“Costretta a registrare diversi video”

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María Corina Machado, a capo dell’opposizione in Venezuela, è stata liberata dopo essere stata “detenuta con la forza”. Lo afferma il suo team. In un post su X, il suo partito, Vente Venezuela, afferma che “durante il periodo del suo rapimento è stata costretta a registrare diversi video e poi è stata rilasciata. Nelle prossime ore si rivolgerà al Venezuela per spiegare i fatti”.

Machado era apparsa in pubblico oggi a Caracas per la prima volta dalla fine di agosto, dopo 133 giorni di clandestinità forzata, ed era stata arrestata al termine di una protesta contro l’insediamento del presidente Nicolas Maduro per il suo terzo mandato da presidente.

Secondo Vente Venezuela, Machado era stata catturata da agenti armati del chavismo che avevano aperto il fuoco contro la sua delegazione. “María Corina è stata violentemente intercettata mentre usciva dal comizio di Chacao. Agenti del regime hanno sparato alle moto che la trasportavano”, affermava in un post su X Vente Venezuela. Il partito di opposizione aggiunge: “Speriamo di poter confermare la sua situazione”.

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La manifestazione pacifica a Chacao

Machado era uscita dalla clandestinità per partecipare a una manifestazione pacifica dell’opposizione a Chacao, uno dei Comuni di Caracas, sfidando la minaccia delle forze di polizia e militari e delle bande armate di civili che pattugliano la capitale. Machado ha preso la parola per intonare l’inno nazionale venezuelano da un palco improvvisato, rivolgendosi a circa 700 persone che l’aspettavano dal mattino.

A pochi metri da agenti di polizia pesantemente armati e blindati e vicino a civili chavisti anche loro armati, Machado sarebbe stata arrestata dopo che il conducente della sua moto aveva perso il controllo del mezzo provocandone la caduta.

Maria Corina Machado (ansa)

Tajani: “Chiediamo la liberazione immediata di Machado”

Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha chiesto “la liberazione immediata” di Machado, sottolineando: “Non possiamo più tollerare le azioni repressive e illegittime del regime di Maduro che ha perso le elezioni”. Il titolare della Farnesina ha espresso la sua solidarietà “a tutti i cittadini che combattono per la libertà e la democrazia in Venezuela”.

Intanto proseguono i numerosi arresti di attivisti dell’opposizione e la sparizione di diversi giornalisti. Volker Turk, alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, ha parlato di “profonda preoccupazione” per la repressione del dissenso nel Paese.

Il ministero degli Esteri di Caracas: “L’arresto non è mai avvenuto”

Secondo Yván Gil, ministro degli Esteri del Venezuela, l’arresto di María Corina Machado non sarebbe mai avvenuto

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La signora María Corina Machado ha tentato un’operazione di false flag, prendendo in giro la destra e il fascismo internazionale, che immediatamente ha mentito come al solito”, afferma Gil su Telegram. “La virulenza della reazione dei governi e dei personaggi estremisti internazionali segnala solo la complicità tra coloro che non accettano che l’opposizione è un clamoroso fallimento e agiscono come sempre facendo una figura ridicola di prima grandezza”.

Il ministro degli Esteri di Caracas, citato anche da tv statali tra cui Venezolana de Televisión e La Iguana TV, prosegue: “La signora Machado ha diversi procedimenti giudiziari aperti in Venezuela, per i quali dovrà rendere conto. Tuttavia, il comportamento del governo bolivariano sarà sempre conforme allo Stato di diritto. Un altro fiasco della ultradestra venezuelana, un’altra buffonata e ridicolaggine mondiale del fascismo internazionale. Il popolo del Venezuela vincerà sempre!”. Gil definisce “fascismo” qualsiasi opposizione interna al Paese.

L’insediamento di Maduro in un clima di profonda tensione

L’arresto di Machado è maturato in una situazione di profonda tensione alla vigilia dell’insediamento di Maduro per il suo terzo mandato consecutivo da presidente, con una cerimonia presidiata da polizia e militari per il rischio di agitazioni. Intanto l’opposizione si starebbe preparando per una presidenza alternativa guidata dall’esilio da Edmundo González Urrutia, già riconosciuto come presidente eletto da numerosi Paesi.

Negli ultimi giorni il clima in Venezuela si è surriscaldato con mobilitazioni di piazza sia del chavismo al potere sia dell’opposizione. Le proteste contro il governo si sono svolte in modo pacifico al grido di “Gloria al bravo pueblo”, ma nella regione di Maracay e nel Carabobo le forze dell’ordine hanno sparato gas lacrimogeni contro i manifestanti.

Il capo dello Stato uscente, Nicolas Maduro, è stato proclamato vincitore delle elezioni presidenziali senza però avere presentato i verbali elettorali. In carica da undici anni consecutivi e intenzionato a restare al potere per almeno altri sei, il successore di Hugo Chavez si è detto pronto a non mollare “a costo della vita”.

La sfida di González Urrutia, leader dell’opposizione in esilio

A sfidare Maduro c’è González Urrutia, considerato dall’Occidente il vero vincitore delle presidenziali del 28 luglio 2024, sulle quali si allunga l’ombra di gravi brogli. L’ex ambasciatore ha ottenuto asilo dalla Spagna ed è appoggiato da Machado, a capo dell’opposizione interna in Venezuela.

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Di recente González Urrutia ha visitato diversi Paesi dell’America Latina, tra cui la Repubblica Dominicana dove è stato ricevuto dal presidente Luis Abinader. Dopo il riconoscimento da parte di Stati Uniti e Canada, diverse altre nazioni del Centro e Sud America hanno fatto altrettanto. Non si esclude che Urrutia possa cercare di giurare in un’ambasciata del Venezuela all’estero per creare una sorta di “governo provvisorio”.

In tutta risposta Vladimir Padrino, ministro della Difesa del governo di Maduro, ha fatto distribuire volantini con la scritta “ricercato” e le immagini di alcuni ex capi di Stato latinoamericani, definiti “criminali” e “invasori” per avere appoggiato l’opposizione democratica in Venezuela.



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