la somma è sempre zero

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


È il secondo affondo (metaforico) che De Luca riceve da Giorgia Meloni. Il primo fu quello di Caivano, quando la premier ricordò a bruciapelo uno degli epiteti con cui il presidente della Campania l’aveva apostrofata, lasciandolo basito e in quel momento incapace di replicare. Il secondo è invece politico e formale allo stesso tempo. La decisione di ricorrere davanti alla Corte costituzionale per la modifica alla legge elettorale approvata dal consiglio regionale campano, potrebbe infatti rappresentare un possibile macigno sulla strada intrapresa da De Luca. Difficilmente, infatti, l’opposizione del governo potrà essere sconfessata a cuor leggero dall’alta corte. Più ancora della ferma opposizione del Pd al terzo mandato e del conflitto tra de Luca e la segretaria del Pd Schlein, è la posizione del governo a poter rappresentare un ostacolo insormontabile sulla strada della sua terza ricandidatura.

La teoria dei giochi

Ci troviamo di fronte ad una vicenda da analizzare con la teoria dei giochi. La teoria dei giochi è un campo della matematica e dell’economia che studia le decisioni strategiche in situazioni in cui il risultato per ciascun partecipante dipende anche dalle scelte degli altri. La teoria è stata formalizzata in modo significativo da John von Neumann e Oskar Morgenstern nel loro libro “Theory of Games and Economic Behavior”, pubblicato nel 1944. Da allora ha avuto notevoli sviluppi e sempre di più viene usata per analizzare le interazioni tra soggetti economici e politici, le situazioni complesse, i conflitti. La teoria dei giochi è un campo della matematica e dell’economia che studia le decisioni strategiche in situazioni in cui il risultato per ciascun partecipante dipende anche dalle scelte degli altri. La teoria dei giochi di Morgenstern e von Neumann ha fornito un framework fondamentale per analizzare le interazioni strategiche, influenzando profondamente l’economia, la scienza politica, la sociologia e altre aree. La sua importanza continua a crescere nell’era delle decisioni complesse e interconnesse.

Il dilemma del prigioniero

Vi sono ovviamente diversi tipi di gioco e il pay off (l’esito del gioco) per ciascun giocatore è determinato dagli obbiettivi di partenza. Il più noto dei concetti della teoria dei giochi è il dilemma del prigioniero elaborato da John Nash, che è un gioco in cui due prigionieri devono decidere se cooperare o tradire l’altro. La soluzione mostra come l’interesse personale possa portare a un risultato subottimale. Nel caso del doppio scontro ingaggiato da De Luca prima con il suo partito e poi con il Governo, ci troviamo di fronte (in entrambi i casi) ad un gioco a somma zero. Significa che uno vince (più uno) e uno perde (meno uno). La somma è sempre zero. Non ci sono mezze misure. Lo stesso equilibrio di Nash, cioè equilibrio subottimale, è difficilmente perseguibile.

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Lo scenario

Qualcuno immagina una mediazione per favorire e blindare la carriera politica di suo figlio Piero, che è un parlamentare e dirigente nazionale del Pd. Tuttavia questo tipo di equilibri minimi e secondari, non sembrano trovare molto spazio nella biografia di Vincenzo De Luca, che è più uomo di aut aut kierkegardiani che di sintesi hegeliane. De Luca aveva immaginato, forse, uno scontro con il suo partito con il governo in posizione neutrale, dal momento che una lacerazione del centrosinistra e una eventuale doppia candidatura, avrebbe potuto avvantaggiare nella competizione il centrodestra.
E invece la posizione netta del governo apre una partita molto più difficile e complessa per De Luca. Cosa fare? Attendere e rischiare un giudizio solenne e definitivo della Corte? Dimettersi e andare al voto col rischio, in caso di vittoria, di poter decadere successivamente? E i suoi alleati? I possibili candidati? Come convincerli ad esporsi al rischio non solo di rompere con i loro partiti di appartenenza, ma addirittura al rischio di decadere dopo una lunga e, forse, rovinosa, campagna elettorale?

Scacco matto?

È chiaro che un doppio scontro letale è difficile da sostenere anche per un politico della sua tempra.
La mossa del governo, per questo, somiglia abbastanza ad uno scacco matto. Tuttavia le risorse di intelligenza politica, di carattere e capacità di resistenza di De Luca sono molto elevate. Si tratta di un politico forgiato nel fuoco degli anni settanta e ottanta e che ha saputo rinnovarsi continuamente, padroneggiando gli strumenti di comunicazione più innovativi e di interpretare il leaderismo in modo molto personale.
La sua forse è l’ultima partita, e cercherà di essere lui il più uno.





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