NECRODEATH – Deporre le armi

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


Nel 1985 il demo “The Shining Pentagram”, quarant’anni dopo ecco “Arimortis”, pietra tombale dei Necrodeath.
Sì, perchè Peso e compagni, dopo aver prestato egregiamente servizio alla scena estrema italiana, hanno deciso di incidere la parola fine sulla propria carriera.
Nessun comunicato di sorta, nessun post d’addio strappalacrime, il saluto definitivo è giunto con il solo mezzo a disposizione: la musica. In studio prima, con il quattordicesimo album della propria discografia, con un tour poi, così da lanciare l’ultima scorribanda live, portando in giro per lo stivale la propria dose di black-thrash. Così allora, così oggi.
Una scelta difficile, quella di mollare il colpo, ma maturata nel tempo, consapevoli di aver tutto quello che si poteva, confrontandosi con un presente che, forse, non rispecchia più certi ideali di musica o forme di comunicazioni. Di questo, di “Arimortis” e della storia della band ne abbiamo parlato con i diretti interpreti, ai quali non possiamo dire nient’altro se non “grazie!”. Buona lettura
.

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI E GRAZIE PER LA DISPONIBILITA’. PARTIAMO CON UNA DOMANDA, FORSE SCONTATA, MA RIGOROSAMENTE D’OBBLIGO. QUANDO E’ INIZIATA A MATURARE L’IDEA DI CHIUDERE DEFINITIVAMENTE I BATTENTI CON I NECRODEATH?
Flegias: – Era qualche anno ormai che avevamo in mente di calare il sipario. L’idea era quella di fermarci prima di un ipotetico calo delle prestazioni e di un fisiologico assopimento delle idee. Se avessimo aspettato queste avvisaglie, probabilmente non ci saremmo mai fermati, quindi abbiamo pensato che quarant’anni di carriera musicale sarebbe stato un buon traguardo a cui ambire per poi decidere di smettere.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

QUARANT’ANNI SONO UN NUMERO INVIDIABILE, NON FACILE DA RAGGIUNGERE. TORNANDO INDIETRO NEL TEMPO, AVRESTE MAI PENSATO DI GIUNGERE A UN SIMILE TRAGUARDO?
Peso: – No, se mi avessi chiesto questa cosa quando, nel 1985, ho iniziato a comporre i primi brani, poi presenti nel demo “The Shining Pentagram”, ti avrei detto che sarebbe stato impossibile vedermi a sessant’anni ancora dietro i tamburi di questa band, ma alla fine quarant’anni sono passati, anzi quarantuno se partiamo dall’embrione Ghostrider.
Nell’ultimo periodo in particolare, in concomitanza con la diffusione del Covid ed il forzato arresto delle attività, ci siamo detti che, non appena ci avrebbero liberato tutti, avremmo ripreso in mano il lavoro di composizione e i live, cercando di raggiungere il traguardo dei quarant’anni e di uscire dalla scena con dignità, senza dover quindi iniziare una lenta agonia verso il basso. Cosa che, purtroppo, vedo spesso in giro, evidentemente dovuta anche a una questione prettamente finanziaria; ma noi, non avendo mai visto i soldi veri in quarant’anni, non potremmo mai cadere in questa tentazione.

DOMANDA SECCA: LA PIU’ GROSSA SODDISFAZIONE E DI CONTRO, SE C’È STATA, LA DELUSIONE PIU’ COCENTE IN QUESTI QUATTRO DECENNI DI MUSICA?
GL: – Abbiamo vissuto molti bei momenti, soprattutto legati alle avventure on the road: quando macini tanti chilometri te ne succedono di tutti i colori, nel bene o nel male.
Le soddisfazioni più grandi le ho vissute sul palco, soprattutto nei momenti in cui si sviluppava una sinergia tra di noi pazzesca, che portava l’adrenalina al massimo; probabilmente sarà proprio questo che mi mancherà. Al contrario, abbiamo sopportato anche molte delusioni, principalmente derivanti da fattori esterni alla band, che di contro facevano scendere l’entusiasmo che ti dicevo.
Ad ogni modo se devo trarre un bilancio finale, sono sicuramente maggiori le soddisfazioni che le delusioni, anche perché i momenti difficili li abbiamo sempre affrontati a testa alta, superandoli: da parte sua, infatti, “Arimortis” rappresenta metaforicamente le battaglie che abbiamo affrontato in tutti questi anni.

