Ci sono ancora centinaia di persone intrappolate nella miniera abusiva a Stilfontein, in Sudafrica

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A Stilfontein, una cittadina circa 150 chilometri a sudovest di Johannesburg, in Sudafrica, centinaia di persone sono bloccate da diversi mesi in una miniera d’oro illegale. Le operazioni di soccorso ufficiali sono iniziate soltanto tre giorni fa perché fino a quel momento le autorità avevano adottato un’altra tattica: costringere i minatori a uscire interrompendo l’arrivo di cibo e acqua. Nel frattempo molte persone sono morte e altre sono diventate troppo deboli per riuscire a risalire con le proprie forze.

Da lunedì sono state portate in superficie 92 sopravvissuti e 60 corpi, ma è probabile che ci vorranno giorni o settimane per tirarli fuori tutti, perché la struttura che i soccorsi stanno utilizzando permette di trasportarne un massimo di 10 alla volta.

Non si sa con certezza quanti siano ancora intrappolati nella miniera dismessa: secondo un gruppo locale per la tutela dei diritti dei minatori (Comunità interessate dalle miniere unite in azione, MACUA) sarebbero almeno 400 le persone ancora in vita e almeno un centinaio i morti. Non si sa nemmeno esattamente da quanto tempo siano lì: alcuni familiari hanno detto ai giornali che sarebbero scesi addirittura a luglio dell’anno scorso.

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È certo comunque che i minatori siano completamente bloccati da novembre, quando le autorità avevano deciso di tagliare le corde utilizzate per scendere e salire e bloccare l’invio di aiuti. La ministra della Presidenza, Khumbudzo Ntshavheni (che si occupa di diverse cose per conto del presidente del Sudafrica), disse all’epoca che il governo non aveva intenzione di aiutarli perché li considera «criminali», e «i criminali non vanno aiutati». Allora si erano attivati gruppi di volontari che erano riusciti a inviare qualche scorta di cibo.

Negli ultimi mesi il governo sudafricano è stato molto criticato per questo approccio. Molte delle persone bloccate sono lavoratori migranti senza troppe alternative lavorative, che erano scesi nella miniera abusiva nel tentativo di recuperare i residui di oro e sostentare le famiglie nel paese d’origine. A dicembre MACUA aveva avviato una causa per costringere le autorità provinciali e la polizia a ricominciare a inviare cibo e altri aiuti, ma l’aveva persa e si era quindi rivolto alla Corte costituzionale. Sostiene in ogni caso che le operazioni di soccorso per tirarli fuori sarebbero dovute iniziare mesi fa.

La miniera di Buffelsfontein è profonda circa 2,5 chilometri, è su più livelli e ha diversi ingressi collegati da tunnel: i minatori che in questi mesi sono riusciti a uscire hanno compiuto percorsi faticosi e pericolosi. All’uscita sono stati arrestati per estrazione illegale e invasione di proprietà dopo aver ricevuto le prime cure mediche. La paura dell’arresto era il motivo per cui inizialmente molti di loro avevano deciso di restare nella miniera, nella speranza di riuscire a sfuggire alle autorità.

Una foto delle manifestazioni dello scorso novembre, quando familiari e amici dei minatori si erano radunati attorno alla miniera per protestare contro la decisione del governo di bloccare i rifornimenti, 15 novembre 2024 (AP Photo/Denis Farrell)

Lunedì MACUA ha diffuso due video registrati da minatori che sono riusciti a uscire: mostrano i corpi avvolti nella plastica di decine di persone e alcuni uomini evidentemente denutriti. In uno dei video si sente un uomo dire: «Questa è fame. Le persone stanno morendo di fame. Per favore aiutateci, portateci cibo o tirateci fuori».

Le miniere illegali sono piuttosto comuni in Sudafrica, e le persone che ci lavorano vengono chiamate “zama zama” (“cogli l’occasione”, in lingua zulu): si spingono dentro le miniere abbandonate per recuperare eventuali residui dei materiali preziosi che venivano estratti lì prima che fossero dismesse. Si stima che nel paese siano più di 50mila. Spesso vanno giù con l’idea di restare diversi mesi, portando con sé generatori, cibo, acqua e altro materiale utile, ma contano sul fatto che alcuni di loro tornano in superficie per recuperare altre scorte.

L’approccio utilizzato dalle autorità a Stilfontein è parte di una più ampia operazione iniziata nel 2023 contro le estrazioni illegali, che ogni anno causano grosse perdite economiche allo stato e al settore privato delle estrazioni legali, oltre che danni all’ambiente e alle comunità circostanti.

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