Perché il fintech è una rivoluzione che rende i mercati più inclusivi e trasparenti

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“Il fintech rappresenta l’incontro tra tecnologia e servizi finanziari, ma per me è molto di più: è una rivoluzione che sta ridisegnando il modo in cui interagiamo con il denaro.”

Se lo dice lei, professor Gimede Gigante, Direttore di ICE – Innovation and Corporate Entrepreneurship presso Sda Bocconi e direttore dell’European Financial Services Tech Hub of Milan, c’è da crederci…

“Mi creda. Il fintech aumenta le connessioni tra privati e imprese, dando vita ad un ecosistema unico e forte. Viviamo in un mondo sempre più digitalizzato, dove i servizi finanziari tradizionali stanno cercando di stare al passo con le nuove esigenze dei consumatori. L’ecosistema del fintech colma il divario tra le aspettative della contemporaneità e l’offerta esistente”.

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Ci aiuti a capire meglio. Da dove viene l’importanza del fintech?

“Il fintech è importante perché permette a chiunque, indipendentemente dalla posizione geografica o dalla disponibilità economica, di accedere a strumenti che prima erano riservati a pochi privilegiati.”

È quindi un fatto di democratizzazione dell’economia, intesa come potenziale apertura a tutti?

“Lo è ed è anche ovviamente un motore di innovazione, capace di portare trasparenza, velocità e semplicità in un settore spesso percepito come complesso. Trovo affascinante il modo in cui il fintech non si limita a innovare ma risulta essere in alcuni casi “distruptive”.”

Per esempio?

“Pensiamo ai pagamenti digitali, ai prestiti peer-to-peer o alla blockchain: ognuna di queste tecnologie non è solo un miglioramento, ma un cambio radicale. E queste innovazioni non riguardano solo le aziende o gli investitori, ma toccano direttamente la vita delle persone, perché trasformano il modo in cui paghiamo, risparmiamo o investiamo.”

Eppure il fintech ancora viene percepito come qualcosa di misterioso, talvolta addirittura pericoloso. Con il vostro European FS Tech Hub di ICE SDA Bocconi, che festeggia in questi giorni il primo anno di piena attività, vi siete posti il problema?

“Il nostro è primariamente un luogo dove dare voce a questo ecosistema tramite eventi di networking, comunicazione, ricerca, programmi di insegnamento e un luogo dove facilitare la connessione tra aziende, operatori finanziari, startup e ricercatori a livello internazionale.”

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Quindi non vi occupate di educazione finanziaria…

“Lo facciamo direttamente e indirettamente, perché per noi il fintech è un’esperienza che va oltre il semplice lavoro, un impegno quotidiano con l’obiettivo di creare soluzioni che non solo rispondano alle sfide attuali, ma anticipino i bisogni futuri. All’FS Tech Hub le idee di tutti gli attori del panorama fintech possono prendere forma e diventare realtà, riunendo talenti, competenze che condividono la stessa passione per il cambiamento. Un cambiamento reale.”

A tal proposito, cosa ci aspetta in questo anno che è appena iniziato?

“Nel 2025 mi aspetto di vedere una sempre maggiore integrazione tra intelligenza artificiale e servizi finanziari, con soluzioni che renderanno i processi decisionali più rapidi e accurati. La blockchain continuerà a evolversi, non solo come strumento per le criptovalute, ma come infrastruttura per una nuova era di trasparenza e fiducia. Una delle sfide più grandi sarà quella di garantire l’inclusione finanziaria su scala globale.”

Blockchain è solo criptovalute?

“No, la blockchain non è solo criptovalute. Sebbene si sia diffusa con la nascita del Bitcoin, è una tecnologia versatile basata su un registro distribuito e immutabile, che garantisce sicurezza, trasparenza e decentralizzazione. Le applicazioni della blockchain sono oggi estremamente diversificate.”

