Crisi migratoria: l’Algeria ha espulso nel 2024 oltre 31 mila migranti verso il Niger
Secondo Alarme Phone Sahara si tratta di un numero record, suscitando forti critiche per le condizioni brutali delle operazioni. Frontex, invece, segnala un calo degli arrivi in UE, con Meloni che attribuisce il risultato agli accordi con i paesi di origine. Mons. Perego, della Fondazione Migrantes, critica le politiche migratorie italiane, chiedendo un approccio più equilibrato e rispettoso dei diritti
Secondo Alarme Phone Sahara nel 2024, Algeri ha espulso oltre 31mila persone migranti verso paese saheliano, suscitando forti critiche per le condizioni brutali delle operazioni.
Frontex, invece, segnala un calo degli arrivi in UE, con Meloni che attribuisce il risultato agli accordi con i paesi di origine. Mons. Perego critica le politiche migratorie italiane, chiedendo un approccio più equilibrato e rispettoso dei diritti.
L’Algeria ha effettuato un numero record di espulsioni di migranti verso il Niger nel 2024 , secondo i dati allarmanti della ong Alarme Phone Sahara (APS).
Diverse migliaia di migranti irregolari provenienti dal Niger e da altri paesi africani, tra cui bambini e donne, sono stati respinti al confine. «Almeno 31.404 persone (…) sono state espulse dall’Algeria verso il confine con il Niger nel corso del 2024», ha dichiarato Alarme Phone Sahara in un comunicato stampa.
Questo dato supera di gran lunga quello degli anni precedenti, compreso quello del 2023, quando furono registrati 26.031 sfratti.
Queste espulsioni, spesso descritte come brutali dalla ong, avvengono in condizioni difficili e mettono in pericolo la vita dei migranti. Le persone arrestate, soprattutto nelle città o alla frontiera tunisina, vengono raggruppate prima di essere trasportate su camion in Niger.
Crisi tra Algeria e Niger
Queste pratiche hanno provocato forti reazioni da parte delle autorità nigerine che hanno più volte denunciato la natura violenta di queste operazioni di rimpatrio. I migranti rimpatriati spesso incontrano notevoli difficoltà a sopravvivere nel deserto.
Inoltre, lo stesso Niger si trova ad affrontare un significativo afflusso di migranti dalla Libia, un altro paese di transito verso l’Europa.
Ambasciatore algerino convocato
L’ambasciatore algerino è stato convocato dai leader nigerini nell’aprile 2024 per denunciare la brutalità delle operazioni di rimpatrio. Una denuncia infondata secondo le autorità algerine.
Di fronte a questa situazione, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) sta lavorando per fornire assistenza ai migranti bisognosi. La recente abrogazione da parte del Niger di una legge che criminalizza il traffico di migranti potrebbe incoraggiare più persone a tentare la traversata del deserto, nonostante i rischi connessi.
Frontex, calo degli arrivi
Sul tema dei migranti sono stati resi noti ieri, 14 gennaio, dall’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) i dati sugli attraversamenti irregolari delle frontiere dell’Unione Europea nel 2024.
E rivelano un calo del 38%, il più basso dal 2021, quando gli impatti della pandemia erano ancora evidenti. Frontex ha dichiarato che il calo è stato determinato da una riduzione del 59% delle partenze dalla Tunisia e dalla Libia.
Meloni e gli accordi con i paesi di origine
Ne ha approfittato la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni per intestarsi questo “successo”. Frutto, a suo dire, degli accordi con i paesi di origine dei migranti, come la Tunisia e la Libia, che hanno frenato alla fonte e la creazione di hub migratori in paesi terzi per l’esame delle domande di asilo all’esterno.
Si è scordata di ricordare l’esperienza, al momento fallimentare, dei centri di accoglienza per migranti albanesi da 800 milioni di euro.
La reprimenda di mons. Perego
Ma sulla politica migratoria del governo Meloni è intervenuto ancora una volta mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della CEMI e della Fondazione Migrantes della CEI.
In un editoriale pubblicato da Migranti Press, si chiede se «la cooperazione internazionale realizzata dal nostro paese con il nuovo Piano Mattei/Meloni in nove paesi africani (Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d’Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya) conserva le caratteristiche di funzione sociale, di mutuo aiuto, cioè di collaborazione alla pari, “senza fini di speculazione privata”?».
Domandosi ancora «quale valore aggiunto possano avere le poche risorse messe a disposizione. Si parla di 600 milioni di euro per il 2025, a fronte di un continente che necessiterebbe di 500 miliardi di dollari, per garantire accesso all’energia a tutta la popolazione, e di 438 miliardi di dollari per investimenti entro il 2030».
La sua posizione è che «se le politiche sull’immigrazione e le politiche sulla cooperazione non camminano insieme, contrapponendo il diritto di migrare con il diritto di rimanere nella propria terra e non tutelando entrambi, si annullano, aggravando la situazione dei migranti e dei paesi d’origine».
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