la compra, consapevole di indossare poi ciò che dà self confidence. Un dialogo che deve essere stato inesauribile in questo ultimo periodo tra Miuccia Prada e Raf Simons e che ha trovato risposta nel concetto, romantico, di seguire la propria indole.
Unbroken Instincts è il nome scelto per la collezione Prada Uomo autunno inverno 2025 2026 e vuole di fatto regalare espressione al nostro modo, personale, di vestire – che si parli di donne o di uomini – quella moda sempre più indagata e chiacchierata.
Un’indagine, quella condotta dai due co-direttori di Prada, sulla natura umana e su quegli impulsi viscerali usati dall’uomo come strumenti essenziali della creatività perché, dopotutto, negli abiti ciascuno di noi ricerca sempre sicurezza. O, detta “alla pradese”, di pulsioni primitive che elevano la passione sopra alla ragione. «Nell’istintivo possono rivelarsi una nuova raffinatezza e un’eleganza intima, selvaggia. I contrasti involontari danno vita a combinazioni inaspettate e seducenti, il corpo si veste libero dai vincoli della ragione», spiegano.
Il corpo si veste libero dalla ragione e riprende sempre più il concetto di emancipazione anche nel mescolare guardaroba maschile e femminile
In questa collezione si manifesta un concetto molto caro a Simons, ovvero la capacità del cinema di essere mezzo di un senso di libertà che la mente richiama spontaneamente. E così, insieme a Miuccia Prada, corre il rischio di portarlo in passerella, inscenando riferimenti a modo nostro cari.
Per esempio le giacche diventano strati avvolgenti di sicurezza, le stampe – dal motivo check, come anche i doppi piumini – si mischiano a piacimento e i simboli, quali ancore, quadrifogli, palloni da basket e addirittura spille a fiore, diventano amuleti che danno protezione e in cui ciascuno di noi trova personale significato. Lezione numero uno è lo styling: una giacca si può portare con sotto niente oppure può essere la ciliegina sulla torta, per esempio, di un esercizio di layering.
La sfilata di Prada introduce anche i texani, in colori pop come l’azzurro acceso o in stampe floreali, a conferma che l’universo cowboy è qui per restare e per dare un tocco personale anche ai look più classici. Come la sartorialità dei cappotti, la rigorosità dei pantaloni che mai superano il malleolo e la cui vita si fa bassa, la maglieria sfrangiata, i cappucci sovrapponibili e l’elemento sorpresa che può regalare un completo pratico quanto un pigiama. C’è libertà anche nell’accostamento delle texture, come la seta brillante e la pelle glossy che incontrano la ruvidità della lana, l’impalpabilità del cotone, l’opacità del jersey e la morbidezza dei colli. Libertà, tout court.
A proposito di riferimenti cinematografici non stupisce la scelta del set design
Gli spazi del Deposito della Fondazione Prada vivono un contrasto tra le geometrie anni ‘20, l’emancipazione degli anni ’70 e l’eclettismo industriale anni ‘90. Il luogo, trasformato da AMO in un’esplorazione dell’antitesi, vede protagonista una struttura metallica grezza costruita su tre piani e giustapposta al tappeto tattile dai guizzi floreali, firmato dalla costume e set designer Catherine Martin. La sensazione regalata è un arricchimento della percezione da entrambi gli elementi: l’imponenza si accosta alla confidenzialità, grazie anche a un gioco di luci che evocano, come scene di un film, il nostro bisogno primordiale di riscattarci pur volendo stare insieme agli altri.
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