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“Nel settore finanziario, viene utilizzata per semplificare transazioni di valori, ridurre i costi e aumentare la sicurezza eliminando intermediari. Nel campo dell’identità digitale, può essere impiegata per riconoscere diritti e proprietà, ad esempio per i rifugiati. La blockchain è fondamentale anche per la gestione delle supply chain, dove garantisce tracciabilità e riduzione di errori, o nel settore della sanità, per la gestione sicura di cartelle cliniche e tracciabilità dei farmaci. La blockchain supporta anche l’e-voting, garantendo trasparenza elettorale, e l’Internet of Things, per validare dati. Inoltre, ottimizza la gestione di assicurazioni, cloud storage, ONG e pubblica amministrazione, migliorando l’efficienza e riducendo i rischi.”

Un elenco imponente e importante. Tuttavia ciò non toglie che spesso il mondo del fintech sia associato a una forma di capitalismo finanziario predatorio, che vive staccato dall’economia reale e anzi la vampirizza….

“In realtà, se correttamente interpretato e applicato, il fintech ha un grande potenziale nell’abbattere barriere economiche e rendere i servizi finanziari più inclusivi. È però fondamentale che queste innovazioni siano accessibili a tutti, specialmente alle fasce più vulnerabili. A mio avviso, ogni progresso tecnologico, compreso quello finanziario, deve essere accompagnato da un preciso senso di responsabilità, affinché i benefici derivanti dalle nuove soluzioni si diffondano in modo equo, senza lasciare indietro nessuno.”

La regolamentazione può aiutare a diffondere questo senso di responsabilità?

“Mi aspetto che il 2025 rappresenti un momento di maturità per il settore Fintech. L’aumento della regolamentazione, anziché frenarne lo sviluppo, può trasformarsi in un’opportunità: da un lato, per costruire maggiore fiducia presso gli utenti; dall’altro, per consolidare il ruolo delle fintech nel panorama economico. Come mondo accademico, come università milanese, desideriamo essere protagonisti di questa trasformazione, anche perché Milano, con il suo 54% di aziende del settore e la presenza dei primi “unicorni” italiani (Satispay, Scalapay e Bending Spoons), costituisce un vero e proprio laboratorio di innovazione.”

Dentro questo scenario, possiamo dire che, oltre alla blockchain, i fattori più importanti saranno intelligenza artificiale e pagamenti istantanei? Come influenzeranno i servizi finanziari?

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“Certamente. L’intelligenza artificiale contribuirà a migliorare la personalizzazione dei servizi e a potenziare la sicurezza delle transazioni. I pagamenti istantanei, infine, sono destinati a diventare la norma, favorendo transazioni sempre più rapide e, auspicabilmente, meno costose. Aggiungo a quanto detto prima che la blockchain permetterà di sperimentare forme di finanza decentralizzata, incrementando la trasparenza e riducendo i rischi di frode.”

Tra pochi giorni si insedia la nuova amministrazione americana. In che modo Trump potrebbe influenzare il futuro del crypto?

“L’amministrazione Trump ha manifestato l’intenzione di fare degli Stati Uniti una “crypto capital of the planet”, valutando proposte come la creazione di una riserva strategica nazionale di Bitcoin. Al contempo, si parla di politiche che potrebbero allentare alcune regolamentazioni, con l’obiettivo di incentivare l’innovazione nel settore. Tuttavia, è bene considerare che l’istituzionalizzazione delle criptovalute può introdurre forme di controllo in potenziale contrasto con l’idea di decentralizzazione. La sfida, quindi, sarà trovare un equilibrio fra l’adozione istituzionale e i principi fondanti delle criptovalute, per evitare che l’intervento governativo ne snaturi l’essenza.”

Da Trump all’Italia. Com’è la nostra situazione regolatoria?

“L’Italia ha compiuto notevoli passi avanti nella regolamentazione dei crypto-asset e nella digitalizzazione dei servizi pubblici. Dal 2024 è in vigore il D. Lgs. n. 129/2024, che recepisce il Regolamento MiCA dell’UE, stabilendo un quadro normativo per le cripto-attività. Questo decreto designa Consob e Banca d’Italia come Autorità di Vigilanza, introducendo controlli rigorosi e sanzioni per garantire trasparenza e sicurezza nel mercato. Inoltre, distingue chiaramente tra strumenti finanziari su tecnologia DLT e altre cripto-attività, ampliando le possibilità per applicazioni decentralizzate e utility token.”

Che mi dice a proposito dell’IT Wallet?

