Eolico off shore in Gallura, forum all’Unione Sarda

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Cinque progetti, oltre 400 pale davanti alla costa nord orientale della Sardegna tra Baronia e Gallura. Amministratori e mondo dell’imprenditoria sono tutti d’accordo: i parchi eolici offshore, se realizzati, sarebbero una nuova servitù che minaccia ambiente e turismo.

Al forum de L’Unione Sarda hanno partecipato Rita Deretta (sindaca di San Teodoro e presidente dell’area marina protetta di Tavolara), Pasquale Ruiu (sindaco di Posada), Roberto Ragnedda (sindaco di Arzachena) e Paolo Manca (presidente di Federalberghi). 

Cinque progetti eolici con 460 pale in mare tra Posada e Caprera: se fossero approvati, quali ripercussioni avrebbero su paesaggio, turismo e pesca?

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Rita Deretta (sindaca di San Teodoro e presidente dell’Area marina protetta di Tavolara): «Colpirebbero la nostra principale industria, il turismo. I risvolti e le interazioni ambientali sarebbero fortissimi. Mentre la Regione e il Governo finanziano iniziative per la tutela e la valorizzazione della fauna e della flora, si valuta la possibilità di autorizzare le torri eoliche davanti alla costa. Come se – nella pianificazione del territorio – la mano destra non sapesse ciò che fa la mano sinistra».

Roberto Ragnedda (sindaco di Arzachena): «Uno stravolgimento della Gallura, minerebbe l’identità di una terra che ha già deciso come vivere il proprio futuro e, per raggiungere l’obiettivo, ha tutelato rigidamente l’ambiente. L’impatto paesaggistico sarebbe evidente per la zona di Arzachena, rovinerebbe il futuro alle nuove generazioni. Tutti siamo favorevoli alla transizione energetica ma senza compromettere le nostre ricchezze. Abbiamo il dovere di difendere la Sardegna da queste nuove servitù sponsorizzate da società di scopo con capitali irrisori che non possono garantire neppure la manutenzione o lo smantellamento. Basta dire che non c’è uno studio preliminare serio che spieghi quale sarebbe l’impatto reale. Di sicuro il nostro ecosistema sarebbe divorato dalla speculazione, cambierebbe il nostro modo di vivere».

Paolo Manca (albergatore e presidente di Federalberghi): «Non possiamo permetterci un’alterazione totale o solo parziale dell’ambiente che oggi è il principale attrattore turistico. Va detto però che il percorso verso le rinnovabili è avviato e non può essere fermato, ma deve essere condiviso con il territorio. Pale alte centinaia di metri davanti alle coste sono inaccettabili, ma le leve che si possono utilizzare per difendersi dalla speculazione possono portare alla valutazione di progetti seri, che non sono quelli di cui stiamo parlando».

Salvatore Ruiu (sindaco di Posada): «L’impatto sarebbe devastante, e potrebbe perfino peggiorare. Mi spiego: nel 2022 le turbine erano previste a 25 chilometri dalla costa, negli ultimi eleborati la distanza è stata ridotta a 13 chilometri. Il turismo sta salvando l’Italia, metterlo in crisi nella parte nord orientale della Sardegna sarebbe folle. Abbiamo già dato moltissimo con le servitù. Le torri eoliche modificherebbero irrimediabilmente i corridoi marini danneggiando anche la pesca e influenzando l’area umida Ramsar di Posada».

Un parco eolico off shore
Un parco eolico off shoreUn parco eolico off shore

Un parco eolico off shore

Lo storico agente immobiliare di Porto Cervo Lorenzo Camillo prevede un crollo del valore degli immobili e, a catena, l’impatto su molti settori produttivi.

Deretta: «Ha ragione, avrebbe delle ripercussioni importanti, soprattutto in un momento in cui sono in corso investimenti che genereranno un potente indotto nel settore turistico. Vanno ascoltati i sentimenti e il monito di chi conosce bene il settore. Siamo certi che i risultati che stiamo ottenendo sul turismo sono buoni, mentre sull’altro piatto della bilancia restano solo progetti speculativi».

Ragnedda: «Quello che, da tecnico, dice Lorenzo Camillo è assolutamente condivisibile. Il distretto perderebbe credibilità, le ricadute sarebbero nefaste. La Costa Smeralda è un modello economico-sociale-culturale con riverberi in tutta la Sardegna, tanti sono venuti a lavorare qui, hanno creato una famiglia e hanno contribuito a far crescere la nostra terra. L’Aga Khan considerava la natura un elemento essenziale, per questa ragione gli immobili sono pezzi unici, incastonati in un ambiente protetto, con amministrazioni comunali lungimiranti che l’hanno salvaguardato. Si parla di ecologia, di transizione, ma bisogna essere consapevoli che questi interventi di ambientale non hanno nulla. Compromettono la Costa Smeralda senza dare nulla in cambio. Bisogna rimettere in discussione le quote di energia da produrre nelle regioni: il popolo sardo è sceso in piazza e ha ribadito un secco no. Non vogliamo fare la fine di località come Creta, citata da Camillo come simbolo di paradiso sfregiato dalle pale».

