“Muri e argini lungo il Temo, un inutile spreco di denaro”. Il comitato civico diffida la Regione

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Bosa

Continua la rivolta contro i lavori che dovrebbero evitare le esondazioni a Bosa

Il comitato Non ti Temo ha inviato oggi una diffida alle istituzioni regionali e locali coinvolte a vario titolo nel progetto che prevede la realizzazione, a Bosa, di un sistema continuo di muri e argini lungo il fiume. Le opere di difesa idraulica della cittadina sono da tempo contestate dal gruppo civico e pure dall’associazione professionale Generazione Mare.

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La diffida, spiega in una nota il comitato Non ti Temo, ha “l’intento di rendere palese la responsabilità (penale, civile, contabile) di ciascun ente. Tale scelta interviene dopo mesi di approfondite analisi e studi tecnici che hanno evidenziato l’assoluta inutilità dell’opera con abnorme spreco di denaro pubblico (nel complesso molte decine di milioni) – che sconvolgerà uno dei borghi antichi più belli d’Italia e un’area di pregio paesaggistico e ambientale – le gravi criticità del progetto e i rischi che esso comporterà per la città. Dopo varie assemblee pubbliche, due relazioni tecniche presentate negli incontri con le istituzioni, la critica alle opere trova ora sintesi in un documento puntuale”.

“Il progetto di cui sarebbe prossima la realizzazione del primo lotto, concepito ben oltre vent’anni fa e basato su dati ormai superati”, va avanti il comitato civico, “prevede la costruzione di una serie di opere idrauliche che non risolveranno il problema delle alluvioni a Bosa (l’ultima è stata 50 anni fa…), ma potrebbero addirittura peggiorarlo. Una lunga e grande muraglia alta quasi quattro metri e argini dimensionati per rispondere a tempi di ritorno di soli 20 anni lascerebbero inalterate le condizioni di esposizione al rischio dovuto all’esondazione del Temo, e anzi aggraverebbero il rischio legato al deflusso delle acque provenienti dai compluvi minori (l’unico vero problema), che con cadenza quasi annuale causano allagamenti nel centro abitato”.

“Gli effetti dei cambiamenti climatici negli ultimi vent’anni”, si legge nella nota, “rendono obsolete e inaffidabili le serie storiche di dati di pioggia sulle quali si basano le analisi e le correlate simulazioni idrauliche poste alla base dei progetti. Le nuove frontiere di approccio alla mitigazione del rischio oggi, nel 2025, rendono anacronistica l’idea progettuale di ingegnerizzazione del fiume, con un ulteriore ‘irrigidimento’ che risponde alla logica della “difesa passiva”.

La diffida indica in nove punti i rischi non considerati o sottovalutati. In particolare, il comitato civico ha evidenziato “l’aggravio delle condizioni di rischio in riva sinistra dovuto all’incertezza dei tempi di realizzazione dell’altrettanto inutile secondo lotto; l’aumento dei livelli idrici e delle velocità di corrente in corrispondenza ed a valle del Ponte Vecchio (che si vuole pure stravolgere), incompatibile con la vocazione portuale del fiume; l’indifferenza e inattuazione del fondamentale presupposto generale ai progetti, ossia il collaudo della diga di Monte Crispu e la gestione ottimale della laminazione, oltre al necessario dragaggio del Temo”.

Non ti Temo, inoltre, ha sottolineato “la totale incertezza sulla fattibilità e sui tempi di realizzazione delle opere ‘esterne’ previste per raggiungere livelli di mitigazione per tr100 e tr200 anni; l’ incertezza delle opere arginali e del funzionamento delle valvole a clapet in un territorio dove risulta totalmente inattuata la manutenzione basilare; le criticità legate agli organi di controllo elettromeccanici e le idrovore prima previste e poi ‘scomparse’ durante l’iter progettuale”.

“La mastodontica opera”, conclude il comitato civico, “sprecherà inutilmente decine di milioni (che potrebbero essere adoperati per una gestione lungimirante del territorio), deturpando irrimediabilmente Bosa, sconvolgendo un habitat umido di notevole importanza, cantierizzandola per anni, per mantenere il rischio inalterato. Una inutile ‘chirurgia estetica’ che trasformerà – peggiorandolo – il bel volto di Bosa”.

La diffida – firmata dall’avvocato Marcello Adriano Mazzola – è indirizzata alla presidente della Regione Alessandra Todde, all’assessore regionale dei Lavori pubblici Antonio Piu, al direttore generale dell’Assessorato dei Lavori pubblici Piero Teodosio Dau, al direttore del Servizio opere idriche e idrogeologiche Massimiliano Ponti, a Salvatore Mereu del Servizio del Genio civile di Oristano.

E ancora, al direttore generale dell’Agenzia regionale del Distretto idrografico della Sardegna e direttore ad interim del Servizio Difesa del suolo, assetto idrogeologico e gestione del rischio alluvioni, Costantino Azzena, al direttore generale dell’Enas Giuliano Patteri, al direttore del Servizio Dighe dell’Enas, Roberto Meloni, al dirigente dell’Ufficio tecnico per le dighe di Cagliari Andrea Botti, al rup del primo lotto dei lavori di difesa idraulica Michele Cottu, al direttore generale della Protezione civile regionale Aldo Derudas, al direttore del Servizio Previsione rischi della Protezione civile regionale Federico Ferrarese Ceruti, a Gianfranco Porcu dell’Ufficio territoriale di Oristano della Protezione civile regionale, al sindaco di Bosa Alfonso Marras, al vicesindaco e assessore comunale ai Lavori pubblici Federico Ledda e all’ingegnera Elena Beccu, responsabile dell’area Lavori pubblici e manutenzioni del Comune di Bosa.

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Venerdì, 17 gennaio 2025

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