Uccide a fucilate moglie e figliastra, per i giudici non merita l’ergastolo, Maiorino (5s): “Sentenza agghiacciante”

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Alessandra Maiorino (M5s) ha commentato a Fanpage.it la sentenza sul duplice femminicidio di Modena, con cui i giudizi hanno stabilito per Salvatore Montefusco una condanna a 30 anni, invece dell’ergastolo chiesto dalla Procura: “È come se i giudici avessero detto che Montefusco è stato costretto suo malgrado dalle circostanze a compiere questo gesto. Una totale deresponsabilizzazione dell’omicida, come se fosse stato psicologicamente vittima di queste due donne”, ha detto la senatrice M5s a Fanpage.it.

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Non dovrà scontare l’ergastolo, come aveva chiesto la Procura, Salvatore Montefusco, a processo per aver ucciso nel giugno 2022 la moglie Gabriela Trandafir, 47 anni, e la figlia di lei, Renata, 22, a fucilate. I giudici della Corte di assise di Modena hanno deciso che per il duplice femminicidio avvenuto a Cavazzona di Castelfranco Emilia (Modena), dovrà scontare una pena di 30 anni. La motivazione di questa condanna più ‘lieve’ è legata alla “comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto reato”. Secondo la sentenza, “Arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate”.

I giudici parlano di “black-out emozionale ed esistenziale che lo avrebbe condotto a correre a prendere l’arma” e uccidere le due donne che “mai e poi mai, secondo quanto affermato dai testimoni sentiti in aula, aveva prima d’allora minacciato di morte”. Un blackout che sarebbe stato determinato dal fatto la figliastra gli aveva intimato più volte di lasciare la sua casa questo.

Un ragionamento molto scivoloso, che da una parte potrebbe giustificare una cultura misogina e patriarcale, e dall’altra apre anche alla “vittimizzazione secondaria”, cioè una modalità di interpretare i fatti che attribuirebbe una qualche responsabilità anche alla donna che subisce violenza.

Secondo la senatrice Alessandra Maiorino, che fa parte della commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere, “Davvero non ci capisce come le attenuanti generiche possano aver prevalso sulle aggravanti. Leggiamo sconcertati il racconto fatto dallo stesso condannato: la ricostruzione di questa uccisione, addirittura alle spalle della figliastra, che tentava di fuggire, e poi della moglie, sul letto. A tutto questo si aggiungono gli stralci diffusi delle motivazioni, ancora più agghiaccianti, si parla di ‘comprensibilità’, dello stato emotivo, di una situazione familiare che lo frustrava, addirittura di ‘black-out emozionale ed esistenziale’, che sembra il cosiddetto ‘raptus’, che torna ciclicamente”, ha commentato Maiorino, contattata da Fanpage.it.

“Nelle motivazioni si dice che l’uomo era arrivato incensurato a 70 anni, come se questa fosse di per sé una garanzia. Altrove si legge poi che c’erano state denunce reciproche che erano state fatte tra lui e la moglie. È come se i giudici avessero detto che Montefusco è stato costretto suo malgrado dalle circostanze a compiere questo gesto. Una totale deresponsabilizzazione dell’omicida, come se fosse stato psicologicamente vittima di queste due donne, dalle quali era esasperato. Anche questo è uno stereotipo vecchissimo e pericoloso”.

“Qualcuno ha detto che questa sentenza rischia di farci tornare indietro. Quello che noi come M5s vogliamo sottolineare è che si registra invece una totale assenza di avanzamento. Sentenze di questo tenore purtroppo le abbiamo già lette in passato, vengono fuori abbastanza regolarmente, su diversi reati di genere, e sembra non si riescano a fare passi avanti”.

“Abbiamo richiamato l’urgenza della formazione di tutti gli attori che hanno a che fare con la gestione della violenza di genere, soprattutto dei magistrati, sono loro che devono essere in grado di leggerla correttamente”, ha aggiunto. “Intendiamo presentare un’interrogazione al ministro Nordio, anche per chiedergli conto dei fondi che erano stati stanziati l’anno scorso con la legge di Bilancio per la formazione del personale, dei consulenti tecnici d’ufficio e degli stessi giudici, milioni che andavano ad aggiungersi a quelli preesistenti, e che non sappiamo come siano stati spesi”.

