Innovazione di prodotto, drastica riduzione del time to market, semplificazione della progettazione, supporto alla servitizzazione. «In tempo di green deal e transizione energetica, di grande incertezza e imprevedibilità della domanda, sono queste le priorità che esprimono le aziende dell’automotive, dell’aerospace, dell’elettronica, del packaging e del machinery», afferma Paolo Delnevo, vp southern Europe & general manager di Ptc (Parametric Technology Corporation), storica multinazionale americana leader del software industriale con un fatturato di 2,2 miliardi di dollari. 4 i pilastri su cui si fonda l’offerta per la trasformazione digitale di pmi e big del manifatturiero da parte di Ptc: Cad, Plm, Alm e Slm, ovvero le soluzioni per la progettazione, per la gestione del ciclo di vita del prodotto, del software e dei servizi. Soluzioni il cui potenziale trasformativo viene oggi aumentato dalle tecnologie per la smart factory, ovvero Industrial IoT, intelligenza artificiale, realtà virtuale e software as service. Modalità, quest’ultima, che diventa la nuova modalità di fruizione su cui stanno convergendo tutte le soluzioni di Ptc.
«Il software industriale, come Cad e Plm, è stato più lento nella transizione al SaaS, ma sta ora accelerando in questa direzione». Le storiche soluzioni Creo (Cad) e Windchill (Plm) iniziano a essere proposte in cloud, in modalità software as a service. Ptc lo considera un passaggio epocale. «Consentirà di creare un nuovo paradigma collaborativo per lo sviluppo prodotto» dice Delnevo. Software as a service che introduce il principio dell’Agile Product Development, la trasposizione in ambiente di sviluppo prodotto della metodologia utilizzata per lo sviluppo software enterprise. «L’Agile Product Development è una metodologia che cambia il modo con cui si progettano i prodotti. Da modelli Cad condivisi, accessibili da qualunque luogo e da qualsiasi dispositivo in tempo reale, progettisti e stakeholder della supply chain potranno dare il loro contributo per effettuare modifiche e trovare la configurazione di prodotto migliore», afferma Delnevo. Ecco i risultati e il nuovo assetto di Ptc, le riflessioni sul mercato italiano, le proposte in tema di integrazione dati Cad-Plm, il cloud per la supply chain innovation, le novità in ambito servitizzazione e application lifecycle management, l’accordo con il Gruppo Volkswagen, la roadmap per il rilascio di Codebeamer Copilot con intelligenza artificiale generativa integrata – nell’engineering, nel manufacturing e nel service – e le prospettive della realtà virtuale nell’ambiente di produzione.
Come è andato il 2024 e quali sono le prospettive per il 2025?
L’Italia ha registrato performance in linea con i risultati corporate, +14%. Per il 2025 le stime sono un po’ più conservative, intorno al +10%. E per due motivi. Primo perché, data la situazione macroeconomica e geopolitca, è davvero impossibile prevedere quello che succederà. Si guarda con attenzione all’Europa, l’area più critica, penalizzata dallo stallo in cui versa il settore dell’automotive. La seconda ragione è che, avendo avviato una riorganizzazione commerciale globale, non più per area geografica e linee di prodotti, ma per settori industriali, ci vorrà un po’ di tempo perché questa possa portare risultati significativi. È un modello già adottato nei nostri principali mercati, Stati Uniti e Germania, e nel corso del 2025 sarà esteso agli altri paesi, Italia inclusa. Gli obiettivi corporate sono estremamente ambiziosi e puntano a raddoppiare la capitalizzazione. Per riuscire a farlo dobbiamo vendere di più e per vendere di più dobbiamo risolvere i problemi dei clienti, fare in modo che utilizzino con successo le nostre soluzioni, realizzando miglioramenti incrementali in efficienza e innovazione.
D: Macchine automatiche e packaging, macchine utensili. Siamo leader nel mondo, un settore che vale 50 miliardi tanto quanto il mercato della componentistica auto. Tuttavia, l’Istat dice che le aziende completamente digitalizzate sono solo il 10%. Cosa succede?
R: Green deal, transizione energetica. Le politiche industriali europee stanno generando una grande pressione sulle aziende. Si sta investendo nello sviluppo di nuovi prodotti. Non esiste imprenditore, anche piccolo, che non sia parte in causa di questo processo di cambiamento. Ma per creare efficienza e innovazione vi è la necessità di avere dati strutturati all’interno di un Plm, farlo diventare il backbone digitale d’impresa, creando un flusso di informazioni trasversale a tutte le aree aziendali, un processo che, tranne eccezioni, deve ancora compiere la maggior parte delle aziende.
D: A che punto è il percorso di trasformazione digitale? Qual è la domanda espressa dal mercato italiano?
