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Nel breve termine svetta la disinformazione, mentre i pericoli ambientali dominano l’orizzonte di dieci anni. Il World Economic Forum: quadro cupo, necessaria più cooperazione
Sono le guerre il rischio globale immediato più urgente per l’anno appena iniziato. La disinformazione e la diffusione di notizie false si piazzano invece al primo posto tra i pericoli a breve termine, mentre le minacce ambientali dominano l’orizzonte di lungo periodo. È quanto emerge dal Global Risks Report 2025 del World Economic Forum, realizzato in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance, che nella sua ventesima edizione fotografa “un quadro piuttosto cupo per il decennio a venire” e un mondo “sempre più frammentato, in cui le crescenti sfide geopolitiche, ambientali, sociali e tecnologiche minacciano la stabilità e il progresso”.
Il rapporto di Davos rivela infatti che quasi due terzi degli oltre 900 esperti, politici e business leader intervistati prevedono un panorama globale “turbolento” entro il 2035. E oltre la metà si aspetta “una certa instabilità” nei prossimi due anni, a testimonianza della diffusa frattura della cooperazione internazionale. Inoltre, sebbene i rischi economici abbiano un rilievo meno immediato nei risultati di quest’anno, rimangono comunque una preoccupazione, interconnessa con le tensioni sociali e geopolitiche.
Le proiezioni di lungo periodo segnalano poi sfide ancora più grandi e si prevede che i meccanismi di collaborazione dovranno affrontare pressioni crescenti. I rischi sociali, come la disuguaglianza e la polarizzazione all’interno delle società, occupano un posto di rilievo nella classifica a breve e a lungo termine. Inoltre, le crescenti preoccupazioni per le attività economiche illecite, l’aumento del debito e la concentrazione di risorse strategiche evidenziano vulnerabilità che potrebbero destabilizzare l’economia globale. “Tutti questi problemi rischiano di esacerbare l’instabilità interna e di erodere la fiducia nei governi, complicando ulteriormente gli sforzi per affrontare le sfide globali”, evidenzia il documento.
La classifica dei rischi
Se i conflitti armati tra Stati sono per quasi un quarto degli intervistati la preoccupazione maggiore per il 2025, per il secondo anno consecutivo misinformazione e disinformazione restano i principali rischi di breve periodo, cioè da qui a due anni. Con gli esperti che sottolineano come “la persistente minaccia alla coesione sociale e ai sistemi governance vada erodendo la fiducia ed esacerbando le divisioni all’interno e tra le Nazioni”. Altre minacce rilevanti di breve periodo sono gli eventi meteorologici estremi, la polarizzazione sociale, lo spionaggio informatico e, ancora, le guerre.
I rischi ambientali svettano tra le paure da qui a dieci anni, con eventi meteorologici estremi, scomparsa della biodiversità e collasso degli ecosistemi, cambiamenti critici dei sistemi terrestri e scarsità di risorse naturali in cima alla classica. Il quinto rischio ambientale per rilevanza è l’inquinamento, percepito come minaccia significativa anche nel breve termine. E il sesto posto nel ranking di breve periodo riflette la consapevolezza crescente dei gravi impatti sulla salute e sull’ecosistema di un’ampia gamma di inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Nel complesso, gli eventi meteorologici estremi sono indicati come pericoli sia immediati sia nel breve sia nel lungo periodo. Inoltre l’organizzazione sottolinea come “tutti i 33 rischi identificati nel ranking aumentino di gravità nel lungo periodo, riflettendo le preoccupazioni degli intervistati circa l’aumento della frequenza o dell’intensità di queste minacce nel corso del prossimo decennio”.
Un decennio decisivo: aumentare la collaborazione
Mentre le divisioni si acuiscono e la frammentazione ridisegna gli scenari geopolitici ed economici, il report evidenzia quindi come la necessità di una cooperazione globale efficace non sia mai stata così urgente. Tuttavia, con il 64% degli esperti che prevede un ordine globale frammentato e caratterizzato dalla competizione tra medie e grandi potenze, il multilateralismo si trova ad affrontare tensioni notevoli. Solo che, si legge, “il ripiegarsi su se stessi non è una soluzione praticabile”. “Il decennio che ci attende rappresenta un momento cruciale per i leader, che dovranno gestire rischi complessi e tra loro interconnessi, affrontando i limiti delle strutture di governance esistenti”, è l’avvertimento. Per evitare una spirale di instabilità, e ricostruire invece la fiducia, migliorare la resilienza e garantire un futuro sostenibile e inclusivo per tutti, secondo il Wef le Nazioni dovrebbero dare priorità al dialogo, rafforzare i legami internazionali e favorire le condizioni per una rinnovata collaborazione.
Per Mirek Dušek, managing director del World Economic Forum, le crescenti tensioni geopolitiche, l’erosione della fiducia globale e la crisi climatica stanno mettendo a dura prova il sistema globale come mai prima d’ora. “In un mondo segnato da divisioni sempre più profonde e rischi a cascata, i leader globali hanno una scelta: promuovere la collaborazione e la resilienza o affrontare un’instabilità crescente. La posta in gioco non è mai stata così alta”, ha avvertito.
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