Hamas ha liberato tre ostaggi israeliani

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Nel pomeriggio del 19 gennaio Hamas ha liberato tre ostaggi, come previsto dall’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza entrato in vigore poche ore prima. Sono Doron Steinbrecher, Emily Damari e Romi Gonen, tre donne israeliane rispettivamente di 31, 28 e 24 anni. Sono state consegnate da Hamas alla Croce Rossa Internazionale e poi all’esercito israeliano, come si vede anche da un video che ha pubblicato proprio l’esercito, che ha provveduto a trasportarle in Israele. Lo scambio è avvenuto tra le 17 e le 18 ora locale.

In una piazza di Tel Aviv si è radunata una folla di persone per assistere in diretta alla liberazione, trasmessa su degli schermi allestiti per l’occasione: al momento del rilascio è partito un applauso. Secondo l’accordo, Hamas dovrebbe liberare complessivamente 33 ostaggi nelle prossime sei settimane.

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Tutte e tre le donne sono state rapite da Hamas nell’attacco compiuto in territorio israeliano il 7 ottobre 2023, che ha dato inizio alla guerra. Steinbrecher e Damari abitavano nello stesso kibbutz, quello di Kfar Aza: lì vivevano in tutto 37 persone, 11 delle quali sono state uccise e sette rapite. Vivevano entrambe in una sezione dedicata alle persone più giovani e single, la “Young generation”.

Steinbrecher ha compiuto 31 anni durante la prigionia, è una veterinaria e si trovava all’interno del suo appartamento. In quel kibbutz viveva anche sua sorella col marito e i figli e i loro genitori, ma in una sezione diversa. Ciò che si sa di lei è stato raccontato alla stampa proprio dalla sorella, Yamit Ashkenazi, una degli abitanti di Kfar Aza che non sono stati rapiti né uccisi dai miliziani di Hamas.

Una foto di Doron Steinbrecher appesa sulla casa in cui viveva nel kibbutz di Kfar Aza (Photo/Ohad Zwigenberg)

Ashkenazi ha raccontato al quotidiano israeliano Times of Israel che lei e la sorella si sono nascoste nelle rispettive “safe room”, stanze blindate che per legge devono essere presenti in ogni abitazione costruita in Israele dopo il 1992, e sono molto comuni specialmente nelle zone di confine. Le sorelle si sono tenute in contatto tutta la mattina. Verso le 10 e mezza di mattina Steinbrecher aveva detto ai genitori di essere molto spaventata, perché i miliziani avevano raggiunto casa sua. Poco dopo aveva inviato un messaggio vocale ad alcuni suoi amici dicendo: «Sono arrivati, mi hanno presa».

A quel punto la famiglia non ha più saputo nulla di lei, e ha dedotto che fosse stata presa come ostaggio. Il governo israeliano glielo ha confermato una settimana dopo, con una comunicazione in cui dicevano che Steinbrecher risultava dispersa. Nel corso di tutto l’attacco sua sorella, Ashkenazi, è rimasta nella propria safe room con la famiglia per 21 ore, senza mangiare né bere: per qualche ragione i miliziani non sono entrati in casa sua e quindi si è salvata.

Emily Damari si trovava come detto nello stesso kibbutz, ha 28 anni e la doppia cittadinanza israeliana e britannica. Aveva inviato un ultimo messaggio ad alcuni conoscenti verso le 10 di mattina del 7 ottobre 2023, dicendo che i miliziani di Hamas erano nella sua zona e stavano sparando attorno a casa sua.

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Una donna mostra una foto di Emily Damari durante una protesta a Londra (AP Photo/Alberto Pezzali)

Un suo amico che viveva nella stessa zona, anche lui sopravvissuto all’attacco, ha raccontato durante un’intervista col canale televisivo israeliano Channel 12 di aver visto l’automobile di Damari venire guidata attorno alle 11 di mattina nel suo quartiere da un miliziano. Ha detto che l’automobile si è fermata davanti a casa di lei, e di aver sentito discutere in arabo, per poi vedere la macchina ripartire in direzione della Striscia di Gaza, probabilmente con Damari dentro (lui non l’ha vista, ma ha dedotto che sia stata rapita in quel momento).

Di Damari si sono avute nuovamente notizie a gennaio del 2024, circa tre mesi dopo il massacro. Dafna Elyakim, una ragazza di 15 anni presa come ostaggio e poi rilasciata, disse che lei e la sorella minore erano state portate dai miliziani in un tunnel sotterraneo dove avevano incontrato altre cinque donne prese come ostaggi, tra cui proprio Damari.

Una foto pubblicata dalla madre di Emily Damari dopo il rilascio

Romi Gonen è la più giovane delle tre donne liberate oggi: ha 24 anni e non è stata rapita in un kibbutz come Steinbrecher e Damari, ma al festival Supernova, un festival musicale organizzato nel deserto del Negev, nel sud di Israele, vicino al kibbutz di Re’im e a circa 5 chilometri dal confine con la Striscia di Gaza. I miliziani di Hamas hanno preso d’assalto il festival, uccidendo più di 300 persone e stuprando diverse donne.

I genitori di Romi Gonen mostrano la sua foto durante un evento organizzato a Washington D.C. (EPA/MICHAEL REYNOLDS)

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Durante l’attacco Gonen è stata ferita da un colpo di pistola, e alcune amiche che quel giorno erano con lei sono state uccise. Di lei si sa che subito dopo l’inizio dell’attacco chiamò la madre e rimase al telefono con lei per diverse ore: verso le 10:15 disse di essere stata colpita mentre era in un’automobile con le sue amiche, e di stare sanguinando. Dopo l’attacco la macchina su cui si trovava fu trovata vuota, e l’ultima localizzazione fatta sul suo cellulare diceva che si trovava dentro la Striscia di Gaza.

Sempre domenica, Israele dovrebbe rilasciare 90 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. I loro nomi non sono ancora stati resi pubblici, ma i servizi penitenziari hanno ricevuto la lista con i nomi e stanno preparando la loro liberazione. Nella Striscia di Gaza al momento ci sono circa 95 ostaggi, e Israele ritiene che un terzo siano morti. L’accordo per il cessate il fuoco, approvato venerdì ed entrato in vigore domenica, prevede che siano tutti liberati in modo graduale e che i corpi siano restituiti.

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