Addio a David Lynch, visionario autore di “Twin Peaks” e “Mulholland Drive”. Aveva 78 anni

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Aveva 78 anni, David Lynch – morto ieri probabilmente per le conseguenze dell’enfisema che da tempo lo costringeva in casa. Ma secondo i suoi tanti fan e ammiratori era un regista senza tempo, legato a quella dimensione infinita dell’inconscio che traspare in filigrana dalla gran parte delle sue opere.

Certo è che radicalizzò il cinema americano, con una visione artistica di matrice oscura, surreale – audace come un marchio di fabbrica in film come “Blue Velvet” (“Velluto Blu”, in italiano) in italiano e “Mulholland Drive”, in televisione con la serie “Twin Peaks”, un culto per più di una generazione in tutto il mondo.

“C’è un grande buco nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come direbbe lui, ‘tieni d’occhio la ciambella e non il buco’”, hanno scritto i familiari su Facebook.

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Regista, sceneggiatore, produttore, musicista e artista visivo, Lynch era nato il 20 gennaio del 1946 a Missoula, nel Montana. Sposato quattro volte, negli anni ’80 aveva avuto con Isabella Rossellini una relazione sentimentale con risvolti professionali: lei aveva recitato in uno dei film più celebri di David, il thriller psicologico Velluto Blu del 1986.

Tre volte candidato agli Oscar (più un Oscar alla carriera nel 2019), Lynch era famoso per il suo particolare stile cinematografico che fondeva surrealismo, noir e simbolismo onirico: era considerato tra i più influenti maestri del cinema contemporaneo ed era spesso paragonato a Luis Bunuel. 

Aveva cominciato come pittore e creatore di shot animati e live action, per poi farsi notare nel 1977 con Eraserhead. Dopo una prima uscita fallimentare nei circuiti commerciali, il lungometraggio divenne un oggetto di culto, tanto da essere proiettato per anni e con successo negli spettacoli di mezzanotte: in quest’opera Lynch lavorò sulle possibilità del cinema di mettere in scena la materia organica e inorganica, mentale e fisica, sovrapponendo diversi livelli di realtà.

Il regista e produttore Mel Brooks, rimasto colpito da questo film, volle affidare a Lynch la regia di “The elephant man” (1980), la storia vera di un uomo affetto da una rara malattia, John Merrick (interpretato da John Hurt), che ne deturpava orribilmente il volto e il corpo, ambientata nella Londra vittoriana. Il film fu un grande successo e ottenne otto nominations all’Oscar e vari premi in festival internazionali.

Salito sulla ribalta, Lynch venne quindi reclutato da Dino De Laurentiis per girare ‘Dune’, riduzione del classico fantascientifico di Frank Herbert che, nelle intenzioni del produttore italiano, avrebbe dovuto essere una risposta a
‘Guerre Stellari‘ ma si rivelò un flop colossale. I dissidi tra De Laurentiis e Lynch portarono quest’ultimo a disconoscere l’opera, che fu massacrata dai tagli rendendo pressoché incomprensibile la già complicata trama del romanzo. La pellicola è stata in seguito rivalutata e gode comunque di punti di forza, a partire dagli effetti speciali di Carlo Rambaldi

Nel 2001 arriva Mulholland Drive, film con il quale Lynch vince il premio per la miglior regia a Cannes. La pellicola racconta il lato oscuro di Los Angeles attraverso gli occhi di Naomi Watts e Laura Harring, intrappolate in un universo narrativo sospeso tra sogno e realtà dove si perdono insieme allo spettatore. 

Negli anni Novanta era tornato alla ribalta per Twin Peaks, la serie rivoluzionaria che ha ridefinito il genere televisivo con narrazioni enigmatiche e atmosfere inquietanti. Lynch aveva poi girato nel 2006 Inland Empire con Laura Dern, una delle sue attrici preferite. Più di recente aveva lavorato a Twin Peaks: The Return, un reboot in 18 puntate della serie originale, in onda nel 2017 su Showtime con al centro Kyle Mac Lachlan, un altro dei suoi attori cult.

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Il racconto della malattia

“Il piacere ha un prezzo e il prezzo da pagare è questa malattia”. Iniziava così senza tanti giri di parole, la conferma del regista americano “cult” David Lynch di soffrire di enfisema, una malattia polmonare causata da “anni passati a fumare”. 

Nel post su X dopo l’inno al tabacco, al suo odore e al gesto di accendersi una sigaretta, il regista, nel giorno del suo 78esimo compleanno, raccontava che “il piacere ha un prezzo” e che, per lui, il prezzo da pagare è questa malattia che porta alla distruzione degli alveoli polmonari e provoca una repentina mancanza di respiro. 

