concluso il progetto di monitoraggio dei fiumi con protagonisti i ragazzi

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Si è tenuto sabato a Faenza l’incontro conclusivo del progetto “Controcorrente – la NET generation e la sfide del clima che cambia” finanziato con fondi della Regione Emilia-Romagna, settore politiche sociali. Il convegno, oltre a dare evidenza dei risultati raggiunti dal progetto, ha voluto fare luce sulle politiche e le dinamiche di gestione dei corsi idrici alla luce dei cambiamenti climatici in corso. L’evento ha visto la partecipazione di Giuseppe Bortone, direttore di Arpa Emilia-Romagna partner di progetto, di Michela De Biasio, Agenda Digitale della Regione Emilia-Romagna che sta coordinando progetti di interesse regionale che prevedono attività di Citizen Science, Patrizia Ercoli,  responsabile dell’Area Tutela e Gestione Acqua della Regione Emilia Romagna che ha illustrato gli strumenti regionali ed europei per la gestione della qualità delle acque, e Andrea Colombo, dirigente Settore Tecnico valutazione e gestione dei rischi naturali dell’Autorità di Bacino del Fiume Po che ha presentato l’attività in corso rispetto allo sviluppo dei Piani Speciali.

 

Il progetto “Controcorrente – la NET generation e la sfida del clima che cambia” ha avuto l’obiettivo di far acquisire consapevolezza alle giovani generazioni riguardo i cambiamenti climatici che avvengono nei territori, lavorando su alcuni corsi idrici significativi come elemento che attraversa il territorio stesso. I fiumi coinvolti nel progetto sono stati 5, ognuno collegato ad un tema specifico di approfondimento: il fiume Trebbia è stato connesso al tema del deflusso ecologico, l’Enza alla gestione idrica, il Lamone al rischio idrogeologico, il Savio alla gestione della vegetazione e il Po di Volano al turismo fluviale. Le azioni svolte hanno visto la partecipazione diretta della cittadinanza, attraverso attività di Citizen science, monitoraggio della qualità delle acque, incontri di approfondimento organizzati con modalità innovative ed escursioni nei territori.

Le varie iniziative realizzate hanno visto complessivamente la partecipazione di oltre 400 cittadini, mentre il materiale di comunicazione prodotto (post, comunicati stampa, newsletter e il podcast) ha interessato un pubblico di oltre 20mila persone. I monitoraggi sono stati eseguiti su almeno 4 punti localizzati lungo l’asta di ciascun fiume in due momenti diversi dell’anno, in modo da poter compiere un confronto tra diverse stagioni.

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I dati emersi dal monitoraggio

I dati emersi nei due momenti hanno dato risultati decisamente variabili, anche legati alle diverse condizioni meteorologiche e di campionamento. Se i dati rilevati nella tarda primavera hanno presentato una situazione complessivamente buona, con la presenza di un numero limitato di campioni con valori fuori norma, i dati raccolti nel corso dell’autunno hanno invece restituito un quadro più negativo, anche a causa della maggiore piovosità e della situazione di piena di alcuni corsi d’acqua.

I dati relativi ai nitrati hanno sforato la soglia di “sufficienza” proposta dall’indice LIMeco (scala utilizzata per la valutazione) in 3 corsi d’acqua su 5; i dati microbiologici restituiscono inoltre alcune situazioni puntuali che dovranno essere monitorate in futuro. Queste attività di monitoraggio, come previsto dal quadro progettuale, non possono sostituirsi alle indagini compiute dall’agenzia regionale ARPAE, competente per i monitoraggi ufficiali; i dati raccolti costituiscono soltanto una “fotografia” di una situazione puntuale che può però fornire indicazioni per le attività di analisi dell’agenzia stessa.

 

“Il progetto Controcorrente è stato sviluppato in una fase storica nella quale il ruolo dei fiumi, sia dal punto di vista del mero approvvigionamento idrico sia da quello della qualità della rete ecologica, è sempre più all’attenzione dei decisori politici”, ha commentato Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. “Le attività di questi mesi hanno consentito di coinvolgere persone e comunità in un confronto sempre più ampio su quali siano le funzioni ecosistemiche che i fiumi stessi devono garantire al territorio, assumendo anche prospettive decisamente differenti da quelle proposte negli ultimi decenni. Gli eventi estremi, che hanno interessato in questi anni il territorio dell’Emilia-Romagna con una frequenza e un’intensità notevoli rispetto al passato, rappresentano un’indicazione chiara rispetto alla necessità di affrontare questo cambiamento di prospettiva in modo sempre più diffuso e profondo”.

 



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