Caso Samuele Landi chiuso con la morte, mistero su esequie e patrimonio del fondatore di Eutelia. L’ultima sentenza non ci sarà

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“La salma – scrive la procura generale di Firenze – risulta appartenere a Samuele Landi”. E’ dunque calato il sipario, con queste parole, sul caso Samuele Landi, dopo la notizia, pubblicata ieri dal Corriere di Arezzo, dell’identificazione ufficiale e definitiva del corpo ritrovato sulle rive degli Emirati Arabi a febbraio 2024. Il dna ha confermato che la salma appartiene all’imprenditore aretino che viveva dal 2010 a Dubai e da un anno si era trasferito sulla chiatta, con l’equipaggio, investita da un’onda anomala nel Golfo Persico. Anche l’avvocato Amedeo Di Segni ha ricevuto dalla procura generale presso la Corte d’appello di Firenze la comunicazione che pone fine ad ogni dubbio.

https://corrierediarezzo.it/news/cronaca/323030/il-corpo-e-di-samuele-landi-caso-chiuso-autopsia-e-dna-confermano-la-morte-a-quasi-un-anno-dal-naufragio.html

Il sul assistito, il fondatore di Eutelia, è deceduto in quella circostanza che pose fine ai loro rapporti a distanza per definire le vicende processuali. Condannato in via definitiva a 8 anni per la bancarotta di Eutelia, con processo ad Arezzo, lui già latitante, e con sigillo in Cassazione, non era invece ancora definitiva la sentenza per la società figlia di Eutelia, Agile: i 6 anni e 6 mesi di ulteriore condanna erano di nuovo in ballo, dopo l’accoglimento parziale del ricorso presentato dal suo legale storico.

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“La condanna del procedimento romano non può ritenersi definitiva” spiega Di Segni (foto) “in quanto la Cassazione aveva rinviato alla Corte d’appello e quest’ultima, pur avendo confermato, ha poi dovuto rimettere gli atti alla Cassazione stessa, cui io avevo fatto ulteriore ricorso e di quest’ultimo ricorso non ho mai avuto notifica che si sia definito, quindi è destinato ad estinguersi il processo con estinzione del reato per morte del reo”.

Al di là degli aspetti giudiziari, l’identificazione determinato dal test Dna, oltre a far cessare le ricerche di Landi per espiare la pena, sul piano umano e della “pietas”, ha restituito ai familiari le spoglie del proprio caro per sepoltura o cremazione. Su questo c’è però un alone di riservatezza. Non si sa infatti se siano avvenute esequie o no, se e dove riposi Samuele Landi dopo la sua avventurosa esistenza, cominciata come genio delle telecomunicazioni e terminata, in fuga da tutto e da tutti, con il progetto di creare una città galleggiante in acque internazionali, a 30 miglia da Dubai, in piena libertà senza alcun vincolo normativo e fiscale. Nella comunicazione della procura generale della corte d’appello si dice anche che la perizia sulle cause del decesso non è stata ancora depositata. Ma cambia poco.

https://corrierediarezzo.it/news/cronaca/322801/il-caso-di-samuele-landi-intriga-gli-usa-reportage-del-new-york-times-eutelia-i-guai-la-fuga-e-il-tragico-naufragio.html

Nell’incidente morirono altri due membri dell’equipaggio, altri due si salvarono. Landi avrebbe perso la vita per l’urto con un corpo contundente presente nella chiatta spezzata. Le carte successivamente forse diranno qualcosa anche su questo. Gli accertamenti erano stati chiesti dall’ufficio esecuzioni del tribunale. Resterà poi il dubbio sull’esistenza o meno di un patrimonio di Landi, se esso sia stato frutto delle attività svolte in Italia e quindi illecito, oppure se frutto del guadagno con le attività svolte a Dubai dove si inventò una seconda esistenza per sé e per mantenere la famiglia.

Le indagini sul crac Eutelia scovarono milioni dirottati su paradisi fiscali, Svizzera compresa, bloccati, e la cui storia non sappiamo come sia terminata. La vita di Landi a Dubai almeno fino ad un certo periodo sarebbe stata agiata. La chiatta Aisland del naufragio pare fosse costata 200 mila euro. Era stato console generale della Liberia. Aveva capacità. L’avvocato Di Segni, ieri, in una dichiarazione al Corriere ha sottolineato la sua genialità. Una vita da film conclusa secondo la profezia fatta al regista Oswald Horowitz, che appunto lavora ad un’opera documentaria, poco prima della tempesta: “E’ la mia ultima avventura. Morirò in mare. Meglio che da anziano in un letto di ospedale.”



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