Oliviero Toscani è morto

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Il fotografo milanese Oliviero Toscani è morto. Era malato da tempo ed era ricoverato dal pomeriggio di venerdì 10 gennaio nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Cecina (Livorno) in prognosi riservata. La moglie Kirsti Moseng aveva parlato di una “strada senza ritorno”. Toscani, che con le sue foto ha rivoluzionato il mondo della comunicazione, soffriva di amiloidosi.

Morto Oliviero Toscani, l’annuncio della famiglia

L’annuncio della morte di Oliviero Toscani è stato dato dalla famiglia con un breve comunicato stampa. “Con immenso dolore diamo la notizia che oggi, 13 gennaio 2025, il nostro amatissimo Oliviero ha intrapreso il suo prossimo viaggio. Chiediamo cortesemente riservatezza e comprensione per questo momento che vorremmo affrontare nell’intimità della famiglia. Kirsti Toscani con Rocco, Lola e Ali”, si legge nella nota firmata dalla moglie Kirsti e dai figli.

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Cosa è la amiloidosi, malattia di Oliviero Toscani

Col termine amiloidosi si indica un gruppo di malattie rare causate dall’accumulo di proteine, prodotte dal nostro organismo, che si depositano negli organi vitali sotto forma di piccole fibre e li danneggiano. Si stima che ogni anno in Italia circa 800 persone si ammalino di amiloidosi sistemica.

La diagnosi di questa malattia può essere difficile e i sintomi variano in base agli organi colpiti.  Attualmente, si conoscono circa 30 tipologie di amiloidosi, ereditarie o meno, classificate in base ai segni clinici e alle caratteristiche biochimiche della sostanza amiloide coinvolta.

La vita e l’opera di Oliviero Toscani

Nato a Milano il 28 febbraio 1942, figlio di Dolores Cantoni e Fedele Toscani, uno dei fotoreporter storici del “Corriere della Sera”, dopo gli studi al liceo Vittorio Veneto di Milano, nel 1965 Oliviero Toscani si diploma in fotografia all’Università delle Arti di Zurigo, dove è allievo di Serge Stauffer, specialista di Marcel Duchamp e dell’artista Karl Schmid.

Il primo scatto pubblicato sul Corriere a 14 anni

Nel frattempo aveva già pubblicato la sua prima foto: a solo 14 anni accompagnando suo padre a Predappio per la tumulazione di Benito Mussolini, mentre Fedele Toscani fotografa interamente la cerimonia, il giovane Oliviero si sofferma sul volto dolente di Rachele Mussolini e il ritratto finisce sul “Corriere”.

Uno dei suoi primi servizi fotografici risale a quando aveva 21 anni: Oliviero Toscani sale a Barbiana, nell’Alto Mugello fiorentino, con il giornalista Giorgio Pecorini, suo cognato e amico di don Lorenzo Milani. Era il 1963 ed era stato chiamato lassù per insegnare ai ragazzi del priore a usare la macchina fotografica. In quell’occasione Toscani scatta a raffica foto anche a don Milani, che lo mostrano nella quotidianità.

Il mondo della pubblicità e della moda per Toscani

Toscani inizia quasi subito a lavorare negli anni Sessanta nel mondo della pubblicità e la sua prima campagna è per il cornetto Algida. Si è poi dedicato alla fotografia di moda, per orientare infine la sua ricerca verso la comunicazione pubblicitaria. Nel 1972 partecipa nelle vesti di testimonial ai caroselli pubblicitari dell’azienda di abiti da uomo Facis e con lui appaiono il cognato Aldo Ballo, fotografo che aveva sposato la sorella Marirosa Toscani, anche lei fotografa, Sergio Libis ed Alfa Castaldi. Lavora, quindi, per riviste come “Elle”, “Vogue”, “GQ”, “Harper’s Bazaar”, “Esquire”, “Stern”, “Uomo Vogue” e “Donna” e realizza foto per le campagne di alcuni marchi di moda come Valentino, Chanel, Fiorucci, Esprit e Prénatal.