Manca: «È palese che se fosse alterato l’attuale scenario intorno alla Costa Smeralda il deprezzamento di tutto il sistema turistico verrebbe certificato. Determinante è che stiamo parlando di progetti eolici incerti, con attori non definiti, a fronte di un danno certo. Una batosta in Gallura colpirebbe la locomotiva turistica della Sardegna. Nel momento in cui una regola nazionale ci imponesse questa schiavitù, servitù, chiamiamola come vogliamo, dovremo essere in grado di chiarire con il Governo le nostre priorità di sviluppo. Non basta fermare oggi questi progetti sproporzionati, bisogna fissare le regole per il futuro».

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Ruiu: «Gli amministratori sono stati lungimiranti, sessant’anni fa si puntava su Olbia per costruire un petrolchimico e il sindaco di allora si oppose. Un anno dopo arrivò l’Aga Khan e iniziò l’avventura alla quale parteciparono lavoratori di tutta l’isola. Oggi raccogliamo i frutti: non abbiamo ecomostri o immobili non finiti, le nostre spiagge hanno caratteristiche uniche. Non vogliamo mandare tutto in malora».

Mai contattati dalle società che vogliono realizzare i parchi eolici? Cosa vi hanno offerto per il sacrificio? I mediatori sono sardi?

Deretta: «Li abbiamo incontrati in videochiamata: il tramite era un sardo. Avevano in mano un progetto studiato per il mare del Nord con pale ancorate su fondali di 80 metri che da noi invece superano i mille. Abbiamo chiesto: “Le fideiussioni dove sono? Cosa facciamo con queste pale al momento della dismissione, le tuteliamo come fossero nuraghi?”. Mai più rivisti. Il parco eolico Tibula, un progetto che vale tre miliardi e mezzo, lo propone una società a responsabilità limitata con 10mila euro di capitale sociale, neanche i soldi per pagare la parcella di un consulente. È sbagliato pensare che chiunque si riempia la bocca di transizione ecologica sia portatore di novità positive».

Ragnedda: «Noi abbiamo elaborato le osservazioni al progetto nelle quali motiviamo la nostra secca contrarietà. Bisogna far capire al Governo che sta compromettendo il futuro di un’isola che si è rimboccata le maniche e sta andando avanti con le proprie forze».

Manca: «Tempo fa le società che propongono le pale eoliche nel mare gallurese hanno avanzato una richiesta di contatto attraverso un ufficio stampa-lobby che agisce per loro conto. In quelle settimane è scoppiata la polemica sugli organi di informazione e non si è fatto l’incontro. La strategia di questi investitori-speculatori si sta rivelando sbagliata perché è riuscita a catalizzare l’attenzione della Sardegna contro di loro».

Ruiu: «Nell’Ottocento c’è stata la corsa all’oro americano, oggi la Sardegna è al centro della corsa al vento. Questi presunti imprenditori li abbiamo incontrati ad aprile 2022, era appena scoppiata la guerra in Ucraina e si faceva un gran parlare di energie alternative. Il portavoce era un giornalista di Olbia. Ci dissero che il grande vantaggio riservato alla popolazione sarebbe stato la possibilità di comprare azioni della società. Il Consiglio comunale all’unanimità bocciò il progetto. Dopo qualche mese il Governo Draghi varò la famigerata norma per agevolare queste iniziative con una corsia preferenziale».

Dove mettereste gli impianti?

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Deretta: «Le pale eoliche in mare devono essere invisibili, spostate ad almeno 35 miglia dalla costa. Sugli impianti a terra ci siamo già espressi: giusto usare i tetti degli edifici comunali e utilizzare le aree artigianali. Lo Stato investa in contributi alle famiglie e alle aziende per usare l’energia autoprodotta. Sarebbe una vera transizione energetica».

Ragnedda: «Rendere non visibili le torri in mare è l’unica soluzione. I pannelli invece si potrebbero mettere sui capannoni industriali, su tetti e lastrici solari di edifici pubblici, in zone compromesse come le cave».

Manca: «L’off shore può essere solo oltre la linea dell’orizzonte. Dico no anche ai macro impianti a terra: la Gallura non è adatta a questo tipo di scelte. Diverso il discorso sulle riqualificazioni immobiliari con l’inserimento di sistemi per produrre energia: gli alberghi le hanno avviate da vent’anni, è sensato sostenere anche le comunità energetiche».

Ruiu: «Gli speculatori arrivano qui per fare soldi a palate: il prezzo lo vogliono far pagare ai sardi che avranno l’ambiente deturpato e nulla in cambio. Va respinta senza tentennamenti l’idea delle torri off shore davanti alle coste. La transizione energetica è giusta, la speculazione ci ruba il futuro».

La tutela di ambiente e paesaggio segue un doppio binario: imposta in maniera ferrea ai cittadini, addolcita da robuste deroghe per le multinazionali. Quali sono i rischi?

Deretta: «I cittadini non comprendono – e neppure noi – perché l’apertura di una finestra non prevista si trasforma in un processo penale mentre i mega impianti come quelli di cui stiamo parlando abbiamo corsie agevolatissime nonostante l’impatto enorme».

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Ragnedda: «È uno stravolgimento paradossale che crea sfiducia nella gente».

Manca: «Un esempio banale: se un imprenditore mette un ombrellone o una sdraio mezzo metro oltre una concessione balneare è passibile di denuncia penale. L’ombrellone a fine serata si sposta, la torre eolica che ha beneficiato di deroghe di ogni tipo invece resta dov’è».

Ruiu: «Purtroppo le regole valgono solo per cittadini e amministratori comunali, anche questo contribuisce all’inarrestabile astensione elettorale».

Andrea Busia

Enrico Fresu

Paolo Paolini

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