La strategia di Hpe per intelligenza artificiale, reti e cloud

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L’intelligenza artificiale è il volano di crescita, obbligato, delle aziende. Per i Paesi e i continenti, oltre che sull’AI è necessario anche scommettere (e quindi investire) sull’innovazione di frontiera, come quella del supercalcolo. Se questi sono i motori della crescita economica, le fondamenta sono le infrastrutture, cioè data center e reti, che devono essere sufficientemente potenti ma anche sostenibili. In estrema sintesi, è questa la visione di Hpe, racchiusa negli ultimi annunci di prodotto e di alleanze. “Siamo all’inizio di un’epoca in cui esistono molti dati e le aziende cominciano a estrarne valore, anche grazie ad algoritmi sempre più complessi”, ha detto Claudio Bassoli, presidente e amministratore delegato della filiale italiana, incontrando la stampa di settore. “Questo rappresenta ovviamente una sfida di performance, sostenibilità, efficienza energetica ed efficacia”.

Su queste direttrici corrono le ultime novità annunciate lo scorso novembre a Barcellona,  nell’annuale appuntamento europeo di Hpe Discover. Dal palco l’amministratore delegato, Antonio Neri, ha sottolineato l’impatto trasformativo della GenAI, tecnologia che in meno di un anno dal debutto di ChatGpt ha raggiunto 50 milioni di utenti, mentre ai telefoni cellulari erano serviti 12 anni per ottenere lo stesso risultato. 

Ma per i vendor tecnologici l’AI non è una rivoluzione nata soltanto ieri. Come spiegato da Bassoli ai giornalisti, da anni Hpe utilizza l’intelligenza artificiale al proprio interno: le prime applicazioni hanno riguardato la manutenzione predittiva delle reti, ma oggi non si limitano a questo. “In un decennio siamo riusciti a ridurre i guasti del 70%”, ha testimoniato l’amministratore delegato. “Poi abbiamo iniziato a usare l’AI per lo sviluppo software interno e per ridurre i costi di gestione delle informazioni. Ultimamente, poi, non facciamo annunci di novità che non includano in una qualche forma l’intelligenza artificiale”.

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“Da anni con Aruba Networks la componente di AI è parte integrante delle nostre soluzioni di rete”, ha aggiunto Mauro Colombo, technology & innovation sales director di Hpe Italia. “L’AI è nata nella parte di operations e di ottimizzazione dei costi, mentre negli ultimi due anni la maggior parte degli investimenti è stata sull’ottimizzazione del traffico e sul garantire una buona user experience”.



Claudio Bassoli, presidente e AD di Hpe Italia

Tra innovazioni e alleanze

A Barcellona, tra le altre cose, sono stati raccontati i progressi di Hpe Private Cloud AI, un’offerta di soluzioni rivolte a specifiche applicazioni di intelligenza artificiale, realizzate in collaborazione con Nvidia: a pochi mesi dal lancio, si sono aggiunti nuovi partner di canale e nuovi casi d’uso. Inoltre è stata ampliata la collaborazione con Deloitte, che è il partner d’eccezione (anche se non esclusivo) di Hpe per sviluppare progetti di AI generativa nelle aziende di grandi dimensioni.

Tra le novità ci sono anche Alletra Storage MP X10000, una famiglia di appliance per l’archiviazione a oggetti (che si vanta di essere fino a sei volte più veloce rispetto a sistemi di object storage della concorrenza), e Hpe VM Essentials, un software per la gestione di macchine virtuali in ambienti di cloud ibrido, basato sull’hypervisor proprietario di Hpe. Per potenziare la capacità di trasmissione dati, Hpe ha anche rilasciato (con disponibilità generale attesa nelle prossime settimane) una soluzione per reti a 800 gigabit.

In questo scenario di offerta, il cloud ibrido di Greenlake resta il pilastro della strategia tecnologica e commerciale di Hpe, ma l’azienda punta anche sulle infrastrutture che possono funzionare offline, consentendo di rispettare preferenze o in molti casi obblighi di compliance: da qui l’annuncio delle offerte Private Cloud Enterprise Disconnected e Alletra Storage MP Disconnected. 

