Criminalità a Padova, il prefetto: «Istituiamo le zone rosse». È la prima città in Veneto

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di
Davide D’Attino

Il prefetto Forlenza: «Dossier al questore». Si tratta di applicare le nuove norme volute da ministro dell’Interno Piantedosi. Il sindaco Giordani: «Si decide insieme»

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Se nei giorni scorsi i suoi colleghi di Venezia (Darco Pellos) e di Treviso (Angelo Sidoti) avevano mostrato una certa prudenza, uno valutandone l’adozione soltanto in determinati periodi dell’anno e l’altro preferendo parlare di aree «ad alta sorveglianza», il prefetto di Padova, Giuseppe Forlenza, è andato subito al punto, di fatto annunciando l’istituzione delle cosiddette zone rosse. Cioè quei luoghi cittadini in cui, su indicazione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, può essere disposto il divieto di accesso a soggetti ritenuti «pericolosi» o che risultano denunciati o condannati (anche con sentenza non definitiva) per reati contro la persona o il patrimonio.

La nota

Aree, insomma, in cui è prevista un’applicazione più tempestiva e severa del Daspo urbano, strumento che, proprio a Padova, è già in vigore da più di sei anni all’interno delle mura cinquecentesche. Malgrado nove giorni fa, in un’intervista al nostro giornale, avesse definito il provvedimento «non necessario», martedì 14 gennaio il prefetto Forlenza ha appunto chiesto al questore Marco Odorisio «di individuare e delimitare le aree più adatte e più bisognose di interventi eccezionali – si legge nella nota diffusa da Palazzo Santo Stefano – partendo da quelle già da mesi oggetto di sistematici controlli interforze». Quindi, «i risultati dell’istruttoria e l’individuazione delle aree saranno oggetto di analisi condivisa in sede di Cosp (il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, ndr), anche alla presenza dei rappresentanti degli enti locali interessati dagli eventuali provvedimenti istitutivi delle cosiddette zone rosse». 




















































Il commento

«Il ministero dell’Interno – ha poi commentato lo stesso Forlenza – ci ha dotato di un nuovo e utile strumento col quale incidere nelle aree maggiormente esposte ai fenomeni di criminalità diffusa. E dunque all’esito delle analisi delle forze di polizia e dopo aver condiviso i risultati dell’istruttoria con gli enti locali interessati – ha spiegato il prefetto di Padova, in carica da poco più di tre mesi – si valuterà l’adozione dei provvedimenti necessari a istituire le cosiddette zone rosse. È infatti nostro dovere supportare l’eccellente lavoro delle forze di polizia con ogni strumento, al fine di migliorare il senso di sicurezza dei cittadini».

Quali sarebbero

In sostanza, a meno d’imprevedibili dietrofront, Padova si appresta a diventare la prima città del Veneto in cui troveranno applicazione le nuove misure introdotte dal ministro Piantedosi. Già, ma dove potrebbero essere istituite queste zone rosse? Di certo nell’area della stazione ferroviaria, cioè il comparto delimitato dal cavalcavia Borgomagno, via Gozzi, via Trieste e viale Codalunga, poi nei quartieri Arcella, Stanga e Guizza, poi ancora nelle tre principali piazze del centro storico (Erbe, Frutti e Signori) e dopo nel rione universitario del Portello e lungo gli argini del canale Piovego. 

Bene, e il sindaco Sergio Giordani (al timone da sette anni e mezzo a capo di una coalizione di centrosinistra) che ne pensa? «Il prefetto – si è limitato a dire, facendo forse trasparire una certa sorpresa – ha correttamente annunciato un Cosp. E quindi, in quella sede avremo modo di capire meglio lo strumento e portare il nostro contributo». Di tutt’altro avviso, invece, il senatore leghista padovano Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia: «Appoggio la decisione del prefetto, ogni iniziativa che punta ad aumentare la sicurezza delle persone e facilitare il lavoro delle forze dell’ordine è benvenuta». Per la cronaca, negli ultimi tre mesi, nelle sole quattro città in cui le zone rosse sono già in vigore (Milano, Bologna, Firenze e Napoli), sono stati complessivamente controllati quasi 25 mila soggetti ed emessi circa 230 ordini di allontanamento. 

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