Pensioni 2025: le novità principali e i requisiti

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Le principali novità sulle pensioni

Il 2025 porta con sé una serie di novità importanti in tema di pensioni, con alcune misure che rinnovano le possibilità di accesso anticipato alla pensione, ma anche con potenziali criticità per alcune categorie di lavoratori. Le misure, pur con la loro complessità, rappresentano un passo importante per chi è in procinto di andare in pensione. Ecco quindi le principali novità contenute nella legge di Bilancio 2025.

Innanzitutto l’INPS ha smentito l’introduzione dei nuovi requisiti pensionistici, confermando che le certificazioni seguiranno le tabelle attuali. La CGIL aveva denunciato un possibile aumento dell’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi dal 2027 e un innalzamento dei contributi necessari per la pensione anticipata a 43 anni e 1 mese. Tuttavia, non ci sono comunicazioni ufficiali ministeriali a riguardo. P

E quindi, per il 2025 e il 2026, l’età per la pensione di vecchiaia rimane invariata, fissata a 67 anni e 20 anni di contributi, senza contare eventuali agevolazioni o eccezioni; per esempio per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, si aggiunge un ulteriore requisito: l’importo della pensione deve essere pari almeno all’assegno sociale.oEd è stato riconfermato il pensionamento anticipato, che permette di lasciare il lavoro a qualsiasi età, a condizione di aver maturato i seguenti requisiti: 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (e se il trattamento pensionistico non è inferiore a tre volte l’assegno sociale). Per determinare esattamente la propria situazione pensionistica, è sempre consigliabile rivolgersi a professionisti del settore, utilizzando strumenti come MiaPensione.

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Le altre misure di rilievo incluse nella legge di Bilancio 2025 sono:

  • Quota 103: Pensionamento possibile a partire da 62 anni con almeno 41 anni di contributi versati.
  • Ape Sociale: consente il pensionamento anticipato a partire dai 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi. Questa misura è riservata a categorie che necessitano di tutele particolari, come disoccupati, invalidi o lavoratori gravosi.
  • Opzione donna: permette ad alcune lavoratrici di andare in pensione con 61 anni di età e 35 anni di contributi. Per le donne nate tra il 1964 e il 1965 con figli, sono previsti vantaggi, con una possibile anticipazione del pensionamento, pari a tanti anni quanti sono i figli. Tra le beneficiarie si contano anche lavoratrici invalide, caregiver, dipendenti licenziate o lavoratrici di grandi aziende.

Come fare domanda per la pensione

Per richiedere la pensione, è essenziale prima di tutto verificare di avere diritto al pensionamento. Puoi avere conferma rivolgendoti all’INPS e richiedendo il documento che attesta il tuo diritto alla pensione, sia essa di vecchiaia, anticipata, Ape Sociale o altro tipo. Una volta confermato il diritto, si può procedere con la presentazione della domanda, che può essere inviata anche prima di aver raggiunto i requisiti definitivi. Tuttavia, è importante ricordare che la liquidazione verrà effettuata solo quando tutti i requisiti saranno soddisfatti. Inviare la domanda troppo in anticipo potrebbe essere inutile e, addirittura, controproducente, portando all’annullamento della domanda stessa, trovandosi costretti a dover presentare una nuova richiesta.

Per la presentazione della domanda sono richiesti diversi documenti, tra cui:

  • Carta d’identità
  • Cessione crediti fiscali

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  • Autocertificazione dello stato civile e dello stato di famiglia
  • Estratto contributivo
  • Dati anagrafici e codice fiscale del coniuge (se applicabile)
  • Dichiarazione di cessazione di qualsiasi attività lavorativa dipendente

La risposta dall’INPS può richiedere dai 3 agli 8 mesi, a seconda dei casi, prima della liquidazione della pensione.

Vantaggi per le lavoratrici madri

Una novità importante per il 2025 riguarda le lavoratrici madri. Per la pensione di vecchiaia e per la pensione anticipata contributiva, ogni figlio darà diritto a uno sconto di 4 mesi sull’età pensionabile, con un massimo di 16 mesi per chi ha avuto 4 o più figli. Di conseguenza, le madri potrebbero andare in pensione a 65,8 anni per la pensione di vecchiaia e a 62,8 anni per la pensione anticipata contributiva.

Non solo l’età pensionabile viene ridotta per le madri, ma anche i coefficienti di calcolo della pensione sono più favorevoli. Per esempio, chi ha avuto uno o due figli avrà un trattamento calcolato come se avesse 68 anni per la pensione di vecchiaia, anche se effettivamente va in pensione a 67 anni. Analogamente, per la pensione anticipata contributiva, il coefficiente sarà quello dei 65 anni per chi ha avuto uno o due figli.

In tutto ciò c’è però una categoria, la classe di lavoratori nati nel 1960, ovvero i baby boomer, che rimane particolarmente penalizzata, essendo stata esclusa dalla Quota 100. Questi lavoratori si trovano ora a dover affrontare un aumento dei requisiti di pensionamento, con il rischio di diventare nuovi “esodati”, ovvero lavoratori che si sono rivolti a misure di accompagnamento alla pensione e che potrebbero trovarsi senza tutele per un periodo di tempo.

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