Ormai è ufficiale che il governo, dopo la firma del decreto da parte del Presidente del Consiglio, ha deciso di cambiare alcune regole di calcolo dell’ISEE. Ha stabilito di eliminare dal calcolo dell’ISEE 2025 i buoni postali, i libretti di risparmio e i titoli di Stato. Una buona notizia, senza ombra di dubbio, poiché queste voci, spesso presenti nelle DSU delle famiglie, facevano salire il valore dell’ISEE.
E quando il valore dell’ISEE è troppo alto, è facile intuire le conseguenze: numerose prestazioni, di fatto, non possono più essere percepite.
La buona notizia, però, ha dei risvolti particolari, soprattutto per chi ha già provveduto a presentare la DSU per il nuovo ISEE o, più semplicemente, per chi ha già saldi e giacenze medie di Poste Italiane che, per esempio, includevano queste voci che adesso non concorrono più. Cosa succederà adesso?
Iniziano i dubbi di chi è alle prese con il rinnovo ISEE in questi giorni
Sono state immediatamente numerose le lettere dei lettori che ci chiedono spiegazioni. Molte anche le email arrivate in redazione.
“Non ho ben compreso il nuovo ISEE. Io ho diversi buoni fruttiferi postali che ogni anno inserisco nell’ISEE. Li ho da circa 8 anni e adesso mi dicono che non si inseriscono più nell’ISEE? Io ho già provveduto a presentare la DSU ed ho già ottenuto l’ISEE. Tra l’altro, alle Poste non ho fatto altro che richiedere le attestazioni sul patrimonio e mi hanno rilasciato sempre le solite, quelle con dentro i buoni. Che dovrei fare io adesso? Al CAF mi hanno detto che l’ISEE è valido lo stesso. Ma così mi diventa più alto. Avete consigli al riguardo?”
“Salve, avrei un dubbio relativo alla novità dell’esclusione dei titoli di Stato e dei buoni dal calcolo dell’ISEE. Io ho già presentato la DSU.
Ieri ho chiamato il CAF per chiedere se potevano sospenderla in attesa di aggiornamenti, perché a me converrebbe eliminare alcuni miei risparmi dall’ISEE. Ma mi hanno detto che la mia attestazione ormai è solo in attesa che l’INPS la rilasci. Nel frattempo, ho letto che per sistemare eventualmente la mia DSU in un secondo momento dovrei pagare anche 25 euro. Ma che colpa ne ho io?”
Ecco la novità e come funziona
In questi giorni la novità più discussa deriva dalla nuova modalità di calcolo dell’ISEE introdotta dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, firmato dalla Premier qualche giorno fa.
Si tratta di un decreto che fissa nuovi criteri di calcolo dell’ISEE e che, soprattutto, elimina i titoli di Stato, i buoni postali e i libretti postali dal calcolo dell’indicatore, ossia quelle forme di deposito garantite dallo Stato.
In pratica, alcune delle voci che più di altre incidevano nel calcolo dell’ISEE e nella componente patrimoniale non verranno più inserite dai contribuenti e dalle famiglie. Come detto, è sicuramente una notizia positiva che, alla fine dei conti, servirà a ridurre le soglie e a permettere a più famiglie e contribuenti di godere di alcune prestazioni agevolate collegate all’ISEE.
Ma ogni novità, come sempre, si porta dietro delle problematiche ed è per questo che merita di essere approfondita.
ISEE 2025 senza libretti e buoni postali, a pagamento le correzioni per le famiglie o no?
La novità introdotta sull’ISEE vale per il 2025 e quindi per i nuovi ISEE che in questi giorni gli interessati stanno provvedendo a rinnovare. Ricordiamo che l’ISEE scade ogni 31 dicembre dello stesso anno in cui si presenta la DSU. Pertanto, gli ISEE del 2024, che facevano riferimento ai redditi e ai patrimoni del 2022, sono scaduti il 31 dicembre scorso.
I nuovi ISEE, quelli del 2025, faranno riferimento a reddito e patrimonio del 2023.
Molti contribuenti hanno già rinnovato la dichiarazione. E adesso come faranno? Altri ancora hanno già recuperato saldi e giacenze medie alle Poste, dove figurano libretti e buoni.
