da 34 anni sotto scorta, una vita spesa contro le mafie

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Sarà ospite di Massimo Gramellini a “In altre parole”, in onda stasera alle 20.35 su La7, il procuratore del Tribunale di Napoli Nicola Gratteri. Che, in apertura di puntata, dialogherà col presentatore e con “il maestro delle parole” Roberto Vecchioni della sua ultima fatica, “Una cosa sola”, libro scritto a quattro mani con Antonio Nicaso e che tratta dei temi che più hanno caratterizzato la carriera del magistrato calabrese: la criminalità organizzata e i suoi rapporti con i mercati finanziari e la politica.

Nicola Gratteri e la nomina a procuratore di Napoli

Nicola Gratteri torna quindi da Massimo Gramellini, che lo aveva avuto ospite già a novembre 2023, sempre nello studio di “In altre parole”. Già allora, il magistrato aveva lanciato il suo monito contro la criminalità organizzata perché, aveva detto, «noi siamo di più, ma non siamo organizzati, mentre le mafie lo sono». Chi lo conosce, descrive Gratteri come un uomo caparbio, ostinato e testardo, oltre che riservato in merito alla sua vita privata, ma pure modesto e coraggioso. Pronto quindi a dialogare con chiunque bussi alla sua porta, senza riserve.

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A settembre 2023, quando era capo dei pm di Catanzaro, è stato nominato procuratore di Napoli, guadagnandosi la maggioranza del Csm grazie all’ampia e profonda esperienza nel contrasto ai fenomeni di criminalità organizzata. Basti pensare che, nel corso della sua carriera, il suo impegno contro le mafie ha portato alla cattura di 140 latitanti, alcuni tra i più pericolosi del mondo.

Gratteri, la vita sotto scorta e gli attentati scampati

Originario di Gerace, provincia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri inizia ad impegnarsi nella lotta contro le mafie proprio a partire dalla sua Regione. Si concentra dunque sulla ‘ndrangheta e il suo lavoro lo costringe, dall’aprile del 1989, a vivere sotto scorta, dopo che la sua prima indagine aveva portato alle dimissioni dell’assessore alla Forestazione e aveva fatto cadere la Giunta regionale calabrese. Nel corso degli anni ’90 è sostituto procuratore a Locri e qui porta avanti importanti inchieste sui legami tra ‘ndrangheta, politica e massoneria.

Nel 1993 sfugge a tre attentati organizzati nel giro di tre settimane. Poi, nel 2009, Gratteri guadagna la nomina a procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria. Tutte esperienze che lo portano a diventare, nel 2013 e per volontà dell’allora premier Enrico Letta, componente del corpo di esperti per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata.

La sua carriera sfiora spesso l’ambito della politica: succede nel 2014, quando Renzi lo propone come ministro della Giustizia (avrà poi la meglio Andrea Orlando) e, sempre in quell’anno, quando Rosy Bindi, ai tempi presidente della Commissione parlamentare antimafia, lo nomina consigliere della Commissione. Lo stesso anno, ad agosto, è sempre Renzi a volerlo come presidente della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotte alle mafie.

Nel 2021, quando era procuratore capo di Catanzaro, un pentito rese noto il piano della ‘ndrangheta per uccidere suo figlio. In quell’occasione, fu il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad esprimere a Gratteri «vicinanza e massima solidarietà». L’anno seguente, nel 2022, quando il Csm eleggeva il nuovo Procuratore Nazionale Antimafia, Gratteri viene sconfitto da Giovanni Melillo per 13 voti a 7. Quella mancata nomina, ammise in quell’occasione, fu qualcosa che gli dispiacque «abbastanza», pur riconoscendo il rapporto di «stima e di affetto» con Melillo. Oggi, alla procura di Napoli, ricopre proprio l’incarico che fu lasciato libero da Melillo.

Nel corso degli anni, l’impegno del magistrato calabrese contro la malavita si è tradotto anche in una corposa produzione saggistica, come il suo ultimo libro – che verrà presentato da Gramellini stasera –  dimostra. Gratteri, inoltre, spende pure moltissime energie in continui incontri con le nuove generazioni presso scuole e università: ai più giovani è infatti dedicato “La mafia fa schifo, raccolta di riflessioni e lettere di bambini e ragazzi a proposito della mafia”, nella convinzione che la criminalità organizzata sia un problema di tutti, non solo dei “grandi”.

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