LO AVETE CHIAMATO IN CAUSA: “ARIMORTIS” ARRIVA QUINDI A CELEBRARE AL MEGLIO L’ADDIO ALLA SCENA METAL. ULTIMO DISCO E RELATIVO ULTIMO TOUR. PARTIAMO DAGLI EVENTI LIVE, VI SARANNO DEGLI SHOW PARTICOLARI, OLTRE ALLE DATE GIA’ COMUNICATE?
Flegias: – Le date saranno poco più di una ventina. Abbiamo deciso di mantenere coerenza anche in questo ambito: poche e mirate a quei locali e promoter che ci possano garantire un ultimo show decente.
Oltre a dare un piccolo spazio al nuovo parto in casa Necrodeath (che siamo sicuri sarà di grande impatto in sede live), la scaletta sarà una sorta di ‘best of’ della nostra discografia, nella speranza di accontentare tutti, sperando quindi di fare uno show speciale ogni singola data.
Sarà il nostro testamento, il nostro saluto a tutti coloro che ci hanno supportato durante tutti questi anni.

TORNANDO INVECE STUDIO, “ARIMORTIS” SARA’ QUINDI L’ULTIMO CAPITOLO FIRMATO NECRODEATH. UNA SORTA DI COMPENDIO DELLA VOSTRA CARRIERA? COSA CI DOBBIAMO ATTENDERE?
Flegias: – Suonerà come una frase fatta e di facile appeal, ma aspettatevi il solito fottuto trademark Necrodeath. In fondo siamo questi, in quarant’anni di black-thrash metal non si cambia schema a fine partita, ed in fondo, è quello che ci viene più naturale.

SOLITAMENTE QUANDO SI TRACCIA UNA RIGA SOPRA UN’ESPERIENZA, SI TENDE AD ESTERNARE ANCHE QUEI PENSIERI CHE IN PRECEDENZA SI ERA PREFERITO TENERE NASCOSTI O SOTTOTRACCIA. VI SIETE TOLTI QUALCHE SASSOLINO DALLA SCARPA IN “ARIMORTIS”?
Flegias: – Ovviamente si, “Storytellers of Lies” è una chiara accusa al music business di oggi, “No More regrets” e la stessa “Arimortis” sono la consapevolezza del nostro status all’interno del mondo underground in cui cerchiamo di tirare le somme e con estrema schiettezza diciamo che ne usciamo a testa alta e senza rimorsi. “New God” è il nostro modo di vedere il futuro artistico, un futuro che non ci appartiene più e siamo pertanto sollevati dall’uscirne in tempo.

PARLAVATE PRIMA DI TESTAMENTO: C’E’ UN BRANO CHE PIU’ DI ALTRI RITENETE POSSA ESSERE RIVESTIRE QUESTO RUOLO?
Peso: – In tutti questi anni abbiamo composto circa centocinquanta canzoni, per cui capisci che non è facile rispondere alla tua domanda.
Sono diversi i brani che potrebbero essere scelti come testamento della band, ma se proprio vogliamo fare una classifica metterei al primo posto “Mater Tenebrarum”. Il pezzo è stato composto nel 1985 e puoi sentire la sua prima versione sul primo demo che abbiamo registrato; successivamente l’abbiamo riarrangiato leggermente e ripresentato su “Into the Macabre”; un pezzo importante che, da quel momento, non è mai mancato nei nostri live.
Nella seconda parte di carriera del gruppo, con la formazione attuale, l’abbiamo ritoccato, ripulito e ri-registrato, facendone un video clip, riportandolo all’interno del DVD “Hellive” del 2013 come bonus track. Ed anche in questo tour finale non mancherà di essere eseguito dal vivo per un degno saluto ai nostri fan.

