“Pd rafforzato ma in un gioco a somma zero con M5S

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Il prossimo sarà un week end ad alto tasso di centrismo, proprio quello che finora – per diversi analisti e forse elettori – scarseggia nel centrosinistra. Due convegni paralleli, con interventi che si sfiorano e relatori che si conoscono da lungo tempo, nel primo quasi tutti cattolici e nel secondo con un equilibrio tra laici e cattolici.

A Milano nasce “Comunità Democratica”, ospiti Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti, Graziano Delrio, e il battesimo politico dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini. A Orvieto si terrà l’assemblea annuale di “Libertà Eguale”, organizzata da Stefano Ceccanti, Giorgio Tonini, Enrico Morando, Claudia Mancina, Michele Salvati. Guest Star: Paolo Gentiloni, appena rientrato da Bruxelles. In collegamento, forse, Lorenzo Guerini. BeeMagazine ne parla con Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare del Pd.

Stefano Ceccanti – Foto dal sito internet dell’ex senatore
Il vostro obiettivo è contare di più dentro il Pd?

“Libertà Eguale” ha 25 anni di vita e si muove nell’ambito dell’intero centrosinistra riformista, non è una corrente del Pd, anche se una maggioranza degli aderenti è più vicina al Pd. Il punto è far pesare di più le idee riformiste in tutto il centrosinistra, evitando derive minoritarie corbyniane.

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Il momento politico è interessante: tramontati i progetti di Matteo Renzi e Carlo Calenda, si tratta appunto di dare rappresentanza all’area centrista e riformista a sinistra. Come e quale può essere il vostro ruolo?

Dieci anni fa moriva il grande studioso Maurice Duverger che ha tanto influito anche sul centrosinistra italiano. Duverger distingueva una nozione dinamica di centro e una statica. Quella dinamica era intesa come attenzione agli elettori centrali, all’insieme del Paese, anche a chi si astiene o all’ultimo momento vota per lo schieramento avverso. Questa è la logica riformista, il governo verso il centro, al centro. C’è però anche una nozione negativa, quella del governo attraverso partitini di centro, che tende verso la palude, l’inazione e che scollega consenso, potere e responsabilità.

I partitini di centro sono la palude?

Abbiamo sperimentato la palude nella fase finale del primo sistema dei partiti e a cui ha reagito la stagione referendaria che ha imposto regole coerenti per la democrazia governante in Comuni e Regioni, mentre per il livello nazionale si è agito solo sulle regole elettorali, peraltro in modo incoerente. Siamo interessati a lavorare per un centrosinistra che occupi in modo dinamico il centro, siamo contrari a posizioni politiche e istituzionali che ci riportino verso la palude.

In contemporanea si terrà l’evento di “Comunità Democratica” con Prodi, Castagnetti, Delrio, Ruffini. Paolo Mieli sul “Corriere” si è posto il tema di questa concorrenza. Quali sono le differenze e quali le convergenze?

Le convergenze sono sull’analisi del deficit di attrattività del centrosinistra oltre i propri confini, anche da parte di energie nuove che si muovono in alcune aree giovanili, comprese alcune esperienze cattoliche. Resto però affezionato a due idee di fondo che condividono in maniera secca coloro che vengono a Orvieto. La prima è lo slogan dei cattolici liberali dell’800, “cattolici col papa, liberali con lo Statuto”. Dalle esperienze forti, anche religiose e spirituali si traggono motivazioni, ma non soluzioni immediate. La seconda era quella del filosofo personalista Emmanuel Mounier che già all’indomani della Seconda Guerra Mondiale invitava tutti i personalisti, cristiani e non, a individuare un terreno politico comune, quello della “sinistra non comunista”, anziché dividersi sulla base di fratture anacronistiche.

Con sincerità: la leadership di Elly Schlein ha spostato il partito sull’asse dell’alleanza-competizione con i Cinquestelle? Si pone un tema di riequilibrio al centro?

Sotto la leadership di Elly Schlein il Pd si è indubbiamente rafforzato, ma sostanzialmente in un gioco a somma zero coi propri alleati. A più di due anni dalle elezioni politiche i rapporti di forza nel Paese restano gli stessi e questo è un problema perché altrove non succede. Il rafforzamento del Pd comporta una stabilizzazione della leadership di Schlein, ma se si vuole andare oltre al gioco a somma zero bisogna muoversi verso elettori centrali ed astenuti. Va bene contrastare gli eccessi di panpenalismo della legislazione securitaria del governo, ma la sicurezza è anch’essa una priorità, non solo il ridisegno del welfare. Una difesa europea efficiente contro le autocrazie è una priorità sci teniamo ai nostri standard di diritti e libertà.

A sinistra serve un federatore o il titolo di candidato premier, sulla base dei numeri, è di Schlein?  

Esiste un partito maggiore che è arrivato quasi al 25%, a partire da primarie aperte per la leadership. Rebus sic stantibus il problema non si pone, spetta a Schlein che però deve trovare i modi di espandere ulteriormente il consenso.

Al di là delle alchimie, come si fa a rendere il campo di centrosinistra concretamente alternativo alla maggioranza di Giorgia Meloni? 

Di questo parliamo appunto a Orvieto, sia con la relazione di Claudia Mancina, sia con le sessioni sull’Unione Europea e sulle istituzioni. Parleremo dopo delle idee emerse.

Vede un ruolo – e quale – per Ruffini?

Peno che nella stesura di un programma aggiornato di centrosinistra ci sia posto per Ruffini e per quanti hanno accumulato una concreta cultura di governo.

 

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Federica FantozziGiornalista



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