Spese militari al 5% del Pil? La Polonia scuote l’Ue: «Trump ha ragione, ecco dove trovare i soldi». Lunedì il vertice con Crosetto

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Il ministro della Difesa di Varsavia esce allo scoperto sul Financial Times: «Abbiamo fatto debito comune dopo il Covid, non lo possiamo fare per la nostra sicurezza?»

Sparata per spaventare o progetto realistico? Donald Trump ha ufficializzato pochi giorni fa l’«auspicio» che i Paesi europei della Nato facciano la loro parte aumentando i propri investimenti in difesa non solo sino al già fissato 2% del Pil, ma a più del doppio: il 5%. L’America, è il senso del messaggio, non è più disposta ad accollarsi la parte del leone delle spese per la sicurezza del continente europeo. La conferenza stampa in cui Trump ha sparato quella cifra, d’altronde, è la stessa in cui il tycoon aveva giocato col fuoco dell’annessione del Canada e della Groenlandia. Giorgia Meloni, che sull’asse con The Donald sta puntando moltissimo, nicchia sulla questione, consapevole che per l’Italia sarebbe un salto vertiginoso: oggi non arriva neppure all’1,5% del Pil in difesa, nonostante il sentiero di progressivi aumenti. Per arrivare a esaudire il desiderio di Trump, bisognerebbe più che triplicare gli investimenti: dagli attuali 32 miliardi l’anno a un centinaio circa. Che fare? A inserirsi nel delicato dibattito oggi è la Polonia, tradizionale alleata di riferimento degli Usa in Europa, ma anche Paese che ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea in questo primo semestre del 2025.

La scossa della Polonia

Trump ha ragione, dice oggi papale papale il ministro della Difesa di Varsavia. Altro che sparata, fissare l’obiettivo di spesa al 5% del Pil, dice Władysław Kosiniak-Kamysz al Financial Times, significa dare «un’importante sveglia» alla Nato. Certo, riconosce il ministro, arrivare a centrare quell’obiettivo richiederà probabilmente «un altro decennio», ma iniziare sin d’ora a parlarne aiuta a muoversi nella direzione giusta. Per la Polonia, evidentemente, la strada è ben più semplice, considerato che la spesa in difesa del Paese – che teme non da oggi l’espansionismo russo – è già vicinissima a quel target: 4,7% del Pil. Su questa base, oltre che in considerazione del ruolo di guida dell’Ue in questo semestre, la Polonia «può essere il connettore transatlantico tra questa sfida posta dal presidente Trump e la sua implementazione in Europa», dice ora il ministro della Difesa del governo guidato da Donald Tusk (affiliato al Ppe).

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Debito per la difesa: il tabù da infrangere

Che significa? Come pensa Varsavia di convincere gli altri Paesi europei che sul dossier languono a ben altre cifre (peggio dell’Italia fa ad esempio la Spagna, ferma all’1,28% del Pil)? Nell’intervista all’Ft, Kosiniak-Kamysz sembra aprire a un’idea su cui l’Italia spinge da tempo: quella di riproporre il modello del Next Generation EU anche per la difesa. Tradotto, fare debito comune europeo per finanziare quei costosi investimenti. «L’Ue ha la capacità di riallocare denaro. Se ci siamo potuti permettere di indebitarci per ricostruire dopo il Covid, allora dobbiamo certamente trovare anche i soldi per proteggerci dalla guerra», sostiene il ministro. Un’apertura politicamente pesante, specialmente se si considerano le serie riserve su iniziative del genere dei Paesi tradizionalmente più prudenti sul piano fiscale (“frugali”), come Germania, Olanda o Danimarca. «So che questa prospettiva non è condivisa da tutti», ragiona Kosiniak-Kamysz, ma, nota velenoso, «dobbiamo ricordarci che ci sono alcuni grandi Paesi europei la cui opinione non è sempre stata quella giusta, e sul rapporto con la Russia era proprio sbagliata». Un attacco che pare diretto in primis proprio alla Germania di cui Olaf Scholz ha preso le redini dopo il lungo regno di Angela Merkel, Cancelliera che ha intessuto un lungo dialogo – mai rinnegato – con Vladimir Putin.

Il vertice a Varsavia

L’indebitamento comune non è comunque l’unica strada che la Polonia vede per raccogliere le risorse necessarie a compiere un balzo decisivo negli investimenti in difesa. Un’altra via da percorrere senza indugi, secondo Varsavia, è lo stanziamento di almeno 100 miliardi di dollari per la difesa nel prossimo quadro finanziario pluriennale, ossia il bilancio dell’Ue a partire dal 2028. Una «priorità», ribadisce il ministro della Difesa polacco, che domani – lunedì 13 gennaio – intende presentare le sue idee ai suoi omologhi di Francia, Germania, Italia e Regno Unito in un vertice convocato a Varsavia. Un messaggio indiretto pure alla Commissione europea di Ursula von der Leyen, che lo scorso anno ha proposto di lanciare un programma di investimenti in difesa da 1,5 miliardi («del tutto insufficiente», per Kosiniak-Kamysz) e che è al lavoro in queste settimane sul Libro Bianco per la difesa europea, documento strategico che orienterà il lavoro dei prossimi anni. Come accoglierà Guido Crosetto (e Giorgia Meloni) le idee a dir poco ambiziose della Polonia?

In copertina: Il premier polacco Donald Tusk passa in rassegna soldati e ufficiali di polizia a Karakule . 11 maggio 2024 (Ansa-Epa / Artur Reszko)



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