A PROPOSITO DI EREDITA’, A CHI LASCIATE IL COMPITO DI PORTARE AVANTI LA SCENA UNDERGROUND TRICOLORE? QUALI BAND POSSONO ESSERE ANNOVERATE TRA LE NUOVE LEVE MERITEVOLI DI QUESTO RUOLO?
GL: – Domanda scomoda (ride, ndr), perché citare una band piuttosto che un’altra non sarebbe corretto.
Negli anni, durante i vari tour, abbiamo suonato con centinaia di gruppi, sia in Italia sia all’estero: molti di questi inascoltabili e imbarazzanti, ma molti altri veramente interessanti e con grandissime potenzialità. Non saprei stilare una classifica delle migliori band underground attuali, ma ti confermo che la scena italiana è ricca di gruppi validi che purtroppo non hanno il supporto che meriterebbero.
Se posso dare un consiglio alle nuove leve? Suonate innanzitutto per passione e divertitevi con i vostri compagni di viaggio, ma fatelo con serietà e determinazione, perché l’impegno porta ai risultati.

Prestito personale

Delibera veloce

 

RISPETTO A QUANDO AVETE INIZIATO, QUAL E’ STATO IL CAMBIAMENTO PIU’ IMPORTANTE CHE HA INVESTITO LA SCENA ESTREMA ITALIANA, E NON SOLO, E CHE MAGARI VI HA PORTATO ANCHE A RIFLETTERE SULLA DECISIONE FINALE CHE AVETE PRESO?
GL: – Parli con persone che sono cresciute negli anni ’80 e ’90, in cui la scena musicale estrema era agli esordi, dove tutto era nuovo e da scoprire. Tutt’ora, se penso al mio repertorio musicale, vado a pescare direttamente da quegli anni: sono cresciuto con quella musica e farà sempre parte di me.
Ovviamente in quarant’anni anni sono cambiate moltissime cose in ambito musicale, dai generi e relativi sottogeneri alle produzioni, dalle registrazioni alla distribuzione sino alla modalità di ascolto. E lo stesso discorso vale per i live, che risentono delle mode del momento o del business che ci ruota attorno. Questi aspetti noi li abbiamo vissuti tutti sulla nostra pelle ed è forse anche per questo che siamo saturi di una realtà che ad oggi non ci appartiene più.

RICOLLEGANDOMI ALLA DOMANDA PRECEDENTE, RITENETE CHE IL MONDO SOCIAL, L’ESIGENZA DI ‘FARSI VEDERE’ ABBIA ORMAI PRESO IL SOPRAVVENTO SULLA VERA ESPRESSIONE DELLA MUSICA?
Flegias: – Purtroppo bisogna farsene una ragione e adeguarsi. Siccome l’adeguamento ai tempi moderni non è mai stato il nostro forte, lasciamo volentieri queste ‘magagne’ a chi resta. E’ già tanto se riusciamo a mandare una mail, figurati stare dietro a tutte queste cose. Fortunatamente abbiamo sempre avuto persone che ci hanno dato una mano; da parte nostra continueremo, ancora per il prossimo anno (l’intervista è stata realizzata nel dicembre dello scorso anno, ndr), a fare quello che ci viene meglio: suonare dal vivo!

QUATTORDICI ALBUM IN STUDIO: DOVENDO STILARE UN PODIO, QUALI SCEGLIERESTE DA METTERE SUI PRIMI TRE GRADINI? C’E’ INVECE UN DISCO CHE RIFARESTE O DI CUI SIETE ANCORA OGGI POCO SODDISFATTI DEL SUO RISULTATO?
Flegias: – Per forza di cose devo mettere al primo posto “Into the Macabre”, per il grande successo che ha avuto e che ci ha permesso di essere conosciuti un po’ in tutto il mondo.
Subito dopo direi “Mater of All Evil”, per aver dato nuova linfa al nome Necrodeath ed aver avuto l’onore di aver ottenuto un numero di riconoscimenti incredibile.
E per finire, ovviamente, “Arimortis”, essendo l’apice della nostra carriera compositiva.
Su eventuali rifacimenti, direi che non andrei a rifarei nulla rispetto a quanto già realizzato: ogni cosa è stata fatta a suo tempo e con un chiaro disegno in mente, nel bene e nel male. Discorso a parte va fatto infine per “Defragments Of Insanity”: in questo caso abbiamo voluto rifare il nostro secondo album perché ormai introvabile sul mercato e non di nostra proprietà; l’unico scopo, oltre al fatto di esserci divertiti parecchio a risuonare quei brani, era quello di adeguarsi alle richieste dei fan.