“Parallelamente alle azioni che ho appena ricordato, l’Italia ha lanciato IT-Wallet, un sistema digitale che semplifica l’accesso a documenti e servizi pubblici. Offre un metodo sicuro e accessibile per gestire identità digitale e credenziali, come la patente o la tessera sanitaria. Questi sviluppi e quanto ho menzionato prima mostrano un impegno italiano verso l’innovazione digitale e una regolamentazione chiara, posizionandoci come modello in Europa per l’integrazione tra cripto-attività e servizi pubblici.”

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In definitiva, la regolamentazione delle criptovalute è un bene o un male?

“La regolamentazione è destinata a incidere profondamente sul futuro delle criptovalute. Da un lato, come detto prima, è un’opportunità: il riconoscimento istituzionale può conferire ulteriore legittimazione, aprendo le porte a una maggiore diffusione; dall’altro, l’adozione di normative più severe, soprattutto in ambiti come il “Know Your Customer” (KYC) e la sorveglianza delle transazioni, comporta il rischio di ridurre la decentralizzazione e la libertà a esse tradizionalmente associate. L’elemento chiave rimane trovare un equilibrio tra tutela dei consumatori e salvaguardia dei principi che rendono le criptovalute così interessanti: trasparenza, autonomia e, almeno in parte, resistenza a interferenze esterne.”

Potrebbe farci un esempio concreto di questa dialettica tra regolamentazione e decentralizzazione?

“Se un governo dovesse spingersi troppo in là con il controllo, criptovalute come Bitcoin rischierebbero di perdere la loro dimensione “orizzontale” e diventare strumenti centralizzati. A lungo termine, questo potrebbe indebolirne la solidità, in quanto la comunità crypto potrebbe frammentarsi tra chi sostiene la versione “ufficiale” e chi difende quella originaria. Per questa ragione, è importante che la regolamentazione si concentri sulla protezione di utenti e investitori, senza ostacolare eccessivamente l’innovazione. In altre parole, è necessario uno sforzo congiunto di legislatori, autorità di vigilanza e operatori di settore.”

C’è un altro grande tema: la sicurezza. Come si difendono i dati degli utenti? Con l’introduzione di tecnologie come il quantum computing, la sicurezza diventa una priorità crescente. Le criptografie tradizionali potrebbero non essere più sicure, e le aziende fintech credo proprio debbano sviluppare soluzioni avanzate per proteggere i dati sensibili.

“La sicurezza rimane cruciale, ed è supportata da normative come la PSD2 dell’UE, che ha introdotto standard più rigidi e l’autenticazione forte del cliente (SCA) tramite biometria e autenticazione a due fattori. L’adozione di sistemi biometrici per l’autenticazione e il miglioramento della protezione contro le frodi renderanno più sicure le transazioni, ma potrebbero anche sollevare preoccupazioni legate alla privacy. La crescente sorveglianza digitale, alimentata anche dalle politiche governative, potrebbe compromettere il grado di anonimato che molti utenti desiderano nel mondo delle criptovalute.”

In conclusione, come vede il futuro del fintech italiano?

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“Credo che il 2025 segnerà una fase più matura, in cui regole e mercati sapranno trovare un punto di equilibrio. Milano, e l’Italia in generale, hanno tutte le carte in regola per guidare questa trasformazione, grazie a un tessuto imprenditoriale vivace e a università che promuovono ricerca e sviluppo. Dal 2016 i finanziamenti raccolti dalle aziende fintech italiane sono aumentati in media del 60% annuo, quasi il doppio rispetto al tasso europeo del 34%. Tra il 2011 e il 2024, le realtà fintech in Italia sono passate da 16 a oltre 600 con un valore di oltre 880 milioni di euro. Se sapremo mantenere alta l’attenzione sulla trasparenza e sulla tutela dei consumatori, il fintech potrà essere un volano di crescita, contribuendo a un’economia più dinamica e inclusiva.”

Mi dica: dobbiamo essere criptopessimisti o fintechottimisti?

“La seconda. Il fintech è molto più di una semplice industria: è una forza che sta ridefinendo le regole del gioco. Rappresenta una sfida e un’opportunità unica di fare la differenza. Per tutti noi.”



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