Elon Musk e gli altri tycoon di casa nostra rispettano le leggi sulle concentrazioni di potere?

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Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 




Ultim’ora news 11 gennaio ore 14

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Oltre a chiedere una dozzina di volte a Giorgia Meloni che tipo di accordo ha fatto l’Italia con Elon Musk, per cui la premier nutre una evidente simpatia, dovremmo interrogarci anche se gli americani vivono ancora nella terra del mercato e del rispetto delle regole. A vedere la concentrazione di potere nelle mani del magnate non si direbbe. E non si direbbe che il problema venga avvertito anche in Europa.

Il braccio destro del presidente eletto Donald Trump appena condannato prima ancora di giurare, ha venduto i certificati verdi alle case automobilistiche europee così che quest’ultime non pagheranno le assurde multe di Bruxelles sull’elettrico; sta per stringere un accordo con il governo italiano per venderci il suo (unico) sistema di comunicazioni satellitari attraverso Starlink; influenza il mercato con dichiarazioni e turbative di mercato, come sulle criptomonete, di ogni genere; usa il suo social media X per interferire sui fatti interni di tanti paesi, come ad esempio è avvenuto per la Germania e la Gran Bretagna, per cui nutre una atavica antipatia.

Dove sono i contro poteri che il diritto anglosassone ci ha insegnato essere fondamentali per bilanciare quello esecutivo? Dove sono gli antitrust americani, dove è scaduto il mandato di una ora preoccupata Lina Khan, presidente della Federal Trade Commission, e la Sec, l’organismo di controllo di borsa?

Dove è finito il Congresso, che durante la passata legislatura portò alla sbarra in lunghe audizioni i padroni del potere tecnologico a partire da Mark Zuckerberg, ora già in luna di miele con Trump, così come Jeff Bezos?

Dove sono i potenti mezzi di informazione statunitense, capaci di inchiodare alle proprie responsabilità uno tosto come Richard Nixon durante lo scandalo Watergate o Bill Clinton per il suo sex affair?

L’America sembra tornata all’epoca del Far West, dove vigeva la legge del più forte. E anche nell’Unione Europea non si è levato nemmeno un pigolio nei confronti del debordante abuso di posizione dominante dei tanti mezzi di controllo di cui dispone Musk cui Milano Finanza dedica la sua copertina nel numero in edicola e online.

Eppure sono stati proprio gli americani, dalla guerra di indipendenza in poi, quando in Europa c’erano solo sovrani assoluti, ad insegnarci il valore della libertà e il ripudio degli abusi su chi è più debole. Ci sono pagine e pagine di storia americana a ricordarcelo.

Il padre della legge antitrust americana
 

«Se non tolleriamo un re come potere politico, non dovremmo tollerare un re per la produzione, i trasporti e la vendita di una qualsiasi delle necessità della vita», ammoniva appunto il senatore repubblicano John Sherman, padre della legge antitrust americana, promulgata nel lontano 1890. Tutto questo ora appare dimenticato, svanito, anche su organi di stampa sempre molto severi come l’Economist, che pretendeva persino di stabilire se Silvio Berlusconi fosse idoneo a governare e oggi non si chiede se Musk sia idoneo per governare la loro cosa pubblica.

Microcredito

per le aziende

 

Sicuramente noi italiani non possiamo dare lezioni di indipendenza ma almeno la stampa libera dovrebbe avere un sussulto d’orgoglio. E ricordare che anche noi abbiamo i nostri piccoli Trump. Si chiamano Francesco Milleri e Francesco Gaetano Caltagirone, i padroni delle nostre banche.

Essi si muovono sempre in coppia, qualcuno direbbe di concerto, e prima in Generali (quando ancora era vivo Leonardo Del Vecchio), poi in Mediobanca e ora in Monte dei Paschi di Siena ( Mps), dove sono arrivati ad avere il 20% circa insieme, più della quota dello Stato, muovono a passo di danza gli stessi passi, gli stessi acquisti, le stesse percentuali, come due ballerini del Bolscioi nel Lago dei cigni.

Anche qui, come sta avvenendo per Unicredit su Banco Bpm, la Consob dovrebbe accendere il suo occhio di bue, per restare nella metafora teatrale, perché un semplice grafico dimostra una certa correlazione tra gli acquisti. Caltagirone e Milleri, spieghiamo sempre nel numero di Milano Finanza in edicola e digitale, hanno investito a Trieste, Piazzetta Cuccia e nel Monte qualcosa come 14,64 miliardi di euro, una cifra enorme per l’asfittico mercato borsistico italiano.

La democrazia: uno scudo prezioso
 

Sono loro i veri padroni del vapore o c’è qualcuno, al governo o al ministero dell’Economia, dove si festeggia una ritrovata stabilità del paese sui mercati (lo dimostra la domanda boom da 270 miliardi di euro per le aste di Btp con tassi calanti), in grado di frenarne la potenza di mercato?

Le istituzioni, negli Stati Uniti, come in Europa e in Italia, hanno ancora voce in capitolo o comanda solo chi ha più soldi in barba alla legge e alle Costituzioni?
Prima di combattere, giustamente, le autocrazie come quelle russe, guardiamo dentro casa se non stiamo diventando come chi vogliamo battere con la forza dei diritti e i principi di libertà. Non pieghiamo la democrazia come un arco per colpire il prossimo, ma usiamola sempre come uno scudo prezioso per proteggere quel prossimo che qualcuno vuole schiacciare. (riproduzione riservata)



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Conto e carta

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