Come tutelarsi per non perdere la NASPI

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La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto nuove regole per la NASpI. Scopri come tutelarti e non perdere il diritto alla disoccupazione se non hai maturato 13 settimane di contributi presso la nuova azienda.

La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è un’indennità mensile di disoccupazione riconosciuta ai lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro. La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto nuove regole per l’accesso alla NASpI, in particolare per chi si dimette volontariamente, trova un altro posto di lavoro ma viene poi licenziato. In questo articolo, vedremo come tutelarsi e non perdere il diritto alla NASpI anche senza aver maturato 13 settimane di contributi presso l’ultimo datore di lavoro.

NASpI: i requisiti per ottenerla

Per ottenere la NASpI, è necessario soddisfare i seguenti requisiti:

  • perdita involontaria dell’occupazione: ciò avviene in caso di licenziamento economico o disciplinare, dimissioni per giusta causa (ossia per una grave violazione del contratto posta dal datore di lavoro), risoluzione consensuale del rapporto di lavoro presso la DTL (Direzione Territoriale del Lavoro), dimissioni a seguito di rifiuto a trasferirsi presso altra sede della stessa azienda distante più di 50 chilometri dalla residenza del lavoratore e/o mediamente raggiungibile con i mezzi pubblici in 80 minuti o più;
  • aver versato almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la perdita dell’occupazione;
  • fornire la propria dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro: la cosiddetta DID viene presentata insieme alla domanda di erogazione della NASpI e il lavoratore verrà convocato presso il Centro per l’Impiego, ove stipulerà il patto personalizzato o altre forme di partecipazione a misure di politica attiva del lavoro.

Nuova regola: 13 settimane di contributi con l’ultimo datore di lavoro

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto una nuova regola che riguarda chi si era dimesso volontariamente, poi aveva trovato un nuovo lavoro e infine viene licenziato. In questo caso, per ottenere la NASpI, è necessario aver maturato almeno 13 settimane di contributi non nell’ultimo quadriennio, bensì presso l’ultimo datore di lavoro.

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La stessa regola non si applica, invece, a chi viene licenziato sia dal primo che dal secondo datore di lavoro.

Mario si dimette dal suo lavoro e trova un nuovo impiego. Dopo due mesi, viene licenziato per giustificato motivo oggettivo. Non avendo maturato 13 settimane di contributi presso l’ultimo datore di lavoro, Mario non avrà diritto alla NASpI.

Come tutelarsi: il patto di stabilità

Per evitare di perdere la NASpI in queste situazioni, è fondamentale stipulare un patto di stabilità con il nuovo datore di lavoro. Il patto di stabilità è un accordo che impegna il datore di lavoro a non licenziare il dipendente prima di un certo periodo di tempo, pena il risarcimento. Tale arco temporale “protetto” potrà, quindi, essere di almeno 13 settimane, in modo da coprire il periodo di contribuzione minimo richiesto dalla legge per ottenere la NASpI.

In cosa consiste il patto di stabilità?

È possibile che un patto di stabilità sia a favore:

  • del datore di lavoro: in questo caso, il dipendente si impegna, dietro corrispettivo adeguato, a non dare le dimissioni prima di un certo periodo;
  • del dipendente: il datore di lavoro si impegna a non licenziarlo, o a non porre altrimenti fine al rapporto, prima di una data prefissata.

La parte che recede anticipatamente dovrà risarcire il danno all’altra: solitamente ciò avviene in base ad una clausola contenuta nel patto stesso che predetermina l’ammontare dovuto.

Questo tipo di accordo può essere visto come una forma di tutela della stabilità del rapporto di lavoro, garantendo al lavoratore una certa sicurezza occupazionale. La giurisprudenza ha riconosciuto che la stabilità del rapporto di lavoro può essere garantita da disposizioni che subordinano la legittimità del licenziamento a circostanze oggettive e predeterminate, così lasciando al giudice il potere di rimuovere gli effetti di un licenziamento illegittimo.

Come non perdere il diritto alla NASpI

Per non perdere la NASpI, a seguito dell’introduzione delle nuove regole, è quindi necessario che il patto di stabilità sia concordato tra le parti al momento della stipula del contratto di lavoro o anche successivamente all’assunzione, ma sempre mediante un accordo scritto.

In particolare, per salvaguardare il diritto alla NASpI l’accordo deve prevedere:

  • una durata minima del nuovo rapporto di lavoro di 13 settimane, corrispondente al requisito contributivo per la NASpI;
  • l’impegno del datore di lavoro a non licenziare il dipendente prima della scadenza del patto, salvo casi eccezionali (es. giusta causa);
  • la previsione di un risarcimento in caso di licenziamento anticipato (ossia prima della scadenza del patto). Il risarcimento può essere commisurato alle mensilità di NASpI che il dipendente avrebbe percepito se avesse maturato i requisiti.

Mario, prima di dimettersi dal suo vecchio lavoro, stipula un patto di stabilità di 13 settimane con il nuovo datore di lavoro. Se viene licenziato prima della scadenza del patto, l’azienda dovrà risarcirlo con un importo pari alle mensilità di NASpI perse.

Il patto di stabilità è obbligatorio?

Il patto di stabilità non è obbligatorio. È un accordo che le parti possono liberamente sottoscrivere a favore dell’una, dell’altra o di entrambe. Tuttavia, è fortemente consigliato a chi si dimette da un lavoro per tutelarsi dal rischio di perdere la NASpI in caso di licenziamento dal nuovo datore di lavoro.

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