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Cronaca – Nel 2016 con la scoperta del maxi buco di circa 40 milioni di euro l’ateneo ha rischiato la chiusura e il commissariamento. Poi ha saputo rimboccarsi le maniche e grazie ai fondi entrati con le abilitazioni per il sostegno ha ripianato i bilanci ed è tornato a splendere. Adesso proprio a causa si uno di quei bandi ripiomba nel buio. L’ottimismo di Betta: “Andremo avanti anche in decimo ciclo, non è stato assolutamente messo in discussione l’intero assetto “
Tfa croce e delizia dell’Università di Cassino: cinque anni fa i corsi per l’abilitazione al sostegno hanno segnato la piena ripresa dell’ateneo che, come l’Araba Fenice, è risorta dalla proprie ceneri dopo aver rischiato di essere commissariata, o addirittura, chiusa per sempre. Oggi, ironia della sorte, proprio quei corsi che negli anni hanno fruttato all’Unicas generosi introiti permettendogli di sanare i bilanci, gettano l’ateneo nuovamente nel baratro. L’inchiesta “Luna viola” della Guardia di Finanza del gruppo di Cassino vede accusati di corruzione due docenti e il responsabile delle risorse umane dell’ateneo, tutti e tre uniti da un legame di parentela, proprio in relazione a uno dei bandi del Tfa di sostegno, quello relativo all’anno 2022-2023.
Ma andiamo con ordine. Riavvolgiamo il nastro e partiamo dal mese di ottobre 2016: l’allora rettore Giovanni Betta si era da poco insediato quando nel compilare una pratica si imbatte in un Durc negativo dell’Ente. “Credevo fosse un errore dell’Inps”, dirà. I primi riscontri rivelano invece che tra il 2011 e il 2014 non sono stati versati all’Inps i contributi del personale. Il rettore Betta avvisa la Finanza e parte una prima verifica interna. Dopo alcune settimane si scoprirà che il maxi buco ammonta a 44 milioni di euro: 35 dei quali sono contributi non versati all’Inps e 9 milioni interessi e sanzioni.
Inizia uno dei periodi più bui che l’Università all’ombra della millenaria abbazia di Montecassino abbia mai attraversato. L’Unicas ha però saputo rimboccarsi le maniche e ripartire: nel 2018 fu l’allora ministro dell’Istruzione Fedeli a rassicurare sul fatto che il piano di rientro era stato validato, dunque nessuna chiusura, solo un po’ di sacrifici. Si è ridotto il personale per ridurre la spesa, sono andati via molti docenti in diversi dipartimenti, ma l’offerta formativa non ne ha risentito.
Tuttavia il calo di iscritti – in linea con quanto avvenuto anche a livello nazionale – è proseguito e l’Unicas è scesa sotto quota diecimila (ad oggi ne conta circa 8.000). Quindi i bilanci si fanno sempre più difficili. Ecco che però nel 2017, i corsi per l’abilitazione al Tfa, che all’inizio l’Unicas svolgeva solamente in convenzione con Roma Tre, riscuotono sempre più successo portando a Cassino migliaia di studenti, da ogni parte d’Italia. Il segreto del successo? Unicas è l’unico ateneo che garantisce le lezioni anche il sabato, quando al Campus Folcara arrivano decine e decine di bus dal Nord al Sud del Paese. Ogni iscritto versa in totale all’Unicas circa 3.500 euro: grazie agli introiti del Tfa l’Unicas è risorta dalle ceneri, facendo entrare nelle casse dell’Ente milioni e milioni di euro.
L’ex rettore e oggi delegato alla didattica Giovanni Betta lo dice chiaramente: “Grazie ai Tfa siamo riusciti ad incassare una somma superiore a quello che era il maxi debito, con questi introiti i bilanci dell’ateneo sono in ordine e formiamo docenti. Continueremo anche l’anno prossimo con il decimo ciclo perché non è stato assolutamente messo in discussione l’intero assetto del Tfa. Se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi ma noi abbiamo il compito di continuare a formare i docenti”. Con l’ottimismo che lo contraddistingue, l’ex rettore, subito rientrato dal viaggio di lavoro all’Estero, sottolinea a più riprese che l’università ha subito un danno d’immagine ma ci sono delle responsabilità dei singoli eventualmente da accertare. Il danno d’immagine resta però difficile da ‘lavare’, anche perché arriva a pochi anni da quanto accaduto con la scoperta del maxi buco milionario.
Grazie ai Tfa l’ateneo era pian piano riuscito a risalire la china e a riguadagnare non solo bilanci solidi, ma anche una nuova immagine: quella di un ateneo che ha saputo rimboccarsi le maniche e che da quasi mezzo secolo – il cinquantesimo anniversario della fondazione ricorre nel 2029 – rappresenta un’eccellenza del territorio. Adesso, ironia della sorte, per colpa dei Tfa, servono altri anni di sacrifici e duro impegno per levarsi di dosso una macchia che, comunque vadano a finire le indagini, resta impressa sul ‘Sol per Noctem’ e colpisce al cuore l’intera comunità accademica proprio adesso che, terminata la salita, la strada era nuovamente in discesa e ha permesso all’ateneo di correre forte e di scalare le classifiche. Almeno fino al 14 gennaio, un giorno difficile da dimenticare. Per tutti.
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