Auto elettrica e mercato, incentivi europei. L’ipotesi

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Nel 2024 le vendite di auto a batteria sono calate del 5,9% e non superano il 13,6% sul totale. Nel frattempo prende corpo la proposta di agevolazioni comunitarie

Gianluigi Giannetti

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Mentire sui numeri è sempre possibile, ma mai consigliabile. Sono ovviamente le cifre a misurare il potere di acquisto dei cittadini europei e il modo con cui utilizzano i loro soldi sul mercato dell’auto. Ancora in cifre si valuta lo stato di salute delle aziende produttrici e il ritorno degli investimenti che hanno fatto. Nel 2024, nessuna di queste cifre racconta che il settore stia transitando verso l’elettrico nei modi previsti finora dalla politica comunitaria. Secondo i primi dati comunicati dall’Acea, l’Associazione dei costruttori europei di auto, negli scorsi 12 mesi sono state vendute poco più di 10,6 milioni di auto, con una crescita rispetto al 2023 pressoché irrilevante dello 0,8%, rispetto alla quale però è significativo il risultato dei veicoli elettrici, che invece calano del 5,9%, con una sconfortante quota di mercato del 13,6% sul totale. “In un momento in cui abbiamo più che mai bisogno di economie di scala per aiutare il mercato industriale  nella transizione verso la mobilità verde, questi numeri continuano a destare preoccupazione“, commenta Sigrid de Vries, direttrice generale dell’Acea. In sostanza, la domanda di vetture a motore termico e ibrido non rallenta, ma sul risultato generale pesa la scarsa richiesta di auto a batteria, proprio quelle che avrebbero dovuto fare da volano al settore e su sui le aziende sono obbligate da Bruxelles ad investire. Un cortocircuito in numeri da cui pare stia nascendo la volontà di uscire, a patto di non mentire.

Falso d’autore

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“Abbiamo già iniziato i lavori per il Dialogo Strategico annunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen qualche settimana fa. Posso dirvi che avremo i primi elementi di risposta entro 40 giorni“. Mostra fiducia Stéphane Séjourné, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, che conferma l’avvio del tavolo per riunire costruttori, sindacati e politica con lo scopo di “semplificare e modernizzare il quadro normativo“. Si tratta in sintesi dell’insieme di regole che guideranno l’industria automobilistica europea nei prossimi anni, ovvero la direzione che dovrà prendere e il tipo di vetture che sarà chiamata a produrre. “Bisogna rendere competitivo il Green Deal” ribadisce Stéphane Séjourné, puntellando la strategia con numeri che però sono falsi. “Non possiamo limitarci al termico mentre i mercati globali si stanno gradualmente orientando verso l’elettrico. Per la prima volta nel 2024 i consumatori cinesi hanno acquistato più auto elettriche che termiche“. Stéphane Séjourné, ovviamente, non sa. Secondo i dati elaborati dalla associazione che riunisce i costruttori automobilistici cinesi – Caam), nel 2024 le auto 100% elettriche vendute sul mercato nazionale corrispondono al 28% del totale. Aggiungendo anche le vetture ibride plug-in si raggiunge la percentuale del 39,7%. In entrambi i casi, con il governo di Pechino che ha continuato a sostenere la domanda con agevolazioni all’acquisito fino all’equivalente di 2.500 euro.

Incentivi auto europei

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Quanto il Green Deal sia ormai ridotto a cortocircuito da sciogliere, lo spiega sicuramente in modo più lucido il Ceo di Mercedes che raccoglie ora il testimone da Luca de Meo come nuovo presidente dell’Acea. In una lettera indirizzata ai leader della Ue, Ola Källenius mette pacatamente alcuni fatti in fila e in chiaro. “Il settore dà lavoro a circa 13 milioni di europei e contribuisce al 7% del Prodotto interno lordo”. E poi il punto. “La decarbonizzazione è un obiettivo strategico dell’industria automobilistica e non è assolutamente la discussione, ma bisogna accelerare sui fattori abilitanti, come l’infrastruttura di ricarica e gli incentivi“. Ola Källenius apre così ufficialmente la vera trattativa a cui assisteremo in questo 2025, ovvero la nascita di agevolazioni all’acquisto per vetture elettriche non più affidate all’iniziativa di singoli Paesi membri, ma direttamente regolata dalle istituzioni dell’Unione. Chi conosce i fatti di Bruxelles sa che è questa l’unica contropartita che i partecipanti al tavolo di lavoro Dialogo Strategico chiederanno ad Ursula von der Leyen per non sconfessare quanto fatto finora in modo clamoroso. Källenius resta garbato, ma il messaggio già dal gennaio 2025 è piuttosto deciso: “Quello che abbiamo imparato è che se gli incentivi sono imprevedibili portano incertezza nel mercato e il consumatore non sa cosa aspettarsi o fare, mentre in questo momento della trasformazione sono importanti. Per ora gli incentivi indiretti e diretti sono utili e serve un percorso armonioso per i 27 Paesi“. Cioè numeri, ma evidenti.

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