QUAL E’ STATO L’ARTISTA PIU’ CLAMOROSO CHE AVETE INCONTRATO IN QUESTI QUARANT’ANNI DI CARRIERA?
Peso: – Direi che è stato molto emozionante incontrare gli Slayer nel backstage del Gods of Metal del 2000, presso lo stadio di Monza e farmi firmare la copertina di “Reign in Blood”, ma ancora più accattivante è stato poter incontrare, in un paio di occasioni, Phil Anselmo, il quale si è sempre dichiarato un nostro grande fan.
Dal punto di vista prettamente umano invece, direi che aver conosciuto Mantas (alias Jeffrey Dunn, ex chitarrista di Venom e Venom Inc., ndr), aver condiviso il palco diverse volte, avergli fatto da autista per portarlo in aeroporto a Marsiglia, in occasione di una data francese che avevamo insieme, ma soprattutto averlo portato a casa nostra, trascorrendo una giornata insieme, gustando un pranzo tipicamente ligure, conclusasi con la registrazione di un suo assolo come special guest all’interno del nostro brano “Headhunting” è stato veramente gratificante!
Infine, proprio ieri, in occasione del concerto dei Kreator a Milano, ho conosciuto per caso Ventor e la cosa mi ha fatto veramente piacere: persona carinissima che mi ha influenzato non poco nel mio drumming!

DOMANDA DIFFICILE: TRA I MILLE EPISODI CHE HANNO CARATTERIZZATO LA VOSTRA ESPERIENZA LIVE, C’E’ N’E’ UNO CHE VOLETE CONDIVIDERE CON NOI?
GL: – Impossibile citarne uno su tutti! Ne abbiamo vissuti davvero tanti. Molti episodi divertenti e non, li potete trovare sulla biografia scritta da Massimo Villa “The Shining Book”, che consiglio a tutti di leggere.
Abbiamo calcato molti palchi, dai più underground, in posti sperduti rischiando la vita, sino a manifestazioni di rilievo con artisti di fama mondiale e con trattamento da rock star: direi quindi che non ci siamo fatti mancare nulla in ambito live.

IL LIBRO “NECRODEATH. THE SHINING BOOK” E’ STATO PUBBLICATO NEL 2021: IN VISTA DEL PROSSIMO ANNO, USCIRANNO NUOVE PUBBLICAZIONI IN TAL SENSO, OPPURE E’ PREVISTA UNA VERSIONE AGGIORNATA DELLO STESSO?
Flegias: – Dopo “Arimortis”, e dopo il nostro tour d’addio non verrà pubblicato più nulla. Quello che è stato fatto è stato fatto. Rimarrà la nostra musica e il ricordo dei nostri live. Al libro mancano giusto un paio di capitoli legati agli ultimi due album, ma anche qui, carpe diem, non si torna indietro.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

SPAZIO LIBERTA’, POTETE DIRE QUELLO CHE VOLETE AI VOSTRI COMPAGNI DI AVVENTURA!
GL: – Non è facile sintetizzare quello che ho vissuto in tutti questi anni con la band ed il resto della squadra: di sicuro li ringrazio per avermi accettato ed essersi fidati di me nel momento in cui ne sono entrato a far parte. Sono felice di aver vissuto questo viaggio insieme a dei grandissimi musicisti, seri e determinati: ho imparato molto e non ho rimpianti per tutto quello che abbiamo fatto insieme. La nostra dipartita musicale non andrà quindi ad interrompere la nostra amicizia, che proseguirà per sempre.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi