Mentre circola voce di possibili nuovi tentennamenti di Hamas, a Deir Al Balah, nella Striscia, la gente attende con trepidazione l’entrata in vigore della tregua: «Viviamo queste ore tra felicità e preoccupazione. Non ci sentiremo sicuri finché non sentiremo più parlare dei bombardamenti israeliani»
«Siamo pronti per tornare a casa. Abbiamo raccolto quelle poche cose che abbiamo e aspettiamo solo che il cessate il fuoco sia ufficiale». Hana e la sua famiglia sono accampati da mesi sulla spiaggia di Al Mawasi, tra il freddo e l’umidità della sabbia, ma ora l’obiettivo è tornare al sud della Striscia, per vedere cosa è rimasto della loro casa. Forse solo qualche pietra, ma non importa. L’entusiasmo per la fine della guerra supera ogni difficoltà che ci potrà essere per la ricostruzione.
Ore di trepidazione
Ora è tempo di speranza e attesa, perché circolano voci su un possibile ulteriore tentennamento di Hamas. E infatti, tra i cittadini di Gaza è tornata la paura che anche questa volta l’accordo per il cessate il fuoco si dissolva nel nulla.
«Sarà ufficializzato domenica», dicono i ben informati. Intanto, però, nelle ultime ore Gaza ha ripreso la sua routine di guerra, anche perché alle 2 di notte, poco dopo che l’accordo era stato dato ormai per fatto, l’Idf ha bombardato il centro della Striscia, tra Gaza City e Khan Yunis, uccidendo 77 persone, tra cui 21 bambini e 25 donne.
«Spero che il cessate il fuoco entri in vigore il prima possibile», dice Saber Abu Yousef, sfollato con la famiglia a Deir al Balah. «Siamo felici che questa guerra finisca, ma sfortunatamente la tregua non riporterà in vita coloro che abbiamo perso ed è difficile per noi dimenticarli».
Quando l’accordo per il cessate il fuoco è sembrato ormai fatto, per qualche ora cittadini di Gaza hanno abbandonato quelle cautele con cui ormai convivono da due anni.
Quindi, in barba al pericolo di essere visti dai droni israeliani, alcuni cittadini di Deir al Balah hanno acceso dei falò per poter metter su i bollitori e bere il tè tutti insieme. Le strade si sono riempite di gente, di musica e una confusione allegra. In un’altra zona di Gaza, un gruppo di cittadini ha preso l’iniziativa di distribuire dolci fatti in casa, chiedendo agli altri di pregare per i loro familiari persi nella guerra.
«Le espressioni di coloro che tenevano in mano i dolci rivelavano un misto di dolore e felicità. È stato commovente vedere il sorriso di quelle persone che offrivano scaglie di frutta secca dolce e nel frattempo versavano lacrime, un po’ di gioia, un po’ di dolore per i loro cari defunti», racconta il giornalista Hassan Isdodi.
«Ho già fatto le valigie»
«I nostri sentimenti, in questo momento, sono come un pendolo che oscilla tra felicità e preoccupazione. Non mi sentirò al sicuro finché non tornerò a casa e non sentirò più parlare dei bombardamenti israeliani», dice Zahra Sarsour, 30 anni, anche lei sfollata a Deir Al Balah. «Ho già fatto le valigie e mi sto preparando per tornare a Gaza City. Mi sento come se stessi sognando».
Quando ormai l’accordo a Doha sembrava fatto, chiunque avesse a disposizione un dispositivo per guardare le news in diretta si è collegato e si sono creati dei capannelli attorno a quell’unico piccolo schermo. Tutti in trepida attesa di una notizia che a Gaza aspettano ormai da sei mesi.
«Abbiamo qualche fuoco d’artificio pronto – dice Abdallah Amin – appena questa guerra finirà davvero festeggeremo in grande. La mia vitalità stava finendo, come quando ci sono le ultime gocce di acqua nella tanica, ma ora la prospettiva di pace mi dà forza ed energia».
Idee di sommossa
La popolarità di Hamas tra i palestinesi di Gaza è ridotta ai minimi termini e, se anche questa volta i capi dell’organizzazione jihadista dovessero stracciare l’accordo, si preparerebbe una inedita sommossa popolare.
«Era da un po’ che covava questa idea», spiega da parte sua Ismael Abu Samar, che era professore di scienze politiche all’università di Gaza, prima che chiudesse. «Vedremo quale evoluzione ci sarà adesso al movimento. Io sono il primo a dire che prima che da Israele, Gaza deve liberarsi da Hamas».
Le fasi del piano di pace non sono ancora chiarissime a tutti i cittadini di Gaza, ma si sa, per esempio, che è previsto l’ingresso di 600 camion di aiuti al giorno.
C’è una richiesta, però, che arriva dai cittadini di Gaza e che nessuno sa se faccia parte dell’accordo: il rilascio del dottor Hussam Abu Safiya, arrestato dalle forze israeliane mentre presidiava il Kamal Adwan, l’ultimo ospedale attivo nella zona nord della Striscia.
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