Las Vegas – Il rumore è assordante, somma di migliaia di voci che in decine di lingue raccontano, chiedono, spiegano. L’Eureka Park, cioè lo spazio che ogni anno il CES di Las Vegas riserva alle startup nell’enorme spazio espositivo del Casinò Venetian, accoglie un esercito di innovatori, giornalisti, investitori e addetti ai lavori che sfruttano ogni secondo per fare business e networking, raccontare la propria idea imprenditoriale innovativa, scovare talenti. Ovunque tra gli stand si percepisce un’energia notevole, difficile da spiegare con parole a chi non c’è mai stato.
Quando arriviamo allo stand dell’Italia, che quest’anno ha portato 46 startup con una missione guidata dall’ICE – Agenzia per la Promozione all’Estero e l’Internazionalizzazione delle imprese italiane, sono in corso dei pitch, cioè le presentazioni di pochi minuti in cui gli startupper sono chiamati presentano a potenziali investitori la propria idea. Restiamo in disparte ascoltandone diversi, poi ci fermiamo a parlare con quelle che meglio hanno carpito la nostra attenzione.
Picosatelliti all’italiana
La prima è Apogeo Space, startup con sede a Brescia che da ormai alcuni anni è attiva in quello che da un paio d’anni è il fiorente settore dello space tech. L’obiettivo dei due fondatori Guido Parissenti (che è anche il CEO) e Primo Attinà è ambizioso: realizzare la prima costellazione italiana privata di picosatelliti – cioè di massa inferiore a 1 kg – per le telecomunicazioni IoT. «L’idea ci è venuta nel 2014 – spiega Parissenti – quando io e primo lavoravamo insieme a Thales Alenia Spazio. Nel 2015 è nata Apogeo Space, e da allora lavoriamo alla realizzazione della nostra costellazione di satelliti dedicati all’IoT, che cioè consentono di connettere alla rete oggetti che si trovano in territori fuori copertura».
Per fare un esempio, i picosatelliti di Parissenti e Attinà possono servire ad abilitare «il monitoraggio e il tracking di un container mentre si sposta su una nave in mezzo al Pacifico, raccogliere dati da un sensore di umidità in qualche luogo sperduto del Vietnam, o ancora raggiungere un sensore che monitora l’integrità di una rete del gas in Argentina».
Ma perché realizzare satelliti così piccoli? «Perché in questo questo formato – che abbiamo progettato noi e appositamente e aggiornato negli anni – costa meno produrli, se ne possono spedire di più in orbita ad ogni lancio e abbiamo la possibilità di raggiungere più rapidamente il nostro obiettivo: averne cento in orbita bassa (590 km) entro il 2027 per garantire la copertura costante e la continuità del servizio».
Un po’ lo stesso principio alla base di ciò che sta facendo Elon Musk con Starlink, finora praticamente senza concorrenza.
Attualmente Apogeo Space ha già 7 picosatelliti in orbita con cui sta conducendo test e sperimentazione. A regime, chi vorrà accedere al servizio dovrà pagare un abbonamento per ogni sensore collegato tramite apposito modem, pari a un euro al mese, cui si somma una piccola cifra per ogni pacchetto di dati trasmesso dal sensore. Un modello di business e un’idea che hanno convinto il venture capital Primo Spazio a investire 5 milioni di euro sull’azienda di Parissenti e Attinà, che oggi dà lavoro a venti persone.
Supercondensatori invisibili
L’elettrificazione sta trasformando profondamente il settore dell’automotive, che si tratti di piccole utilitarie, lussuosi SUV o persino macchine super sportive. Quando però è sulle supercar che bisogna mettere le mani, per esempio per creare motori ibridi, la loro complessità e le performance esasperate pongono diversi problemi, tra cui la necessità di gestire i picchi di potenza proteggendo la batteria, garantendo prestazioni esasperate, e il tutto senza aggiungere troppo peso o occupare troppo spazio. La startup Novac, spin-off dell’università di Modena nata Fondata nel 2020 da Matteo Bertocchi ha sviluppato una brillante soluzione ad hoc per risolvere tutti insieme questi problemi: «Innanzitutto, abbiamo scelto di puntare sulla tecnologia dei supercondensatori, che sono un sistema di accumulo di energia elettrica simile alle batterie, ma che da esse differiscono per capacità di caricarsi e scaricarsi molto più rapidamente» spiega Aldo Girimonte, Chief Technology Officer di Novac.