Il lavoro con Benetton

La grande novità del suo approccio alla fotografia pubblicitaria è quella di attingere a piene mani alle problematiche sociali del momento e inserirle nelle pagine patinate delle riviste. Questo suo nuovo approccio trova il coronamento nel rapporto con l’azienda Benetton a partire dai primi anni Ottanta. Toscani cura lo scatto e il concept delle campagne pubblicitarie: temi come l’uguaglianza razziale, la mafia, la lotta all’omofobia, la lotta all’Aids, la ricerca della pace, l’abolizione della pena di morte vengono per la prima volta proposti sui cartelloni stradali e sulle pagine pubblicitarie. E con slogan “Tutti i colori del mondo” che parte la prima campagna firmata dal fotografo per Benetton, all’insegna dell’integrazione, vincendo numerosi premi e suscitando polemiche.

E quello slogan si trasforma nel nuovo nome del marchio: United Colors of Benetton. Nel 1991, sotto l’egida di Benetton, Toscani lancia la rivista “Colors”, e nel 1994 Fabrica, centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna, la cui sede è stata progettata dall’architetto giapponese Tadao Andō. Fabrica ha prodotto progetti editoriali, libri, mostre ed esposizioni. In questo periodo realizza una serie di cataloghi monografici ispirati da un indubbio impegno civile: “Corleone” (1997), ritratti di giovani in uno dei centri storici della mafia in Sicilia; “I girasoli” (1998), dedicato all’universo dei bambini disabili; “We, on death row” (2000), contro la pena di morte. Nelle sue operazioni culturali Toscani ha cercato di fornire con la fotografia industriale, o più precisamente con la fotografia contaminata dall’industria, non una semplice rappresentazione dell’oggetto o dell’azienda ma immagini ricche di implicazioni sociali. 

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Le provocazioni ‘estreme’ di Oliviero Toscani

Dal 1999 al 2000 Toscani è direttore creativo del mensile “Talk Miramax” a New York diretto da Tina Brown. Nel 2000 interrompe la collaborazione con il gruppo Benetton in seguito a una controversa campagna che utilizza foto reali di condannati a morte negli Stati Uniti e che provocò azioni di ritorsione verso la casa di moda. Negli anni 2000 si occupa delle campagne del marchio RaRe, che hanno avuto come concept il tema dell’omofobia, e dell’azienda Nolita Pocket, spesso andando incontro a conflitti con l’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria.

Nella produzione successiva, racconta AdnKronos, che si è distinta per la creazione e per l’uso e manipolazione di immagini proprie o altrui, Toscani continua, con maggiore incisività, a coniugare la ricerca sul linguaggio pubblicitario con un discorso fortemente ideologizzato e spesso dichiaratamente provocatorio. Tra i progetti: la collaborazione con la Croce Rossa Italiana, con l’Istituto Superiore della Sanità, con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e alcune campagne di interesse e impegno sociale dedicate alla sicurezza stradale, all’anoressia, e alla violenza contro le donne.

Non solo pubblicità, film e televisione

Dopo decenni di innovazione editoriale, pubblicità, film e televisione, si interessa di creatività della comunicazione applicata ai vari media, producendo, progetti editoriali, libri, programmi televisivi, mostre, esposizioni e workshop. Nel 2004 Toscani crea il centro di ricerca della comunicazione moderna La Sterpaia, situato all’interno della riserva naturale del Parco di San Rossore (Pisa), un laboratorio dove, seguendo la metodologia del workshop, gli allievi vengono orientati dai tutor esperti della materia.

Sempre nel 2004 coordina la pubblicazione di “30 ans de Libération”, volume che ripercorre gli ultimi trent’anni di storia sulla base degli articoli del quotidiano francese “Libération” e cura la campagna sulla sicurezza stradale “Non uccidere” in collaborazione con la Polizia di Stato e Genertel. Nel 2006 assume la direzione artistica di Music Box, canale interattivo della piattaforma Sky: i videoclip musicali (scelti dal pubblico da casa tramite e-mail o sms) venivano “disturbati” da “pillole virali” create dal gruppo di creativi de La Sterpaia con la supervisione di Toscani. Sulla stessa emittente Toscani conduce il talk show Camera Oscura. 

