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Trump non scherza: vuole il Canada. E anche la ghiacciata Groenlandia che appartiene alla Danimarca. Fa sul serio e, quando gli hanno chiesto se intendesse usare la pressione militare, ha risposto con sorridente faccione angelico (il nuovo look da quando ha vinto le elezioni e si sente già nello Studio Ovale): “Pressione militare? E perché? Basta un ragionamento economico: il Canada è un paese amico, anzi fratello, e anche io ho un sacco di amici in Canada. Ma i due Stati di lingua inglese – essendo separati, quando potrebbero essere uniti – sperperano risorse per spese inutili come la frontiera e la sicurezza, che potrebbero essere usate per produrre ricchezza comune”.
I rapporti mai amichevoli tra Usa e Canada
Background: chi conosce Usa e Canada lo sa. I due popoli americani confinanti e di lingua inglese non si sono mai veramente amati fin dai tempi della Rivoluzione americana, quando il Canada era come la Vandea durante la Rivoluzione francese: tutti i coloni contrari all’indipendenza e fedeli a Re Giorgio fuggirono in Canada per organizzare la resistenza, e gli americani tentarono di farla finita con una nuova guerra per prendere il Canada e indebolire l’Inghilterra. Ma andò male ai rivoluzionari nel 1812, quando gli inglesi arrivavano a ondate per bombardare Washington e da quel massacro nacque l’inno degli Stati Uniti “The Star Spangled Banner”. Inglesi e canadesi massacrarono i marinai americani impiccandone i comandanti sulle navi catturate, e l’inimicizia che ne scaturì fu secolare e sprezzante verso “i traditori canadesi”.
Pochi ricordano che Winston Churchill, il primo ministro britannico durante la Seconda guerra mondiale, nei primi anni del Novecento considerava inevitabile un nuovo conflitto con gli americani. Poi ci fu la Grande Guerra, vinta con un colpo di scena dagli Usa. Lo stesso Churchill (con i sudditi canadesi) implorò vanamente Roosevelt affinché gli Stati Uniti entrassero in guerra al fianco dell’Impero britannico. Ma Roosevelt non ne volle sapere (pur inviando generosi convogli di viveri e armi), finché non fu Hitler a dichiarare guerra agli Usa, così costretti a mandare un primo contingente nell’Africa del Nord composto di truppe male addestrate e derise dagli impeccabili canadesi agli ordini del maresciallo Montgomery. E nell’immediato Dopoguerra si svolse un regolamento di conti tra servizi americani e inglesi (e canadesi), perché i primi sostenevano che i britannici fossero infiltrati dai sovietici grazie alla defezione di Kim Philby e degli altri aristocratici di Eton, segretamente agenti russi.
Il malessere del Canada oggi
Tuttavia i canadesi addestrarono con condiscendenza gli americani, prima che l’India diventasse indipendente e l’Impero britannico – il più grande di tutti i tempi – crollasse come un castello di carta. E fu in conseguenza di quel crollo che il Canada si ritrovò da solo, come uno sterminato e disabitato Belgio. Oggi è un paese povero che cresce demograficamente solo grazie agli immigrati, con una popolazione di circa 40 milioni e un forte malessere sociale perché il welfare non funziona, i prezzi immobiliari in 40 anni sono cresciuti del 335% mentre i salari solo del 135.
Oltre al problema del Québec francofono – che i lettori della “Versione di Barney” di Mordecai Richler ricordano come il trionfo del poeticamente corretto, ormai woke – e con l’ossessione ecologica non condivisa dagli immigrati, che vogliono solidi posti di lavoro. Così sale la tensione sociale e scende il consenso per i moderati di sinistra. Con Justin Trudeau che dopo un decennio si è dimesso imponendo al paese elezioni anticipate, che prevedibilmente vedranno la vittoria dei conservatori, contrari alla politica delle porte spalancate all’immigrazione mediterranea (specialmente siriana) che ha prodotto un trauma sociale.
L’offerta di Trump e il risparmio di centinaia di miliardi
Si può dire che l’offerta che Trump fa a Ottawa ha un senso: uniti, i due popoli di lingua inglese possono risparmiare centinaia di miliardi, oggi gettati al vento in spese di sicurezza e doppioni amministrativi. Non si conosce per ora l’idea dell’ingegneria federativa, ma è certo che i canadesi ci stanno pensando. E questa è la ragione delle improvvise dimissioni del primo ministro liberale Trudeau, che non vuole passare alla storia come colui che consegna il Canada a Trump (per cui ha un odio profondo e ricambiato).
Negli Stati Uniti circolano le carte geografiche di questo possibile unico territorio, dal confine messicano alla Groenlandia unendo Stati Uniti a Canada all’Alaska, fino a includere quella che dai tempi di Carlo Magno a quelli del Petrarca era la Green Land. La terra verde delle foreste da cui i vichinghi traevano legname per le navi con cui conquistarono l’Europa, noti come gente del Nord, i Normanni che scoprirono anche l’America lasciando tracce delle loro sepolture proprio in Canada. Che tutto ciò accada e si faccia, come e quando, lo vedremo nei 4 anni di presidenza Trump.
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