Le motivazioni dei giudici

Nonostante la Procura di Modena avesse chiesto l’ergastolo, i giudici (presidente estensore Ester Russo) il 9 ottobre hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti rispetto alle aggravanti riconosciute (rapporto di coniugio e aver commesso il fatto davanti al figlio minore della coppia), escludendo premeditazione, motivi abietti e futili, l’aver agito con crudeltà e ritenendo assorbiti i maltrattamenti nell’omicidio.

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Nelle 213 pagine di motivazioni della sentenza, con cui i giudici della corte d’Assise di Modena, spiegano perché non hanno riconosciuto l’ergastolo a Salvatore Montefusco, e spiegano che il delitto è stato consumato in un contesto di forte conflitto tra Montefusco e le due donne, con presentazione di denunce reciproche. Secondo i giudici il movente “non può essere ricondotto e ridotto a un mero contenuto economico” sulla casa dove vivevano.

Le due vittime, Gabriela e Renata Trandafir, sono state assassinate da Montefusco a fucilate. Scrivono ancora i magistrati nel dispositivo, sul profilo dell’assassino: “Alla condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione e enorme frustrazione vissuta dall’imputato, a cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell’ambito del menage coniugale e della concreta evenienza che lui stesso dovesse abbandonare l’abitazione familiare”.

Secondo l’avvocata, Barbara Iannuccelli del foro di Bologna, legale di parte civile dei parenti delle vittime, contattata da LaPresse, “è stato un omicidio avvenuto in diretta telefonica, commesso mentre un altro familiare era al telefono con il 112. Con questa sentenza è passato un messaggio terribile. Se un omicidio in famiglia avviene per problemi legati ad una ‘tempesta emotiva’, si vede dimezzata la pena. Confidiamo nella corte d’Assise d’Appello di Bologna, che riequilibri la pena”.

La ministra Roccella: “Un arretramento nella lotta contro i femminicidi”

Anche la ministra per la Famiglia Roccella ha espresso preoccupazione: “Leggeremo ovviamente il testo integrale della sentenza, ma se ciò che emerge dagli stralci pubblicati oggi venisse confermato, il pronunciamento della Corte d’Assise di Modena nei confronti dell’uomo responsabile dell’uccisione della moglie e della di lei figlia conterrebbe elementi assai discutibili e certamente preoccupanti che, ove consolidati, rischierebbero non solo di produrre un arretramento nell’annosa lotta per fermare i femminicidi e la violenza maschile contro le donne, ma anche di aprire un vulnus nelle fondamenta che reggono il nostro ordinamento”.

Mentre la Lega ha annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia: “Uccise a colpi di fucile la compagna e la giovanissima figlia di lei. Per lui nessun ergastolo: cosi’ hanno sentenziato i giudici della Corte di Assise di Modena. Sentenze come questa non fanno altro che vanificare leggi come il Codice Rosso e il lavoro di prevenzione, mandando messaggi culturali devastanti. Presenterò un’interrogazione al ministro della Giustizia perché la vicenda non si può chiudere con un triste titolo di giornale”, ha fatto sapere la deputata della Lega Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari opportunità del Carroccio.

“Non è stato comminato l’ergastolo a un 70enne che nel 2022 ha ucciso a fucilate la sua compagna e la figlia di lei, di appena 23 anni, perché i giudici della Corte di Assise di Modena hanno considerato nella loro decisione, leggo testuale sulle agenzie, ‘la comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto a commettere il reato’. Le sentenze non si discutono e non intendo farlo, per cui taccio, anche se ne avrei di cose da dire… Vorrei pero capire come possa esserci ‘un motivo umanamente comprensibile’ per uccidere a fucilate due donne, una madre e una figlia, perché io davvero non riesco a capirlo. Non ho davvero parole”, ha commentato il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli.





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