Il ministro Antal Rogán, capo di gabinetto e direttore della comunicazione di Viktor Orbán, è stato sanzionato dal Tesoro degli Stati Uniti la scorsa settimana per presunta corruzione
Il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato venerdì che le sanzioni emesse dagli Stati Uniti la scorsa settimana contro il suo capo di gabinetto Antal Rogán hanno solo “rafforzato la sua posizione”.
Rogán, membro del governo che supervisiona i servizi segreti, è sospettato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti di aver usato la sua posizione per mediare accordi commerciali favorevoli con imprenditori fedeli al Governo.
Sanzioni statunitensi a Rogàn, Orban: “Segno che sta facendo bene”
Le sanzioni sono una mossa rara tra i due alleati della Nato e un segno del cattivo rapporto del rapporto tra Stati Uniti e Ungheria durante la presidenza di Joe Biden. Rapporti che potrebbero essere rimessi in discussione dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca per un secondo mandato.
“È il ministro responsabile dei servizi di sicurezza nazionale, il custode della sovranità nazionale ungherese. Essere punito da una grande potenza significa che sta facendo bene il suo lavoro“, ha dichiarato Orbán alla radio di Stato in risposta alle sanzioni.
Conosciuto dai critici ungheresi come il “ministro della propaganda”, Rogán sovrintende alla progettazione di campagne di comunicazione governative, ritenute fondamentali per mantenere il potere che Orbán esercita in Ungheria dal 2010.
L’ambasciatore statunitense “responsabilità di Rogàn nella corruzione in Ungheria”
Martedì scorso David Pressman, l’ambasciatore statunitense uscente in Ungheria, ha dichiarato che Rogán è “uno dei principali artefici, attuatori e beneficiari” della corruzione sistemica in Ungheria.
“Il Ministro Rogán cercherà, tramite i media a lui favorevoli, di presentare questa storia come un attacco politico o un affronto alla sovranità ungherese. La decisione di oggi è in realtà l’opposto”, ha dichiarato Pressman ai giornalisti a Budapest martedì. Ha poi aggiunto che Rogán ha contribuito a costruire un “ecosistema cleptocratico” nel Paese.
Il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha risposto alle affermazioni di Pressman in un post su Facebook, definendo le sanzioni la “vendetta personale dell’ambasciatore: è stato inviato in Ungheria dalla fallimentare amministrazione di Joe Biden, e se ne andrà senza alcun successo e in disgrazia“.
“Siamo felici che tra pochi giorni torneranno alla guida degli Stati Uniti delle persone che vedono il nostro Paese come un amico”, ha aggiunto.
Tuttavia, al momento non è chiaro se l’amministrazione Trump annullerà immediatamente le sanzioni contro Rogán, che in privato non è gradito a diversi membri del partito Fidesz di Orbán.
I rapporti fra Donald Trump e Viktor Orbán
Orbán, che ha sostenuto Trump durante la sua campagna elettorale ed è un assiduo frequentatore del suo quartier generale in Florida, Mar-a-Lago, ha dichiarato venerdì che il nuovo presidente inaugurerà “un’età dell’oro” nelle relazioni tra Stati Uniti e Ungheria.
“Anche l’economia ungherese, in seria difficoltà, verrebbe sostenuta dalla presidenza di Trump”, ha detto Orbán “grazie alla fine della guerra in Ucraina”.
Orbán: “Ucraina in Ue porta più pericoli che opportunità”
Critico severo nei confronti dell’Ucraina, Orbán è considerato il leader dell’UE più vicino al Cremlino. Si è opposto agli aiuti economici e militari a Kiev e si è schierato contro l’imposizione di sanzioni a Mosca per l’invasione su larga scala dell’Ucraina.
Venerdì ha sostenuto che durante la presidenza Trump l’Ue deve “dimenticare le sanzioni e stabilire una relazione più stretta con la Russia”.
Ha inoltre affermato che un’Ucraina post-bellica rappresenterebbe “una seria minaccia per l’economia europea”: infatti Kiev, una volta entrata nell’Ue, costringerebbe gli agricoltori dell’Unione a fallire.
“La cooperazione economica con gli ucraini solleva molti interrogativi. Io finora vedo molti più pericoli che opportunità“, ha dichiarato.
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