I supercondensatori sono ideali ad esempio per gestire i picchi di potenza che si verificano in accelerazione, oppure quando si attivano i potenti sistemi frenata rigenerativa. Resta però il problema di dove posizionarli in auto che già sfruttano al massimo ogni spazio disponibile. «Utilizzando materiali innovativi – chiarisce Girimonte – abbiamo creato delle celle che possono sostenere elevate pressioni e temperature, cioè fino a 6 bar e 130 gradi, e questo di consente di incapsulare condensatori nella fibra di carbonio dando loro la forma che vogliamo».
Gli elementi in carbonio abbondano nelle auto supersportive e affogarvi le celle dentro significa renderle parte integrante dell’autovettura – per esempio di un alettone – peraltro nascondendole alla vista. Un’idea geniale che è piaciuta niente meno che a Dallara, con cui i dieci membri del team di Novac hanno sviluppato la cover in carbonio e super celle per un motore Super Formula Championship.
Altra cosa interessante è che non c’è solo la fibra di carbonio nel mirino del Team Novac: «Chiaramente, essendo noi nati nella Motor Valley era naturale puntare prima alle auto sportive, dove è più facile innovare e utilizzare materiali anche molto costosi – spiega sempre il CTO Novac – tuttavia noi intendiamo usare le nostre competenze in elettrochimica per continuare a innovare queste celle e riuscire a integrarle anche in altri materiali per fonderle anche con altre componenti strutturali di un automobile».
Interfaccia uomo-veicolo “dal basso”
Quando si va in moto, l’attenzione alla strada è tutto: senza la protezione che offre l’abitacolo di un’auto, guardare in basso e farsi distrarre dalle spie sul cruscotto o dalle notifiche dello smartphone può avere conseguenze sgradevoli. Serve quindi un sistema capace di informare il guidatore senza fargli distogliere gli occhi dalla strada. Si potrebbe pensare a un sistema di messaggi vocali integrato con il casco, ma generalmente il rumore del vento tende a coprire qualsiasi audio non appena si acquista un po’ di velocità.
Oppure si può fare come Vincenzo Maresca: dopo aver subito un incidente stradale, il fondatore della startup Viber Alert ha avuto l’idea di inserire un sistema per il feedback aptico dentro una sella che a sua volta viene collegata direttamente alla centralina della moto e un’app con cui se ne gestiscono le funzionalità principali. Il principio è lo stesso ad esempio di quando, scrivendo sulla tastiera digitale di uno smartphone Android, sentite l’apparecchio vibrare a conferma che avete premuto una lettera.
«Il punto è farti abbassare lo sguardo solo quando serve davvero, cioè quando si accende una spia vitale come quella che rileva problemi al motore o alle gomme – spiega Maresca – oppure avvisarti che hai scordato la freccia accesa senza farti togliere gli occhi dalla strada». Guardando il prototipo, montato su un telaio dimostrativo, viene il dubbio che le normali vibrazioni della moto possano coprire quelle “parlanti” del dispositivo: «La sella è testata sulla mia Harley Davidson che vibra come un treno a vapore – scherza il CEO di Viber Alert – e posso garantire che si sente bene ogni cosa».
Grazie all’app che la startup sta sviluppando è ad esempio possibile regolare l’intensità della vibrazione, così come trasmettere alla sella alcune notifiche dallo smartphone; tra queste figurano anche le indicazione del navigatore per svoltare a destra o sinistra, che la sella interpreta vibrando solo da un lato o dall’altro. Se la moto ha un sistema che rileva gli ostacoli, il feedback aptico vibra in maniera ancora diversa, richiamando l’attenzione del guidatore a ciò che ha davanti. L’abbiamo provata, e sembra davvero funzionare. Composta da quattro soci, la startup Viber Alert è stata fondata nel giugno 2023 e si è già conquistata dei finanziamenti Smart&Start della comunità europea.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link