In un’intervista alla rivista britannica Sight and Sound, affermava che la sua mobilità era ormai ridotta e che in futuro sarebbe forse stato costretto dirigere i suoi attori da remoto. 

David Lynch però ha pubblicava, sempre sui social, un messaggio che sembrava rassicurante: “ho smesso di fumare due anni fa, ho fatto recentemente gli esami medici e, buona notizia, la mia salute è ottima a parte l’enfisema. Sono pieno di gioia e non andrò mai in pensione”. 

Da Spielberg a Cage, il ricordo di un genio del cinema

“Il mondo sentirà la mancanza di una voce  così unica e originale. I suoi film hanno già superato la prova del  tempo e lo faranno sempre.  Così il regista Steven Spielberg che lo aveva diretto in the Fabelmans nel piccolo ma significativo ruolo di John Ford, ne ha evocato non solo i film più famosi ma anche “la voce unica e originale”. Spielberg aveva dato a Lynch la parte del leggendario regista americano noto per i suoi classici western come Ombre Rosse e Sentieri Selvaggi. La scena in cui Lynch appare come attore è una de le più memorabili del film: Ford offre un consiglio al giovane protagonista, Sammy Fabelman (un alter ego di Spielberg) su come comporre una inquadratura cinematografica.  “Allora ho imparato a conoscerlo dopo aver apprezzato Blue Velvet, Mulholland Drive e Elephant Man. Era uno dei miei eroi, e aveva la parte di uno dei miei eroi. Tutto questo era surreale, sembrava una scena di uno dei suoi film. Lo  hanno definito come un sognatore singolare e visionario, che ha diretto film che sembravano ‘fatti a mano’”.

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Ron Howard ha ricordato Lynch come “un uomo gentile e senza paura che seguiva il cuore e l’anima e che ha dimostrato come la sperimentazione radicale potesse produrre un cinema indimenticabile”. L’American Film Institute ha a sua volta evocato gli inizi di Lynch come uno dei primi borsisti dell’istituzione che “aveva abitato nelle scuderie della Greystone Mansion durante le riprese del suo film di tesi Eraserhead”. Nei decenni, secondo l’Afi, l’impatto di David sul cinema si è dimostrato indelebile e ha sempre restituito quanto aveva ricevuto”.

È stato un genio del cinema, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi”. Così l’attore Nicolas Cage ricorda a Deadline il regista David Lynch, morto oggi all’età di 78 anni. “Era coraggioso, brillante e un anticonformista con uno spiccato senso
dell’umorismo”, continua Cage, che ha lavorato con Lynch nel film ‘Cuore selvaggio’ del 1990 insieme a Laura Dern: “Non mi sono mai divertito così tanto su un set cinematografico come quando ho lavorato con lui”, conclude.

Quarantadue anni fa, per ragioni che vanno al di là della mia comprensione, David Lynch mi ha strappato all’oscurità per recitare nel suo primo e ultimo film a grande budget. Chiaramente vide in me qualcosa che nemmeno io riconoscevo. Devo la mia intera carriera, anzi la mia vita alla sua visione”. Così iniziail lungo post su Instagram dell’attore Kyle MacLachlan, interprete di Dale Cooper di ‘Twin Peaks’, che ricorda quello che per lui è stato il suo regista, il suo maestro, il suo amico. “Mentre il mondo ha perso un artista straordinario, io ho perso un caro amico – prosegue – che ha immaginato un futuro per me e mi ha permesso di viaggiare in mondi che non avrei mai potuto concepire da solo”.

 

Morto David Lynch, uno dei più originali e amati registi della storia del cinema (Rai)

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La Biennale di Venezia ricorda Lynch: “Fu ‘Leone d’oro alla carriera’ nel 2006”

“Il presidente, il direttore generale, il direttore artistico del Settore Cinema, il Consiglio di amministrazione e la Biennale di Venezia tutta esprimono sincero cordoglio per la scomparsa del grande regista David Lynch, uno dei registi che hanno maggiormente influenzato il cinema d’autore contemporaneo, grazie al suo stile personalissimo e visionario e alla costante ricerca dei limiti della forma cinematografica”. Lo scrive in una nota la Biennale di Venezia per la scomparsa di David Lynch già ‘Leone d’oro alla carriera’ nel 2006. “La Biennale di Venezia è fiera di avergli attribuito nel 2006 il Leone d’oro alla carriera della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, la cui consegna è stata accompagnata dalla proiezione del suo ultimo capolavoro ‘Inland Empire’ conclude la nota.

Morto David Lynch, il regista di Twin Peaks e Mulholland Drive

Morto David Lynch, il regista di Twin Peaks e Mulholland Drive (Ansa)



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