La campagna contro l’anoressia

Nel 2007 Toscani realizza per il marchio Nolita una campagna choc contro l’anoressia fotografando la modella e attrice francese Isabelle Caro, che pesava 31 chili per 1,64 metri di altezza. A causa della crudezza delle immagini la campagna divide il pubblico e i critici, fra chi la ritiene formativa per i giovani e chi un episodio di sciacallaggio pubblicitario. Sempre nel 2007 l’agenzia Saatchi & Saatchi premia Oliviero Toscani come Creative Hero, durante la serata dei Clio Awards a Miami. Il 2007 è anche l’anno in cui inaugura il progetto “Razza Umana”, una ricognizione fotografica sulle diverse morfologie e condizioni umane, per censire tutte le espressioni e le caratteristiche somatiche, sociali e culturali del genere umano, iniziando da più di 100 comuni italiani, lo Stato di Israele, la Palestina ed il Guatemala.

Dal 2018 al 2020 Toscani lavora nuovamente per Benetton, curando le campagne fotografiche dell’azienda e tornando a ricoprire il ruolo di direttore artistico di Fabrica, lanciando in questo contesto il progetto Fabrica Circus, che prevede la creazione di una fucina di artisti rinascimentali dove la creazione non ha limiti o etichette. In questa stagione, Toscani rilancia con Benetton alcuni dei temi cari al suo operato, come quello dell’integrazione, attraverso una campagna fotografata all’interno di una scuola del quartiere Giambellino di Milano, raffigurante 28 bambini di tredici nazionalità diverse. Toscani terminerà il suo rapporto con l’azienda nel luglio del 2020, licenziato in seguito alle sue dichiarazioni sul crollo del Ponte Morandi di Genova.

I premi vinti da Oliviero Toscani

Numerosi i riconoscimenti ricevuti da Oliviero Toscani: il Grand Prix de la publicité (1990), The Management Medal dell’Art Directors Club di New York (1994), il Leone d’oro all’International Advertising Festival di Cannes (1996), la nominato ad accademico di onore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze (2010), la laurea ah honorem dell’Accademia di Belle Arti di Brescia (2017) il premio alla carriera dell’Art director’s club tedesco (2019). 

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Le reazioni. L’omaggio del gruppo Benetton

Il sindaco di Milano Beppe Sala ha scritto su X che “Oliviero Toscani ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell’immagine e della comunicazione. Le sue foto e campagne hanno provocato e fatto riflettere. Il suo sguardo mancherà a Milano e al Paese”. L’assessore alla cultura Tommaso Sacchi ha aggiunto che “la morte di Oliviero Toscani mi colpisce molto e lascia tutti più soli. Ha letteralmente scardinato le logiche della comunicazione e dell’immagine sollecitando l’opinione pubblica ad una riflessione sempre più profonda. Si è occupato di ingiustizie, paradossi, disuguaglianze, libertà, diritti in una maniera inedita, a volte aspra, ma così efficace”.

Il governatore della Toscana, Eugenio Giani, ha scritto: “Addio a Oliviero Toscani, maestro della fotografia e spirito libero, ha lasciato un’impronta indelebile nella comunicazione e nell’arte. La Toscana, che aveva scelto come sua dimora, perde un amico caro e un innovatore instancabile. Il suo genio creativo continuerà a ispirarci”.

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha scritto che “l’amiloidosi si è portata via un personaggio capace di caratterizzare un lungo tratto di vita italiana, una mente fervida, anche quando prendeva posizioni controverse, ma sempre con coraggio e mettendoci la faccia. Rendiamo onore a una persona geniale che ha legato al Veneto lunghi anni della sua attività di fotografo e comunicatore di eccezionale capacità. Col suo lavoro ha cambiato i criteri basilari della comunicazione, introducendo idee singolari che, creando dibattito a vari livelli, ha contribuito a fare la fortuna dei marchi per cui ha lavorato”.

Il gruppo Benetton, sui suoi canali ufficiali, ha scritto che “per spiegare certe cose, semplicemente le parole non bastano. Ce l’hai insegnato tu. E allora preferiamo salutarti con un’immagine che hai scattato per noi tanti anni fa, nel 1989. Addio Oliviero. Continua a sognare”.



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