R: Segnali positivi arrivano sia dalle pmi che dalle grandi aziende. Molte, come già detto, non hanno ancora un Plm, utilizzano un Pdm o poco più. Un limite. Ci si è resi conto che implementare un Plm ed estendere a tutta la popolazione aziendale le informazioni che tradizionalmente risiedono nei team r&d, negli uffici tecnici e, in generale, nell’area della progettazione, può portare a nuova produttività ed efficienza. E se da una parte è in atto un processo di democratizzazione delle informazioni, dall’altra cresce l’attenzione verso soluzioni di application lifecycle management per la gestione del software di prodotto. O, ancora, verso il service lifecycle management che consente la digitalizzazione dei servizi post-vendita. Non è una sorpresa: il margine maggiore gli oem lo fanno sui servizi e non più sul prodotto e questo spinge a investimenti su piattaforme che abilitano una servitizzazione.
D: Ma gli incentivi del piano transizione 5.0 fanno muovere nuovi investimenti?
R: Non ho visto incrementi guidati da questi interventi. Quando parlo con i clienti mi dicono che il piano di attuazione è abbastanza farraginoso. Complesso è soprattutto il processo di asseverazione del risparmio energetico. A questo si aggiunge il fatto che sono investimenti che generano molta insicurezza da parte degli imprenditori in quanto temono di avere contestazioni future.
D: Nel processo di trasformazione digitale è indispensabile avere la capacità di inserirsi all’interno di ambienti multivendor. Le soluzioni di Ptc hanno questa flessibilità?
R: Se c’è un elemento caratterizzante la nostra offerta è proprio l’apertura totale delle soluzioni. Il Plm lo abbiamo venduto ad aziende che utilizzando il nostro Cad ma anche a tante altre che hanno altre soluzioni e piattaforme di software industriale. L’apertura è poi l’elemento che caratterizza il software as a service, che rappresenta un nuovo paradigma Ptc.
D: Cambiare il modo in cui vengono fruite le applicazioni significa passare al software as a service. Come state procedendo in questo senso?
R: Tutte le nostre soluzioni stanno convergendo verso il cloud e il modello software as a service. È un passaggio epocale ed è già stato avviato. Da una parte Codebeamer (Alm) e Servicemax (Slm), Arena (Plm), Kepware (IoT), Vuforia (AR), le soluzioni cloud native frutto di acquisizioni avvenute negli ultimi anni, dall’altra le soluzioni storiche Cad Creo e Plm Windchill le quali integreranno progressivamente funzionalità Saas per poi diventare definitivamente applicazioni cloud native. È un processo che farà leva sulla tecnologia Atlas di Onshape, ereditata dall’acquisizione del 2019. Il vantaggio? I team di progettazione saranno in grado di collaborare in tempo reale, favorendo lo sviluppo incrementale di prodotti e funzionalità. Il risultato è la creazione di soluzioni più innovative, con un costo di proprietà ridotto e una maggiore efficienza complessiva.
D: Efficientare la supply chain per migliorare l’innovazione. Un modello perfetto per l’Italia, per antonomasia un paese basato su filiere industriali
Il digital thread permette di costruire un flusso di informazioni continuo, che si estende a tutte queste aree. Portando efficienza e migliorando le operation. Ne parliamo con Fabrizio Ferro, senior director, solutions consulting di Ptc, in occasione di Industria Italiana Summit.
R: Coinvolgere la supply chain a livello di progettazione è fondamentale per tutti coloro che mirano all’innovazione di prodotto. L’agile product development sfrutta la tecnologia dello streaming cloud Atlas per avere sessioni di lavoro condivise. Progettisti, fornitori, terze parti potranno aprire una sessione collaborativa Cad e lavorare contestualmente su un unico modello. Sarà possibile aprire una serie di possibili varianti dello stesso modello e definire quella che va poi prodotta e ingegnerizzata. Questa cosa si può fare solo in modalità software as a service che implementa funzionalità di streaming e abilita una nuova logica di fruizione dell’applicazione. Questo paradigma diventa un enabler tecnologico: consente di progettare prodotti più innovativi e ridurre il time to market, oltre che semplificare e ridurre i costi dell’IT legati ad aggiornamenti software e d’infrastruttura. Tradizionalmente, per qualsiasi upgrade, di versione o release, va verificata la compatibilità di tutte le stazioni di lavoro, un processo di analisi che può durare mesi. Con il cloud tutte queste operazioni diventano trasparenti e più rapide, liberando tempo e risorse per concentrarsi sull’innovazione.
D: Perché sta crescendo l’interesse verso soluzioni di application lifecycle management per la gestione del software in ambito manifatturiero?