“Da un lato ci sono le infrastrutture tradizionali di calcolo, storage e networking, dall’altro c’è il cloud pubblico”, ha detto Bassoli. “Nella nostra visione c’è anche una terza via, rappresentata da Greenlake, che negli ultimi anni si è ampliata sia dal punto di vista dell’offerta sia di presenza sul mercato”. Pur senza fare numeri, Bassoli ha ammesso che in Italia “stiamo crescendo molto con Greenlake, ma potremmo crescere molto di più”.  Come? Servirebbero due fattori di spinta, complementari tra loro. Il primo sono gli investimenti in infrastrutture digitali, che crescono ma forse non abbastanza. Il secondo è la cultura della trasformazione digitale, da cui possano nascere nuove applicazioni e modelli di business.

Hpe anche in Italia sta lavorando con Deloitte soprattutto (ma anche con altri system integrator) per realizzare progetti di intelligenza artificiale customizzati nelle grandi aziende, mentre per il target delle Pmi collabora con una rosa di startup che hanno in catalogo soluzioni di AI specifiche o verticali. Insieme a Nvidia, invece, Hpe propone una soluzione co-ingegnerizzata e preconfigurata per l’addestramento e l’affinamento di modelli di AI.

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El Captain (Immagine: Hpe)


El Captain (Immagine: Hpe)

Protagonisti del supercalcolo

Bassoli non fa esercizio di falsa modestia quando si tratta di sottolineare il ruolo di Hpe nel settore dell’High Performance Computing (Hpc). Hanno la firma di Hewlett Packard Enterprise i tre supercomputer più potenti al mondo (in base a i benchmark Top500, Green500 e Hpl-MxP) nonché gli unici di livello exascale, ovvero El Capitain, Frontier e Aurora, rispettivamente capaci di 1,74 exaflop, 1,35 exaflop e 1 exaflop di potenza di calcolo.

Presentato lo scorso novembre durante la conferenza SC24, El Captain lavorerà al servizio del Lawrence Livermore National Laboratory, centro di ricerca del Dipartimento della Difesa statunitense, eseguendo tra le altre cose workload di modellazione, simulazione e intelligenza artificiale. Oltre al primato della potenza di calcolo, strappato a Frontier, El Captain può vantare di essere uno tra i venti sistemi di calcolo più efficienti al mondo grazie al sistema di direct liquid cooling senza ventola (il primo mai introdotto sul mercato) di Hpe.

La tecnologia di Hewlett Packard Enterprise è anche presente nei  tre supercomputer più potenti in Europa, cioè l’Hpc6 di Eni (478 exaflop), Alps (435 exaflop) e Lumi (378 exaflop), gli ultimi due appartenenti al Centro Svizzero di Calcolo Scientifico. Vale la pena evidenziare che la macchina di Eni è il quinto sistema Hpc più potente a livello mondiale e il primo in Europa, nonché il primo fra quelli di proprietà di un’azienda privata. Basata su supercomputer Hpe Cray EX4000 con Cpu Amd EPYCTM e acceleratori Amd InstinctT, la macchina servirà a Eni, tra le altre cose, per fare ricerca sulle energie rinnovabili.

Hpe ha anche progettato Hunter, il nuovo supercomputer da 15 milioni di euro appena inaugurato nel centro di High Performance Computing dell’Università di Stoccarda. Quelli citati sono tutti esempi dell’eccellenza europea in uno scenario di supercalcolo un po’ meno sbilanciato, ma ancora molto sbilanciato a favore degli Stati Uniti. “Negli investimenti dobbiamo accelerare, gli altri non stanno dormendo”, ha rimancato Bassoli. “Non esisterebbe ChatGpt senza il supercalcolo. Non esisterebbe nessuna applicazione di AI se al di sotto non ci fossero dei supercalcolatori. Inoltre, senza il supercalcolo non esisterebbero tante scoperte fatte negli anni in campo aerospaziale, farmaceutico, chimico”. 

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