Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’Unione Europea ha attuato una serie di sanzioni commerciali nei confronti della federazione russa, col divieto di esportarvi alcune categorie di merci. Questo è un fatto noto, ma meno conosciute sono le conseguenti sanzioni russe nei confronti dell’Unione. Il 15 ottobre 2024, Mosca ha allungato l’elenco delle merci che non possono arrivare nel territorio comunitario. L’improvvisa entrata in vigore di questo provvedimento ha avuto gravi conseguenze sui container caricati sui treni in Cina e diretti verso l’Europa, mentre stavano viaggiando in territorio russo al 15 ottobre.
Secondo quanto racconta a TrasportoEuropa Alice Arduini, titolare della casa di spedizione comasca Alix International, le Autorità russe hanno bloccato nel loro territorio centinaia di container, che erano stati autorizzati alla partenza, per verificare che non contengano merci sotto embargo. Arduini precisa che molte di questi prodotti sono “articoli di uso comune, come giacconi da uomo, classificati come potenzialmente utilizzabili per scopi militari”. L’intenzione dei russi è controllare fisicamente ogni container, con tempi che ovviamente sono lunghissimi.
Mano a mano che i container sono controllati ottengono il permesso di proseguire oltre-frontiera, sempre che riescano a imbarcarsi su un treno. Al 10 gennaio 2025, i container fermi in Russia risultano ancora numerosi, tra cui quelli gestiti da Alix International. Arduini cita il caso di un treno con cento container, che è stato fermato a Smolensk – quindi a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia – il 4 novembre e che ancora nel limbo russo.
Dall’Italia è molto difficile avere informazioni sullo stato di queste spedizioni perché lo stato di conflitto rende molto difficili le comunicazioni con Mosca. “La Russia non dialoga direttamente con noi, e anche i cinesi fanno fatica a ottenere informazioni aggiornate”, aggiunge Arduini. La trasportatrice sta cercando di mobilitare le istituzioni e le associazioni di categoria italiane per sbloccare la situazione. Il 9 gennaio 2025 ha scritto anche all’Iccf (Italy China Council Foundation) e a Federspedi.
La federazione degli spedizionieri le ha risposto affermando che “le confermiamo che la federazione sta monitorando con attenzione le criticità derivanti dalle ispezioni che le Autorità russe stanno conducendo sui container viaggianti via ferrovia con il supporto dei nostri partner legali esperti di trade compliance e sanzioni. Abbiamo, altresì, provveduto ad inviare formale segnalazione all’attenzione del ministero degli Affari Esteri sottolineando l’impatto che tale situazione sta comportando a danno degli approvvigionamenti e della supply chain nazionale ed europea e attivato la nostra federazione europea Clecat perché possa stimolare un intervento della Commissione Europea”.
Nel frattempo, i clienti degli spedizionieri che hanno le merci ferme in Russia protestano contro i fornitori di trasporto. “I clienti che hanno pagato di più rispetto al mare per avere prima la merce stanno aspettandola da un paio di mesi. Uno di loro mi ha perfino detto che questo ritardo rischia di causargli un danno tale da dover chiudere l’azienda. E non sono neppure in grado di dirgli quando la merce potrà arrivare”, spiega Arduini.
Arduini chiede alle istituzioni informazioni e interventi da parte delle istituzioni: “Questa crisi evidenzia la necessità di maggiore trasparenza e interventi coordinati a livello europeo. Le aziende non possono affrontare da sole problemi di questa portata. Serve un sostegno concreto per ridurre i rischi e garantire soluzioni sostenibili a lungo termine”.
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