L’ultima quotazione ad Amsterdam ha fatto segnare una diminuzione dell’1,6% del prezzo del gas, venduto a 46,24 al megawattora. Ma la speculazione continua a essere in agguato e le aziende non possono rimanere in balìa di un prezzo così fluttuante, che non permette di programmare l’attività. Per evitare uno scenario di chiusure e cassa integrazione dovute all’eccessivo costo dell’energia, la Lombardia è pronta a manifestare in favore delle sue imprese manifatturiere. Lo annuncia Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione, facendosi interprete della preoccupazione delle aziende. Non siamo ancora ai livelli di due anni or sono, quando le aziende sospendevano la produzione perché era più vantaggioso non lavorare che evadere gli ordini, ma, per evitare che la situazione si aggravi, si chiede all’Unione Europea di dare delle regole al mercato, di definire un price cap contro le speculazioni.
Perché lei ha lanciato un allarme così forte sul costo dell’energia? Cosa rischia la Lombardia?
Non vogliamo rivedere i momenti che un anno e mezzo fa ci hanno portato fuori dalla competitività a livello globale, con un aumento strutturale dell’inflazione e tutte le conseguenze del caso. È da fine 2021 che chiediamo un intervento chiave dal punto di vista regolatorio alla Commissione europea, il cosiddetto price cap sull’energia. Nella nostra industria ci sono comparti molto energivori, come quello della siderurgia, ora alle prese con sovracosti improvvisi, non programmabili, che rischiano di causare un crollo della competitività del settore.
Che riscontri avete adesso dalle aziende, che situazione vi raccontano?
In questo momento a Brescia ha annunciato la sospensione dell’attività l’acciaieria Ori Martin. C’è il precedente pericoloso di due anni fa: in alcuni casi era più conveniente sospendere l’attività piuttosto che produrre, nonostante ci fossero ordini. Produrre costava troppo e diventava diseconomico a causa dei costi energetici.
Siamo tornati a quella situazione?
Non ancora, ma dobbiamo rimanere competitivi. Chiediamo subito una regolamentazione, perché le aziende devono essere in grado di programmare e, per farlo, ci deve essere un costo primario non soggetto a una continua speculazione finanziaria. Il dibattito su questo tema non è nuovo e l’Europa ne è uscita abbastanza divisa. Il prezzo del gas lo fa la Borsa di Amsterdam. È lì che nasce la speculazione: per questo bisogna regolare l’influenza della finanza sui costi primari. Non bisogna sostituirsi al mercato, ma dargli delle regole certe.
Che iniziative siete intenzionati a prendere per ottenere questo risultato? Avete annunciato di essere pronti anche a manifestare.
Vogliamo che si prenda atto di questa situazione. Anche il governo italiano è intervenuto: il ministro Pichetto Fratin ha chiesto di portare la questione a livello europeo, insieme ai tedeschi. Noi semplicemente non vogliamo arrivare al punto in cui eravamo due anni fa: se si sospendono le attività, qualcun altro se ne avvantaggia in termini di quote di mercato.
C’è il rischio di chiusure e cassa integrazione?
Sì, siamo convinti di sì. Abbiamo lavorato tanto anche con l’attuale governo e con il precedente rispetto ai decreti energia, facendo presente le esigenze della manifattura lombarda. Stiamo continuando a lavorare in questa direzione. Ma va portata la questione a livello UE, perché in Europa c’è una grave sperequazione interna, visto che per i francesi il costo energetico è un decimo rispetto al nostro.
Vi state muovendo insieme ad altre Regioni, ad altre aree rappresentative?
Al momento no, perché la situazione a livello europeo è diversa area per area. Come ho appena detto, i francesi, per esempio, hanno una situazione molto diversa rispetto alla nostra.
Questa crisi non dovrebbe imporre un ragionamento più generale sull’approvvigionamento energetico?
Sono dell’idea che, se vogliamo rimanere la prima Regione manifatturiera d’Europa, dobbiamo diventare autonomi dal punto di vista energetico. In questo momento, tenendo conto di tutto il lavoro che si sta facendo sulle rinnovabili, ma anche considerando il sempre maggiore bisogno di energia che c’è, l’unico modo che noi abbiamo è quello di utilizzare il nucleare.
Intanto che cosa chiedete a Bruxelles?
Un tetto alle contrattazioni oltre il quale non si può andare. Tutto questo riguarda non solo le aziende, ma anche le famiglie: nel momento in cui un’azienda sospende l’attività per i motivi che ci siamo detti e manda i dipendenti in cassa integrazione, i lavoratori a casa si trovano anche una bolletta sostanzialmente raddoppiata.
Vi siete dati delle scadenze per ottenere delle risposte?
Non ancora. La speranza è che il costo dell’energia, nelle prossime settimane, si abbassi, si stabilizzi. L’industria manifatturiera non può essere soggetta a continui sbalzi di prezzo. Intanto occorre definire subito delle regole per evitare le speculazioni.
(Paolo Rossetti)
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