Questa mattina, in corso Marche a Torino, una trentina di attivisti pro-Palestina ha manifestato davanti alla sede della Leonardo S.p.A., esprimendo un netto dissenso verso il ruolo dell’azienda nell’industria delle armi. Leonardo, una delle maggiori realtà italiane nel settore dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza, si occupa della progettazione e produzione di sistemi avanzati per uso militare, tra cui elicotteri, droni, radar e tecnologie di sorveglianza. Con un fatturato di miliardi di euro e clienti in tutto il mondo, l’azienda è considerata uno dei principali attori globali nell’esportazione di armi, spesso al centro di polemiche per le forniture a Paesi coinvolti in conflitti internazionali.
La protesta ha assunto toni fortemente simbolici: i manifestanti hanno bruciato un carro armato di carta, sul quale erano state affisse le fotografie di Stefano Geuna, rettore dell’Università di Torino, Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino, e della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. I volti dei tre rappresentanti accademici e istituzionali sono stati utilizzati per denunciare la collaborazione tra il mondo della ricerca e l’industria bellica, un rapporto che secondo gli attivisti sarebbe in aperto contrasto con i principi di pace e giustizia.
“È inaccettabile che l’industria della guerra venga promossa con la complicità di istituzioni accademiche e governative”, ha dichiarato uno degli organizzatori. La manifestazione non si è limitata a criticare l’operato di Leonardo, ma ha posto l’accento anche sui rapporti tra l’azienda e le università torinesi, accusate di contribuire al rafforzamento del complesso militare-industriale attraverso la ricerca e la formazione di figure professionali per il settore bellico.
Il carro armato di carta, bruciato davanti ai cancelli della Leonardo, è stato scelto come metafora per simboleggiare la distruzione del militarismo e delle sue connessioni con il mondo accademico. Intorno alla struttura, gli attivisti hanno esposto striscioni e gridato slogan contro l’export di armi italiane e l’utilizzo di tecnologie sviluppate nel Paese in scenari di guerra. Alcuni hanno anche distribuito volantini per sensibilizzare i passanti sull’urgenza di destinare i fondi pubblici alla ricerca civile piuttosto che alla produzione di strumenti di morte.
Leonardo, che vanta contratti in tutto il mondo e una posizione di primo piano nel settore della difesa, sostiene che le proprie attività siano essenziali per la sicurezza nazionale e internazionale. Tuttavia, è da tempo al centro di contestazioni da parte di associazioni pacifiste e movimenti per i diritti umani, che criticano l’uso delle tecnologie prodotte dall’azienda in contesti bellici controversi. Le università, spesso partner dell’azienda in progetti di ricerca, si difendono sostenendo che tali collaborazioni servano a promuovere l’innovazione e a creare opportunità per studenti e ricercatori.
L’azione di oggi ha riacceso il dibattito sul ruolo delle università nella produzione di tecnologie militari, dividendo l’opinione pubblica tra chi considera la ricerca in ambito bellico necessaria per motivi di difesa e chi la condanna per i suoi risvolti etici e umanitari. Pur trattandosi di una manifestazione di modeste dimensioni, il gesto simbolico del rogo del carro armato ha catturato l’attenzione dei media, amplificando il messaggio degli organizzatori.
Insomma, mentre il fumo del carro armato di carta si dissolveva nell’aria, rimane aperta una questione cruciale: fino a che punto la ricerca accademica può spingersi nel supporto al settore della difesa? Una domanda che difficilmente troverà risposta immediata, ma che continuerà a sollevare polemiche e riflessioni.
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Leonardo S.p.A. è un’azienda italiana leader nei settori dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza. Nel 2023, ha registrato ricavi per €14,7 miliardi, con un utile netto di €932 milioni.
L’azienda impiega circa 51.392 dipendenti e dispone di 111 siti produttivi distribuiti in Italia (55), Europa (8), Stati Uniti (30) e altri paesi (18). Leonardo è organizzata in cinque divisioni principali: Elicotteri, Velivoli, Aerostrutture, Elettronica e Cybersecurity. Il portafoglio ordini al 2023 ammonta a €37,5 miliardi, con nuovi ordini per €17,3 miliardi nello stesso anno.
L’azienda è quotata alla Borsa Italiana ed è inclusa nell’indice FTSE MIB.
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