I CAF non sono ancora autorizzati ad applicare una novità che, pur se ormai definita, deve ancora passare la revisione della Corte dei Conti e poi essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Dopodiché, dopo l’entrata in vigore, l’INPS dovrà mettere a punto la nuova procedura. Infatti, chi utilizza SPID e CIE per presentare la DSU da solo, nella versione precompilata, si ritrova ancora libretti e buoni.
Poiché è necessario rinnovare quanto prima l’ISEE per poter rientrare nelle prestazioni 2025 che pretendono un ISEE in corso di validità, le tempistiche di questa novità appaiono quanto meno sbagliate.
Polemiche in arrivo per la novità che riguarda l’ISEE 2025
Le polemiche sono già numerose. Innanzitutto, dal 2023 sono entrate in vigore altre novità che rendono a pagamento l’ISEE per ogni ulteriore DSU presentata dopo la prima. E, secondo noti quotidiani come Repubblica, chi ha già l’ISEE fatto adesso dovrà correggerlo escludendo i titoli di Stato e i risparmi prima citati, finendo con il pagare una tariffa media compresa tra i 15 e i 25 euro, motivo per cui molti contribuenti sono preoccupati.
L’INPS, stando allo stesso quotidiano, elaborerà le nuove attestazioni solo a partire da quando il decreto sarà in vigore, mentre per le vecchie – ossia per l’ISEE già completato in questi giorni – pretenderà una nuova DSU. Chi fa tutto da solo con SPID o CIE non subirà conseguenze, ma chi si rivolge a un CAF sarà costretto a pagare. Ricordiamo che il primo ISEE è sempre gratis e che si paga solo per i successivi rilasci dello stesso anno.
Molti, però, saranno costretti a procedere con questa correzione dell’ISEE, poiché l’ISEE si calcola sommando il reddito complessivo del nucleo familiare e il patrimonio immobiliare e mobiliare (ma solo al 20%).
È evidente, dunque, che tagliare il patrimonio abbia un effetto concreto sull’abbassamento dell’ISEE.
ISEE 2025 senza libretti e buoni postali, cosa succede a chi ha già fatto tutto
Secondo alcune indiscrezioni provenienti dalla Consulta dei CAF e da qualche studio che ha diffuso quelle che sembrano essere le prime linee guida, la soluzione potrebbe essere diversa. Pare, infatti, che per l’esclusione dal calcolo dell’ISEE di titoli di Stato, buoni, libretti e di tutti gli altri risparmi a garanzia statale di importo inferiore a 50.000 euro (come scritto nel decreto firmato dalla Meloni), non cambi nulla riguardo ai modelli DSU e alle istruzioni operative.
Una volta pubblicato ed entrato in vigore il decreto, l’INPS potrebbe semplicemente aggiornare l’algoritmo di calcolo, applicando quella che, a tutti gli effetti, diventa una franchigia. Probabilmente, quindi, tutto si risolverà internamente all’INPS. Al momento, però, non è ancora tutto chiaro, perché la situazione è in via di sviluppo.
Ecco dove potranno sorgere i problemi
Le discussioni, tuttavia, vanno oltre questa semplice situazione. Ciò che entra realmente nel mirino delle polemiche è la norma in sé, ossia il correttivo che esclude alcuni risparmi dal calcolo dell’ISEE. C’è chi ritiene poco ortodosso considerare alla stregua di poveri, coloro che in realtà possiedono questo genere di risparmi. Soprattutto, si rischia di creare discriminazioni tra imprese creditizie e finanziarie.
In tal modo si spinge il risparmio pubblico, perché se avere un libretto postale o investire in un buono postale a garanzia statale non incide sull’ISEE, molti contribuenti, per non far salire il proprio ISEE in futuro, sceglieranno di rivolgersi a Poste Italiane anziché a una banca privata. Ciò potrebbe generare non poche polemiche.
Inoltre, fin da subito, si manifesterà una discriminazione tra contribuenti: due persone con lo stesso importo di risparmi, ma uno alle Poste e l’altro in banca, verranno trattati diversamente rispetto a bonus, agevolazioni e prestazioni assistenziali.
Basti pensare all’Assegno Unico per i figli, dove due famiglie identiche in tutto e per tutto percepiranno somme diverse. Con più soldi a chi possiede risparmi alle Poste e meno per chi ha un conto in banca. O peggio ancora, chi ha molti soldi in buoni fruttiferi, magari più di chi possiede solo un conto corrente, otterrà un Assegno Unico superiore. Non un provvedimento ideale dal punto di vista dell’equità sociale.
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