Agricoltura, calo redditi e crescita dei costi pesano sul comparto. L’allarme di Cia Sardegna

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Sul comparto agricolo pesa maggiormente il calo dei redditi e la crescita dei costi di produzione e non solo. Anche l‘assenza di chiare ed efficaci scelte di politica economica rivolte al sostegno delle imprese, siccità e cambiamenti climatici, applicazione della nuova Pac risultano tra i principali problemi del comparto agricolo sardo. Questo emerge dall’assemblea, ieri a Cagliari, della Cia Sardegna riunita per l’Assemblea provinciale della Cia Cagliari – Sud Sardegna.

Hanno partecipato il presidente e il direttore regionali della Cia, Francesco Erbì e Alessandro Vacca, il presidente provinciale Cagliari – Sud Sardegna, Matteo Frau, i vertici degli altri organismi provinciali dell’isola e che ha visto come relatore d’eccezione il direttore generale di Argea Sardegna, Gianni Ibba, che ha illustrato l’analisi: “I pagamenti di fondi agricoli europei – Situazione del comparto agricolo – Criticità e soluzioni”.

“Concentrando la nostra analisi sulle problematiche locali del nostro comparto produttivo, partiamo dal dato Crenos il quale dice che in Sardegna le imprese agricole sono 34.494; 570 in meno rispetto al 2023, e rappresentano quasi il 24% del tessuto produttivo. Questa quota, determinata dalla elevata presenza di imprese agro-pastorali e dalla loro ridotta scala dimensionale, supera di oltre cinque punti l’equivalente del Mezzogiorno (18,8%) e di quasi 13 punti quella del Centro-Nord (11%)”, ha detto il direttore Vacca presentando il documento dell’Assemblea

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Nella sintesi parla delle difficoltà economiche, del calo dei redditi e di crescita dei costi di produzione, di mancanza di chiare ed efficaci scelte di politica economica rivolte al sostegno dell’impresa. Problemi “che sul comparto agricolo sardo si amplificano per chiare ragioni sociali e ambientali quali l’arretratezza strutturale delle nostre campagne e il prezzo altissimo che paghiamo per l’insularità in termini di movimentazione dei prodotti e delle materie prime”.

Il documento sottolinea che “la crisi coinvolge tutti i settori: dal suinicolo a quello ovi-caprino (che nonostante l’aumento del prezzo del latte soffre i continui aumenti delle materie prime, oltre che le difficoltà causate dalla siccità e dai cambiamenti climatici in corso); dal bovino al cerealicolo; dall’ortofrutta al vitivinicolo”.

Si sottoliea che è necessario invertire “la rotta delle politiche economiche distorsive, applicate fino ad oggi; va rafforzato lo sviluppo rurale, valorizzando la presenza delle diverse agricolture della Sardegna: quella tradizionale orientata alla competizione mercantile, ma anche le varie forme di agricoltura alternativa, capaci di aumentare il grado di solidarietà interna al sistema isolano, accrescere l’indice di residenzialità e ridurre la povertà delle aree interne, svantaggiate e marginali”.

Il settore cerealicolo va ricostruito rilanciando le produzioni come il grano, il mais e le granaglie in genere. Per quanto concerne la siccità .oltre che la garanzia sul prezzo equo della risorsa acqua effettivamente consumata, non si può ulteriormente rinviare “la definizione di un piano irriguo regionale, che metta ordine tra le varie strutture che gestiscono la risorsa idrica in Sardegna e che contestualmente avvii opere di manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti idriche e degli invasi, attualmente inefficienti e non in grado di soddisfare le esigenze del territorio isolano”.

Va rafforzata la filiera ortofrutticola attraverso le Organizzazioni di produttori (OP) e
l’Organizzazione interprofessionale (OI), affiancando la maggiore tutela per il rischio fitosanitario.

Quanto al settore ovi-caprino risulta “indispensabile definire a priori le regole di filiera in base alle quali si arriva a determinare il prezzo del latte, anche perché con i dazi all’orizzonte il futuro non è certo. Le esportazioni di questo comparto sono essenzialmente rappresentate in Sardegna da un’unica tipologia di prodotto, il pecorino romano; questa mancata diversificazione accresce ulteriormente l’esposizione ai rischi delle oscillazioni della domanda.
Considerando la correlazione tra prezzo del formaggio e prezzo del latte, è corretto lavorare in
riferimento a tutte le tipologie di formaggio prodotto in Sardegna, trovando la media ponderata dei prezzi secondo le percentuali, riferite alla produzione, rilevate per ciascuna tipologia: pecorino romano, pecorino sardo e il fiore sardo. Allo stesso tempo è necessario che l’Assessorato alla Sanità intervenga per tempo per la campagna di vaccinazione contro la Blue Tongue, che deve essere fatta nei tempi previsti, col coinvolgimento degli allevatori e con una programmazione seria ed efficace”.

Per la Pac occorre una profonda riforma. “In particolare riteniamo che le politiche comunitarie debbano superare la disparità di trattamento determinata dal valore storico dei titoli a discapito degli agricoltori sardi rispetto a quelli del resto del continente. Il valore dei contributi PAC spettanti agli agricoltori va ricondotto a una convergenza media uniforme per tutto il territorio nazionale, eliminando iniquità e disparità di trattamento”.

Infine serve una spinta sull’attuazione del Pnrr, “superando i ritardi accumulati nella spesa reale. Il piano strategico regionale costituisce un’opportunità irripetibile, che non può essere disattesa o mancata e che affronti in termini adeguati l’esigenza di consolidare e rilanciare lo sviluppo dell’agricoltura, in quanto tessuto connettivo dell’economia dell’isola”.

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