Il ricercatore di Forensic Architecture Davide Piscitelli: «Ciò che è chiaro da queste immagini è che è l’auto a direzionarsi verso la moto». La procura intanto ha aperto un’indagine su tre carabinieri, accusati di falso in atto pubblico e depistaggio e, in uno dei tre casi, di omicidio stradale
Quando a fine novembre, durante un inseguimento, è morto il 19enne Ramy Elgaml, da subito è apparso chiaro che alcuni elementi della prima versione fornita dai carabinieri non tornassero. Gli agenti avevano parlato di una caduta accidentale della moto con a bordo il ragazzo, poi rivelatasi fatale con la collisione contro un palo.
Fares Bouzidi, che guidava la moto su cui si trovava anche Elgaml, ha dichiarato però che la caduta sia stata causata da uno speronamento dei carabinieri. Un supertestimone che si trovava sul marciapiede in quel momento a filmare la scena ha confermato la versione di Bouzidi, aggiungendo di essere stato minacciato dagli agenti perché cancellasse il video. La procura inoltre ha aperto un’indagine su tre carabinieri, accusati di falso in atto pubblico e depistaggio e, in uno dei tre casi, anche di omicidio stradale.
Nei giorni scorsi il Tg3 ha pubblicato un video inedito sull’inseguimento che è costato la vita al 19enne italo-egiziano. Il girato sembra confermare molti dei dubbi. In diversi momenti si sentono gli agenti all’inseguimento imprecare perché la moto con a bordo Bouzidi ed Elgaml non è caduta in prossimità di alcuni ostacoli e strettoie. Quando la moto effettivamente cade scontrandosi contro il palo e ne viene data comunicazione in radio alle altre volanti, uno dei carabinieri esclama un «Bene» che fa presupporre che l’obiettivo fosse proprio arrivare a un esito simile.
Anche la dinamica dello schianto sembra contraddire la prima versione dei carabinieri, secondo cui la moto sarebbe scivolata da sola in una curva e non ci sarebbe stato alcuno speronamento. Dalle immagini il contatto sembra evidente. Infine, è confermata anche la presenza del supertestimone, che sullo sfondo sembra effettivamente girare un video con il cellulare e pochi secondi dopo lo scontro della moto viene accerchiato da alcuni agenti e alza le mani, dando credibilità alla sua denuncia di essere stato indotto a cancellare il girato.
Il filmato, diffuso un mese e mezzo dopo la morte di Ramy Elgaml, ha aperto uno squarcio su una storia dai tanti contorni oscuri. Il comandante dei carabinieri di Milano, Pierluigi Solazzo, ha sottolineato che il girato è stato messo a disposizione dagli stessi militari e questo «dimostra tutta la volontà di agire in trasparenza». Per provare a fare luce su alcuni aspetti abbiamo sottoposto le immagini a Davide Piscitelli, ricercatore di Forensic Architecture (Goldsmiths University), agenzia di ricerca che svolge indagini su casi di violazione dei diritti umani attraverso la costruzione di modelli digitali e fisici, analisi di video, cartografie e immagini satellitari.
In che modo ha analizzato le immagini dello schianto costato la vita a Ramy Elgaml?
Osservando il video pubblicato dal Tg3 frame per frame, ho analizzato e tracciato la posizione degli elementi chiaramente visibili, come i fari anteriori e posteriori della moto e i cerchi della ruota anteriore e posteriore sul lato destro dell’auto percepibili nel campo visivo della telecamera.
Annotando sul video la posizione di questi elementi a ogni frame successivo e connettendo le singole posizioni nello spazio e nel tempo, è possibile delineare le traiettorie dei veicoli negli ultimi istanti prima dell’impatto. Un altro elemento importante è l’osservazione del cono di luce proiettato dalla moto sull’asfalto, che aiuta a comprendere meglio i possibili sbandamenti. Questo approccio consente di ottenere una comprensione preliminare delle dinamiche dell’evento visibili da questa singola telecamera, con l’aggiunta di annotazioni sul video derivate dalla ricostruzione delle traiettorie.
Qual è l’elemento più importante che emerge dalla sua analisi?
La moto appare procedere in modo rettilineo, senza evidenti sbandamenti. Al contrario, dalla traiettoria dell’auto emerge un chiaro cambio di rotta rispetto alla traiettoria iniziale. Questo è un elemento cruciale, perché indica un’intenzionalità nella manovra. L’andamento della moto è anche confermato dal costante cono di luce proiettato sull’asfalto dal faro anteriore, seppur considerando una lieve inclinazione verso sinistra della vettura, probabilmente dovuto al continuo avvicinamento dell’auto. Ciò che è chiaro da queste immagini è che è l’auto a direzionarsi verso la moto.
Quale materiale supplementare sarebbe utile?
Probabilmente non ci sarebbe bisogno di ulteriori analisi se fosse disponibile un video dalla dashcam dell’auto dei carabinieri. Un altro video fondamentale potrebbe essere quello registrato dal testimone presente in quel momento, visibile in queste immagini con una posizione del braccio e del corpo coerente con quella di una persona che sta registrando un video.
La seconda telecamera del comune, in via Ripamonti, potrebbe essere utile per comprendere cosa sia successo nei secondi precedenti all’arrivo dei due veicoli all’incrocio, come la loro distanza e il comportamento dei guidatori. Purtroppo il momento dell’impatto non è ripreso da questa telecamera. Sarebbe interessante accedere al file originale del video, nella speranza che la qualità sia migliore, sia in termini di frequenza dei fotogrammi che di risoluzione. Altre fonti visive, come le foto dei veicoli nelle posizioni originali e i tipi di danno, possono aiutare a comprendere meglio l’accaduto. La ricostruzione delle testimonianze è un altro elemento cruciale per corroborare le diverse evidenze disponibili.
Voglio precisare che questa analisi preliminare non può definire ogni dettaglio dell’accaduto, poiché si limita all’analisi delle immagini del video pubblicato e non ad altre evidenze visive o orali. Tuttavia, attraverso la ricostruzione delle traiettorie, essa rappresenta un invito a spostare l’attenzione sulla possibile intenzionalità della manovra dell’auto verso la moto, e non viceversa.
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