esame riprende martedì, bocciatura del Csm

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Secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio si prosegue il 14 per dare il primo ok alla madre delle riforme.

Roma –  L’esame alla Camera sulla riforma della giustizia che contiene la separazione delle carriere, riprenderà martedì prossimo. Secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, nella seduta pomeridiana del 14 gennaio verranno votate la pregiudiziale al dl emergenza, poi ci sarà il seguito dell’esame del ddl sulla riforma della giustizia, il seguito delle mozioni Quartini e Furfaro sulla legalizzazione della cannabis, le mozioni di Fratoianni e Ricciardi sul conflitto a Gaza, le mozioni Braga, Pavanelli, Ghirra e Faraone sulle politiche industriali. L’avvio dell’esame del dl Giustizia è stato calendarizzato da lunedì 20 gennaio e quello del dl Ucraina da martedì 28 gennaio.

Prima dell’approdo in Aula della riforma, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ci aveva tenuto a ricompattare la maggioranza, nella quale alcune forze avevano presentato proposte di modifica, e ‘blindare’ il provvedimento in modo da evitare slittamenti nella sua approvazione. A riguardo, dunque, ha tenuto un vertice a Palazzo Chigi. “L’incontro è stato determinato dal fatto che sono stati presentati degli emendamenti da parte di una forza della maggioranza sulla legge costituzionale sulla separazione delle carriere. Abbiamo dovuto in un certo senso ricomporre questa dialettica interna perché il provvedimento deve essere blindato. Eventuali correzioni porterebbero uno slittamento di quella che per noi è la madre di tutte le riforme e quindi abbiamo raggiunto un accordo che questi emendamenti saranno gestiti in un altro modo“, ha detto il Guardasigilli uscendo dalla sede del governo. 

La necessità indicata da Nordio era nata dopo la presentazione, da parte di Forza Italia, di un emendamento che escludeva la modalità elettiva del sorteggio per i membri laici del Csm mantenendola unicamente per i togati. Forza Italia, però, ha deciso di non sottoporre al voto l’emendamento. Poi un aspro dibattito in Aula con le opposizioni che vedono la riforma come punitiva della magistratura. Una riforma che da sempre, oltre alle opposizioni, trova in trincea anche la magistratura, fortemente contraria al provvedimento che vuole separare le funzioni dei giudici da quelle del pubblico ministero. “Non c’è un intento punitivo nei confronti dei magistrati, ma c’è un intento punitivo nei confronti della magistratura come istituzione e ciò si ridonderà a svantaggio della collettività intera”, ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia.

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Da qui il braccio di ferro che dura da mesi tra governo e toghe, una guerra in cui nessuno sembra voler non indietreggiare di un millimetro. L’obiettivo dell’esecutivo è arrivare a completare il percorso del ddl costituzionale entro luglio prossimo o al massimo a settembre, con il referendum che si potrebbe tenere, sottolineano nel governo, all’inizio del 2026.

Intanto il Csm ha bocciato la riforma sulla separazione delle carriere e sull’istituzione di un doppio Csm e di un’Alta Corte disciplinare. Il plenum, dopo un lungo dibattito ha approvato a larga maggioranza – con 24 voti favorevoli – un parere nettamente critico sul ddl costituzionale attualmente all’esame dell’Aula della Camera. Sono stati invece 4 i voti espressi in plenum a sostegno della proposta di parere favorevole alla riforma, di cui è stato relatore il laico eletto in quota Fratelli d’Italia Felice Giuffrè. Registrata anche un’astensione. Secondo la proposta A, votata a grande maggioranza dai consiglieri, la separazione delle carriere “non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale”, non si comprende in che modo “possa contribuire a migliorare qualità ed efficienza della giurisdizione”.

La proposta B, che andava in un senso diverso, è stata invece votata da 4 consiglieri laici di centrodestra. In sintesi, secondo la proposta, la riforma “porterebbe alla creazione di un corpo separato di funzionari pubblici numericamente ridotto e altamente specializzato, deputato alla direzione della polizia giudiziaria e all’esercizio dell’azione penale, un corpo essenzialmente autoreferenziale. Il potere dello Stato più forte che si sia mai avuto in alcun ordinamento costituzionale dell’epoca contemporanea, per cui sarà ineluttabile che di esso assuma il controllo il potere esecutivo”.

Il plenum del Csm

Nel parere approvato in plenum si rileva che “non può non osservarsi come impostare la questione della separazione delle carriere in termini di necessità costituzionale, o anche di stringente opportunità, rischi di veicolare l’idea per cui la magistratura giudicante presenta, oggi, deficit di terzietà e di imparzialità: un’idea che, tuttavia, non sembra trovare riscontro nell’esperienza concreta”, dato che “in più del 40% dei casi le decisioni giudiziarie non confermano l’ipotesi formulata dalla pubblica accusa con l’esercizio dell’azione penale”.



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