Regione, Laricchia apre sul caso bilancio: «Pronta a modificare la legge sulle nomine, ma non a neutralizzarla»

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BARI – Dunque, sì. Sì alla possibilità di intervenire con modifiche al testo «per rendere più semplice la fase applicativa» della legge sulle nomine. Ma anche, no. No se l’emendamento che verrà predisposto dalla maggioranza «ha l’obiettivo di neutralizzare» l’articolo 244 del bilancio 2025, quello con cui la grillina Antonella Laricchia ha aperto il caso alla Regione: l’emendamento, prima dichiarato respinto e poi approvato, rischia di paralizzare l’attività politica. Ma anche di spostare semplicemente le scelte relative a società partecipate e incarichi dal presidente della giunta ai partiti che siedono in Consiglio.

La norma è stata presa quasi con il copia e incolla da una legge della Toscana, dove però la suddivisione delle competenze sulle nomine tra giunta e Consiglio è stata stabilita nello statuto. Laricchia riconosce che, partito dal suo input, l’idea è stata sviluppata sul lavoro di un’altra Regione. «Nella scorsa legislatura – dice – chiesi al nostro ufficio legislativo di scrivere una norma per rendere le nomine più trasparenti e partecipate, guardando come da prassi quello che si fa nelle altre Regioni. Sicuramente quella toscana fu una base, perché esiste, non è stata impugnata e funziona bene, ma sono certa che sia stata guardata anche un’altra legge». Il problema (si veda l’articolo in basso) è appunto nel fatto che la Toscana ha un principio relativo alle nomine inserito nello Statuto, ed è a quello che ha agganciato la sua legge. «In Puglia – risponde la grillina barese – abbiamo uno Statuto che, semplicemente, non dice, offre anche più possibilità e si dovrebbe aggiornare. Non per questo ci siamo fermati. Abbiamo trasformato la proposta iniziale in una norma organizzativa, quindi di competenza regionale e del Consiglio senza le procedure necessarie alla revisione statutaria».

L’iter di approvazione è stato infatti lungo, partito nella scorsa legislatura e approdato in Seconda commissione la scorsa estate con un referto tecnico negativo da parte dell’ufficio legislativo. «Rispetto alla proposta iniziale – spiega la Laricchia – presentammo tutta una serie di emendamenti di natura tecnica che trasformarono il testo in una norma organizzativa, andando a chiarire meglio il testo soprattutto sull’articolo uno. E presentai l’emendamento di natura politica, quello relativo al divieto di nomina dei candidati non eletti, che in commissione è passato all’unanimità salvo – come prassi – il voto del presidente».

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Fatto sta che poi, nella serata del 18 dicembre quando è stata discussa la proposta in Consiglio regionale, sono arrivati i 20 voti favorevoli con una maggioranza bipartisan: hanno votato sì anche i quattro consiglieri M5S che supportano il centrosinistra, oltre che il centrodestra in maniera quasi compatta. Si sono uniti i dissidenti (i due di Azione, la Maurodinoia del Pd) e dunque la maggioranza è andata sotto. Salvo ora cercare rimedi: la norma è obiettivamente complicata da attuare (un esempio per tutti: la nomina del presidente di un’azienda partecipata resta di competenza del governatore, quella dei consiglieri e dei revisori passa al Consiglio), e soprattutto il suo punto più qualificato (il divieto di nominare i candidati non eletti, che nella legge della Toscana non c’è) crea un problema perché toglie spazi di manovra alla politica.

Laricchia dunque non chiude alla possibilità di trovare punti di intesa su eventuali modifiche alla legge. «La disponibilità c’è sempre – dice -, nel senso che molte volte le norme devono essere riviste quando si passa alla fase applicativa. Sono disposta a ragionare in questo senso. Non sono disponibile invece se l’obiettivo è neutralizzarla». Ma è invece molto scettica sulla proposta, arrivata dai grillini di osservanza contiana, di prendere come base di un ragionamento sulle nomine la delibera fatta dall’assessore barese Nicola Grasso, che ha scritto le regole per le partecipate del Comune.

«È evidente – dice Laricchia – che parliamo di due enti molto diversi. Mi fa molto piacere che i valori che hanno mosso me e l’assessore Grasso siano gli stessi. Ma stiamo parlando di un Comune che fa un numero infinitamente minore di nomine rispetto a quelle di una Regione. Loro amministrano, noi legiferiamo. E se proprio devo fare un confronto, la mia norma è una evoluzione più avanzata e partecipativa di quel regolamento: 100 cittadini, gruppi politici, sindacati e associazioni di categoria possono proporre candidature, cosa che non esiste nell’ambito comunale. E infine sui requisiti: in entrambi i casi ci sono requisiti di onorabilità e professionalità, che nel nostro caso peraltro sono stati suggeriti dalla Lega con il collega Conserva cofirmatario della proposta. Noi abbiamo inserito il divieto per i candidati non eletti negli ultimi cinque anni, che in Comune non c’è e che si è reso necessario alla luce degli scandali che hanno interessato la Regione negli ultimi cinque anni».



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