Cina, sfuma il sogno di diventare potenza anche nel calcio

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La mancata iscrizione del Guangzhou FC alla prossima stagione del campionato cinese non ha fatto molto rumore, in Europa: la Chinese Super League, che dieci anni fa sembrava sul punto di contendere il baricentro del calcio globale al Vecchio Continente, è ormai da qualche tempo l’ombra di sé stessa. Ma la comunicazione del club di Canton fatta tra il 6 e il 7 gennaio ha un valore simbolico non da poco: la società un tempo nota come Guangzhou Evergrande era stata il simbolo delle ambizioni del calcio cinese dello scorso decennio, capace di stabilire il record di titoli nazionali vinti (otto, tutti tra il 2011 e il 2019) e di conquistare anche due Champions League asiatiche (2013 e 2015), diventando il club cinese più vincente di sempre.

Il Guangzhou era divenuto molto noto in Italia quando nel 2012 aveva assunto l’ex-ct azzurro Marcello Lippi come suo alleatore, e aveva poi aggiunto alla sua rosa vecchie conoscenze della Serie A come Alessandro Diamanti, Alberto Gilardino e Robinho. Nel 2017, dopo il periodo in panchina del tecnico brasiliano campione del mondo del 2002 Felipe Scolari, alla guida del club cantonese era arrivato Fabio Cannavaro (già al fianco di Lippi negli anni precedenti), che era rimasto in carica fino al 2021. Nel suo ultimo anno in Cina, Cannavaro aveva deciso di lasciare la squadra rescindendo il contratto, quando ormai le voci della crisi finanziaria del club erano note a tutti.

Nei suoi anni d’oro, la Cina aveva provato a diventare una potenza del calcio mondiale costruendo un campionato ricco e pieno di stelle, assumendo il controllo di club europei come l’Inter e il Wolverhampton, e puntando a organizzare tornei internazionali come la Coppa d’Asia (ottenendo l’edizione del 2023) e il Mondiale. Poi, nel 2019, tutto è cambiato: lo scoppio della bolla immobiliare convinse il governo di Xi Jinping a cambiare i propri piani in anbito sportivo, e la successiva pandemia non fece che rendere palesi i problemi economici dei club e delle altre aziende del paese.

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Praticamente tutte le grandi aziende della Cina, a prescindere dal loro settore originario, investivano parallelamente anche nel real estate e nelle squadre di calcio della Chinese Super League, a partire dal colosso immobiliare Evergrande, che possedeva appunto il Guangzhou FC. I debiti dell’azienda hanno portato a fondo il club, che nel 2022 ha perso tutte le sue stelle e al termine della stagione è retrocesso clamorosamente in seconda divisione. La dirigenza aveva già iniziato a pianificare i lavori per la costruzione di un nuovo stadio da 1,8 miliardi di euro, che venne immediatamente cancellato. Infine lo scorso gennaio è arrivata la notizia del fallimento di Evergrande, gravato da oltre 300 miliardi di dollari di debiti.

Il Guangzhou FC è resistito solo un altro anno, dissolvendosi due mesi dopo aver sfiorato il ritorno nella massima serie cinese. Nel 2016, Forbes valutava il club 282 milioni di dollari: una cifra che rende bene l’idea delle proporzioni dell’improvviso collasso del sistema calcistico cinese. Nell’arco di quattro anni, quasi tutti i club di proprietà cinese in Europa sono stati abbandonati (anche in maniera rocambolesca, come si è visto a Milano con i nerazzurri di Suning), e alla fine il Paese ha anche rinunciato a ospitare la Coppa d’Asia del 2023, trasferita d’urgenza in Qatar.

Ma il Guangzhou FC è solo la punta dell’iceberg: contemporaneamente altre due società di calcio cinesi si sono viste negare l’iscrizione alla prossima stagione professionistica, lo Hunan Xiangtao, in terza divisione, e il Cangzhou Mighty Lions, tredicesimo nell’ultima Chinese Super League. Ma un anno fa erano fallite già altre due squadre della massima divisione, lo Shenzhen FC e il Dalian Pro, mentre all’inizio del 2023 si erano sciolti il Guangzhou City, il Wuhan Yangtze e lo Hebei FC, e alla fine del 2021 era toccato addirittura allo Jiangsu FC, che aveva appena vinto il campionato. In meno di cinque stagioni, nove club di prima divisione che conta solo 16 squadre) hanno dichiarato fallimento.

A tutto questo disastro si somma anche un esteso scandalo di corruzione, che pur centrando poco con i problemi economici dei club completa il quadro di un sistema calcio completamente allo sbando. Lo scorso settembre 43 persone, tra cui 38 calciatori, sono stati condannate e squalificate a vita per corruzione e combine, e a dicembre l’ex-ct della Nazionale Li Tie – una leggenda del calcio cinese – ha ricevuto una sentenza a 20 anni di prigione. Da tempo il governo Xi ha fatto della lotta alla corruzione in Cina una delle sue battaglie più importanti, e alla fine la sua severità non ha risparmiato neppure il mondo dello sport. La speranza dei tifosi è che la dissoluzione del Guangzhou FC metta la parola fine a questa catastrofica vicenda.

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