Cgil-Cisl, è scontro finale – ItaliaOggi.it

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Scontro finale tra Landini e Sbarra. L’ultimo motivo del contendere tra i segretari di Cgil e Cisl, che dall’insediamento del governo Meloni hanno preso strade divergenti nel confronto con l’esecutivo e nel rinnovo dei contratti pubblici, è la legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale.

La proposta

Un pallino della Cisl che ha portato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, attuativa dell’articolo 46 della Costituzione, firmata da 400mila cittadini, proposta che dovrebbe andare in aula alla Camera il 27 gennaio per il via libera dopo la discussione in Commissione lavoro. Ma per la Cgil non s’ha da fare: si tratterebbe di un attacco alla contrattazione e dunque ai sindacati.

La tesi della Cgil

Spiega Maurizio Landini: «È una proposta al ribasso rispetto a quanto già concordato sui diritti di informazione e consultazione nei contratti nazionali ed aziendali. Una proposta senza alcun vincolo alla reale rappresentanza delle parti». E ancora: la proposta di legge «limita la partecipazione dei lavoratori alla semplice presenza nei Consigli di amministrazione, indicando una generica partecipazione agli utili e cancellando il rapporto tra salario e reale prestazione lavorativa», prosegue. Landini conclude ribadendo la necessità, invece, di «una vera legge sulla rappresentanza, e l’introduzione del salario minimo in attuazione della direttiva europea». Un messaggio sulla rotta da seguire diretto al Pd di Elly Schlein che ha presentato le relative proposte di legge.

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La replica della Cisl

A stretto giro la risposta del segretario della Cisl, Luigi Sbarra: «È letteralmente ridicolo che la critica sulla partecipazione arrivi da chi lancia ogni giorno allarmi sulla tenuta della nostra democrazia. Landini ci ha insegnato che il populismo e la demagogia sindacale creano anche questi surreali cortocircuiti. Ha la memoria corta il sindacato quando dimentica di rappresentare i lavoratori e sceglie di fare politica».

Triplice finita (per ora)

Ma lo scontro sulla partecipazione dei lavoratori è solo l’ultimo di una lunga serie che ha visto ormai saltare la Triplice: da un lato Cgil, la cui strategia è stata adottata anche dalla Uil di Pierpaolo Bombardieri, con Cobas e sindacati autonomi di base, dall’altro Cisl, Confsal e Ugl. Con pesanti ripercussioni ai tavoli dei rinnovi contrattuali: Landini non ha firmato il rinnovo del contratto degli statali e si appresta a fare lo stesso per quello degli enti locali. Nel primo caso il contratto è stato rinnovato egualmente, avendo gli altri sindacati la maggioranza della rappresentanza richiesta dalla legge. Storia diversa per gli enti locali, dove il no di Landini rischia di mettere a repentaglio il quorum necessario.

Il caso aumenti

Il motivo del dissenso riguarda l’incremento salariale proposto per i contratti pubblici, un «misero 5,78% imposto dal Governo», come hanno scritto le organizzazioni non firmatarie, che per protesta contro l’esecutivo hanno anche indetto lo sciopero generale a novembre scorso. La mobilitazione fece registrare nel pubblico impiego scarse adesioni (nella scuola, il settore più nutrito, si arrivò al 6% di partecipazione).

Posizione diversa quella dei firmatari, che hanno messo in evidenza che senza il rinnovo i dipendenti statali sarebbero rimasti senza un contratto, con misure di conciliazione di vita privata e lavoro, e un aumento medio di 160 euro al mese, cioè un incremento di stipendio del 6%. Il fronte sindacale unito, durante il rinnovo per il triennio 2016-2018, firmò un rinnovo contrattuale di 85 euro lordi, la metà di quanto oggi è finanziato dal governo con le leggi di Bilancio, l’ultima delle quali ha già stanziato risorse anche per il rinnovo del prossimo triennio.

La sfida delle Rsu

In primavera si terranno le elezioni delle Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie del pubblico impiego, i nuclei sindacali presenti in ogni ufficio o scuola: i risultati di queste elezioni contribuiranno per il 50% a definire la forza delle sigle ai tavoli delle trattative nazionali (l’altra metà è data dal numero degli iscritti). Sarà la prova finale di qual è il sindacato che i lavoratori vogliono.

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