R: Il software è ormai la parte più determinante di un prodotto. Un esempio è quello delle automobili, prodotto ormai software-defined. Ma anche una macchina ha ormai componenti gestiti da un software, si pensi agli organi di trasmissione, sistemi intelligenti che diventano sottoinsiemi di prodotto controllati da un software. E la pervasività del software aumenta la complessità di tutto il prodotto nelle sue diverse dimensioni, meccanica, elettronica ed elettrico. Mettere insieme le diverse distinte base per la produzione di un prodotto fatto di più componenti non è semplice. Diventa quindi importante la gestione del ciclo di vita del software. In settori come aerospace e automotive tutta questa complessità viene gestita dall’Alm. L’acquisizione di Codebeamer, (ndr soluzione sviluppata dalla tedesca Intland Software, azienda entrata in Ptc nel 2022), è la più produttiva che abbiamo compiuto negli ultimi 15, 20 anni. Fornisce strumenti per la gestione dei requisiti, la pianificazione dei progetti, il controllo delle versioni, il monitoraggio dei difetti, l’esecuzione di test e altro ancora.
D: Ci può spiegare in cosa consiste la collaborazione con Volkswagen?
R: La collaborazione, che coinvolge anche Microsoft, prevede lo sviluppo di un copilota di intelligenza artificiale generativa basato sulla sua soluzione di Alm Codebeamer. Codebeamer Copilot supporterà lo sviluppo software per i prodotti fisici, consentendo agli ingegneri del software di creare e gestire i requisiti di prodotto in modo più efficiente, oltre a testarli, validarli e rilasciarli con maggiore semplicità.
Questa collaborazione ha origine dall’adozione di Codebeamer da parte del Gruppo Volkswagen per supportare le attività di sviluppo e gestione del software per la prossima generazione di veicoli elettrici che saranno prodotti dal gruppo e dai suoi marchi. Questo accordo di fornitura strategica siglato con Volkswagen alla fine del 2023 ha rappresentato un passo significativo verso la semplificazione dei complessi processi di sviluppo dei prodotti, mirando a un’efficiente ingegneria del software e garantendo che per tutti i diversi veicoli prodotti siano gestite le fasi di pianificazione, test e rilascio dei relativi moduli software. Ciò migliora l’efficienza nella creazione e gestione dei requisiti di prodotto, dei test della validazione e rilascio delle diverse versioni.
D: E in ambito di intelligenza artificiale quali sono le novità?
R: Ci lavoriamo da tanti anni, come tutti. Manutenzione predittiva, analisi dei dati, tutto quello che riguarda la ricerca di correlazioni sui big data, il design generativo, ormai parte integrante di Creo, e ora i copilot. È uno degli argomenti più caldi. Il rischio è sviluppare soluzioni che possano rapidamente diventare obsolete e soprattutto non generare valore mentre i clienti vogliono soluzioni quick win, che portino a risultati nell’immediato. Bisogna quindi sviluppare soluzioni che abbiano obiettivi molto precisi. Ecco, dunque, che dal confronto con i clienti abbiamo deciso di focalizzare l’IA su ingegneria, manufacturing e service, con copilot dedicati a ciascuno dei tre diversi ambienti. Il primo disponibile è associato a Servicemax, la piattaforma per la gestione degli interventi di manutenzione on field. Nel momento in cui un cliente fa una richiesta ci sono già una serie di chatbot che sfruttano la genAI per aiutare l’operatore a risolvere i problemi. Sulla componente servizi verranno poi rilasciate altre soluzioni con IA integrata, come ad esempio quelle dedicate all’ottimizzazione del magazzino. Tecnologia copilot che si estenderà nel corso del 2025 all’area Plm e Alm, come nel caso di Volkswagen.
D: La realtà virtuale è da sempre considerata un vostro punto di forza? Ma è diventata una tecnologia mainstream? A vedere i reparti non si trova tanta gente che indossa visori digitali…
R: Per quanto ci riguarda l’AR non ha generato il fatturato che ci si aspettava. C’è innanzitutto un problema di sicurezza legato all’utilizzo dei device. La diffusione di massa nei reparti produttivi non è ancora avvenuta, ma sono convinto che prima o poi accadrà. In questi giorni ho incontrato un cliente che la utilizza per assemblaggio di misura. Ebbene, mi raccontano che con questa soluzione sono riusciti a risparmiare 6 milioni per l’acquisto di un robot che avrebbe dovuto svolgere le stesse operazioni. Insomma, per l’AR esiste una ragion d’essere in ambito manifatturiero. Certo, c’è preoccupazione per l’annuncio di Microsoft che ha affermato di sospendere la produzione Hololens 2. Il supporto software continuerà fino al 2027, ma sarà limitato esclusivamente agli aggiornamenti critici di sicurezza e alle correzioni di eventuali gravi bug. L’annuncio di una nuova versione del visore non sembra dietro all’angolo, anche se Microsoft ha anticipato che un domani, con le giuste condizioni, potrebbe decidere di tornare sui suoi passi.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link