Elezioni comunali: arriva la presentazione di “Tocca a noi!” il pamphlet per scuotere la politica genovese

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La campagna elettorale per le amministrative genovesi comincia e entrare nel vivo. Domani è la volta del gruppo coordinato dall’economista Andrea Acquarone che dopo l’incontro avvenuto nelle settimane scorse al Teatro della Tosse, domani nel dehors del ristorante Tiflis, nel centro storico, presenta un libro che raccoglie le esperienze di di molti genovesi e le analisi per una Genova futura. Acquarone ci ha inviato un “pezzo”  per spiegare l’iniziativa che pubblichiamo integralmente di seguito. 

 

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Lunedì 13 gennaio all’ora dell’aperitivo verrà presentato in una conferenza stampa nel dehor del Tiflis, il pamphlet “Tocca a noi! – Una nuova generazione per sconfiggere il declino di Genova”. Si tratta di una conferenza stampa perché lo spazio è limitato, il libro è appena andato in stampa (per De Ferrari Editore) e ci saranno poi presentazioni vere e proprie quando il libro uscirà fisicamente. Fondamentalmente, è solo per dare notizia alla stampa e dire due parole, che diciamo anche qua.

“Tocca a noi!” lo hanno scritto 13 persone, ossia è un lavoro a 26 mani, che non sono poche, e che cercano di affrontare le grandi tematiche della città con rapidi colpi di pennello, visioni, nel tentativo di rendere un’immagine di insieme rispetto alla direzione che deve seguire Genova per uscire dalla lunga fase di regressione che ancora sta vivendo. Per riuscire a riagganciare, per dirla in modo plastico, la nostra contemporaneità. Ci sono dunque contributi di economisti, professori, architetti, esponenti del mondo della cultura, imprenditori, attivisti per i diritti, eccetera, in un mosaico di voci unite da un fil rouge che non è solo generazionale, ma può essere espresso in questo modo: una città in declino, per inaugurare una fase differente, ha bisogno di una classe dirigente nuova, anagraficamente non datata e che abbia già sviluppato al suo interno legami e capacità di ragionamento comune, prima di prendere il potere.

In questo senso, il “Noi” è molto più ampio delle 13 persone che escono nelle pagine del volume, andando a includere decine di persone che si occupano e in qualche modo si offrono per dinamizzare la cosa comune. Il lavoro principale è proprio mettere insieme queste persone, “federare” per quanto possibile una costellazione di realtà e sensibilità differenti, nella consapevolezza dell’importanza che può avere un mondo civico se minimamente organizzato, nell’influenzare la qualità del dibattito pubblico e le scelte dei partiti politici, e dell’irrilevanza cui va incontro altrimenti, stante la tendenza all’impermeabilità della politica partitica. Il libretto offre dunque, al di là dei temi trattati, un’immagine che questa operazione, a Genova così rara e altrove così abituale, è possibile.

Dunque da Marco Montoli e la sua visione di città, Maurizio Conti e le vie d’uscita dal declino economico, Adriana Del Borghi per una Genova sostenibile, Emanuele Piccardo sul sistema culturale, e ancora Ilaria Gibelli con una necessaria riflessione sui diritti, Luigi Cornaglia e l’impresa, Elena Putti sull’intelligenza artificiale, per chiudere con Gian Enzo Duci che tratta l’economia blu, Matteo Zedda che scrive del commercio, Camilla Ponzano della città arcipelago e Pietro Mensi che ci ricorda come si traduce tutto ciò in politica, ossia, come si vincono le elezioni, s’è cercato di coprire uno spettro più completo possibile. Ed è una serie di nomi che, conosciuti o meno, danno la misura di un ragionare insieme, ognuno sui suoi temi e con le sue sensibilità; è nel cogliere questo spirito che Marco Doria, ultimo esponente del centro sinistra ad aver vinto delle elezioni a Genova, ha accettato di aggiungere una postfazione, intitolata “Idee, valori, impegno”, che sintetizza e riafferma lo spirito dell’iniziativa.

Certamente si poteva fare meglio, di più, andare più a fondo. Del resto, diversi altri autori e autrici non hanno potuto o voluto scrivere, per ragioni tempistiche, di opportunità, posizionamenti, e valutazioni di questo tipo. In certi casi si è anche saputo chi avrebbe dovuto esserci e infine non c’è stato; sono tutte cose che hanno pochissima importanza, come ogni personalismo, rispetto a un discorso generale.

È chiaro, come hanno voluto rilevare i giornalisti, che l’impatto di questa pubblicazione ha un risvolto politico (e pensare che il libro non è ancora uscito). Ma lo ha solo perché la politica partitica si avvita ogni giorno in una riflessione tutta interna, trascurando i temi e le energie che invece “Tocca noi!” almeno in parte intercetta. E sebbene si tratti di una riflessione su tematiche, è con lo spirito di fornire una pietra brillante e positiva nella costruzione dell’edificio nuovo, che coinciderà con il ritorno a Genova di un buon governo progressista, che gli autori hanno scritto, alieni da altre velleità, protagonismi, contrapposizioni.

È questo il senso del civismo, che ultimamente è stato abusato e criticato. Divenuto la maschera dietro a cui si nascondono i politici che non hanno una collocazione stabile nei partiti – vizio nato a destra e ultimamente estesosi a sinistra – il civismo è invece in primo luogo riconoscere il proprio ruolo nella società, e da lì contribuire alla cosa pubblica, per quanto possibile. E “il possibile” abbiamo cercato di fare, nella consapolezza che l’urgenza poteva togliere profondità al lavoro, conferendogli però una forza che altrimenti non avrebbe. È certo che questo libretto potrà influenzare i discorsi della prossima campagna elettorale, sperando non debba finire come un monito che non è stato ascoltato, ma è il fatto stesso che esista la cosa significativa. Come recita la frase iniziale, attribuita al Jean-François de Gondi, “ciò che causa l’assopimento negli Stati che soffrono è la durata del male, che paralizza l’immaginazione degli uomini, e fa credere loro che non finirà mai. Ma non appena trovano l’apertura per uscirne, cosa che succede inevitabilmente quando questo è giunto fino a un certo punto, sono così sorpresi, così a proprio agio e così trasportati, che passano di colpo all’altro estremo, e ben lungi dal considerare le rivoluzioni come impossibili, le credono facili; e questa disposizione da sola è talvolta capace di farle”. Vedremo.

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