Separazione delle carriere, l’Anm proclama lo sciopero dei magistrati il 27 febbraio

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Non solo la protesta nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. L’Associazione nazionale magistrati ha deciso di proclamare una giornata di sciopero per il prossimo 27 febbraio. Un’altra mossa per protestare contro la riforma della separazione delle carriere. Lo ha deciso il Comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe, invitando i magistrati a presentarsi in toga, con una coccarda tricolore, pronti ad esporre, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, cartelli con sopra scritte frasi sul valore della Costituzione. Ma anche ad abbandonare l’aula in forma composta nel momento in cui il ministro o un suo rappresentante prendono la parola.

Il documento, approvato con qualche astensione, invita “tutti i magistrati a partecipare alle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 indossando la toga e una coccarda tricolore; che i magistrati, prima dell’inizio della cerimonia, si raccolgano all’esterno, mostrando cartelli, sui quali saranno trascritte frasi tratte da un testo significativo sul valore della Costituzione, che saranno individuate dalla Giunta esecutiva centrale e trasmesse successivamente alle Ges”.

Il documento – Deciso inoltre che “tutti i magistrati partecipanti a qualsiasi titolo alla cerimonia con toga in dosso e Costituzione alla mano abbandonino l’aula in forma composta nel momento in cui il ministro o un suo rappresentante prendano la parola, salvo ragioni istituzionali lo impediscano” e “che i presidenti delle Ges locali, che interverranno tutti alle cerimonie inaugurali prendendo la parola, daranno lettura di quelle stesse frasi all’inizio dei loro interventi programmati e ne spiegheranno pubblicamente in sintesi il senso, illustrando le ragioni della protesta e della presenza in toga”. Il Comitato ha anche deliberato “di proclamare una giornata di sciopero per il giorno 27 febbraio 2025” e “di rimettere al prossimo Comitato direttivo centrale le ulteriori iniziative di protesta e sensibilizzazione in esecuzione del deliberato dell’assemblea straordinaria del 15 dicembre 2024”.

Santalucia: “La politica vuole piantare la bandierina sui pm” – Il presidente Giuseppe Santalucia, in scadenza, nel suo intervento ha parlato di “un passaggio epocale, ma non come lo intende il ministro. La riforma non migliorerà la giustizia ma indebolirà l’ordine giudiziario sulla falsa premessa che ha invaso lo spazio degli altri poteri. Questa riforma non si occupa di rendere migliore la giustizia ma la affossa. Il cittadino, in tutto questo, è il grande assente, è una partita che si gioca da 30 anni tra politica e giurisdizione”. Per Santalucia, “il prezzo finale, in termini dolorosi, lo pagherà la cittadinanza”. E ancora, secondo il presidente dell’Anm: “La politica vuole piantare la bandierina della separazione delle carriere per chiudere vittorosiamente una partita che invece doveva mettersi alle spalle”. Poi aggiunge: “Il ministro Nordio scrive sul sito web della Giustizia che è una riforma che riequilibra i poteri. Svela quello che noi diciamo: non riguarda la giustizia come servizio ma riguarda la giustizia nella relazione con il potere politico”.

Casciaro: “Riforma tutela i potenti” – “Questa è una riforma che tutela più i potenti dei cittadini perché inevitabilmente attrarrà il pubblico ministero nell’orbita dell’esecutivo, con un controllo della politica sul pm che presto o tardi inevitabilmente ci sarà, perché il pubblico ministero viene estremamente rafforzato con un autonomo Consiglio superiore e una possibilità di scelta diretta delle carriere”, ha detto il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro, a margine del Consiglio direttivo. “Sarà fatale un controllo sul pm e questo determinerà che alcune indagini scomode non verranno mai sottoposte a quel giudice terzo, imparziale che i riformatori sostengono di voler potenziare – ha aggiunto -. Questo si rifletterà in una perdita di garanzie di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Ci saranno potenti di turno che potranno mitigare, controllare le indagini a loro non gradite. E’ una perdita per il paese e la democrazia”.

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