40 lavoratori a rischio, il futuro dello stabilimento Sagemcom

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Sagemcom Italia Srl, colosso francese della produzione di contatori, ha fatto un annuncio che nessuno avrebbe voluto sentire. Si parla di licenziamenti collettivi che coinvolgeranno oltre metà dei lavoratori. Il sito produttivo, che conta 70 dipendenti, vedrà 40 persone, tra operai e qualche impiegato, perdere il posto. L’ombra della chiusura totale dello stabilimento si fa sempre più concreta.

Sagemcom Italia non è esattamente una piccola realtà. Parliamo di un’azienda che nel 2022 ha registrato un fatturato di quasi 43 milioni di euro, una cifra che però nasconde delle ombre. Rispetto all’anno precedente, la crescita è stata contenuta, e nel bilancio emerge una perdita netta di oltre 4,2 milioni di euro. Insomma, i numeri raccontano un’azienda in affanno.

A pesare sono anche i costi del personale, che nel 2022 hanno sfiorato i 7 milioni di euro. Ma cosa succede quando una multinazionale decide di alleggerire i costi? Succede che taglia il cuore operativo, e quei 40 lavoratori, ora in bilico, rischiano di trovarsi con un pugno di sabbia.

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Sagemcom, il sindaco secondi interviene per la comunità

La notizia ha suscitato immediate reazioni da parte del sindaco Luca Secondi. “La vicenda desta preoccupazione, oltre che per la modalità di comunicazione, anche ovviamente per la pesante ricaduta sociale sulla comunità locale”, ha dichiarato. Secondi ha sottolineato la necessità di un confronto costruttivo tra azienda e sindacati, schierandosi a fianco dei lavoratori.

Le istituzioni regionali e nazionali sono già state coinvolte. Francesco De Rebotti, assessore allo sviluppo economico, ha offerto il suo supporto per affrontare questa situazione.

Un tavolo di confronto per trovare soluzioni

Secondi ha confermato che a breve partirà un dialogo tra le rappresentanze sindacali e l’azienda. “Come istituzione siamo vicini alle esigenze dei lavoratori auspicando un immediato dialogo fattivo fra la rappresentanza sindacale e la parte datoriale per risolvere la vicenda in maniera costruttiva”, ha affermato il sindaco. L’obiettivo è chiaro ed è quello di trovare una strada che possa limitare le conseguenze su chi verrà colpito dai licenziamenti.

L’appuntamento è fissato per sabato 11 gennaio. Alle 9 del mattino, i dipendenti incontreranno legali e rappresentanti sindacali nella sala consiliare del Comune. Questo incontro diventa un momento cruciale per delineare una strategia condivisa e comprendere i margini di manovra per chi rischia di perdere tutto.

Anche i parlamentari Anna Ascani e Walter Verini sono intervenuti sulla vicenda, definendola una “gravissima situazione”. “È necessario scongiurare la chiusura dello stabilimento e tutelare le esigenze dei dipendenti e delle loro famiglie”, hanno affermato. “L’azienda incontri i sindacati e ascolti le istanze che arrivano dai lavoratori. Saremo al loro fianco e faremo tutto ciò che servirà, insieme al sindaco di Città di Castello e alla Regione, affinché i loro diritti vengano garantiti”.

Un percorso industriale interrotto

Lo stabilimento di Città di Castello era nato nel 2018, quando Sagemcom aveva trasferito lì la produzione precedentemente localizzata a Modena. Ora, quella che sembrava una nuova opportunità industriale si sta trasformando in un incubo per una comunità che rischia di pagare il prezzo più alto.

La vicenda di Sagemcom Italia a Città di Castello è una ferita aperta per un territorio che non può permettersi altre perdite. Lo stabilimento, che impiega 70 persone, vedrà 40 dipendenti tagliati fuori, il che significa che oltre la metà della forza lavoro sarà lasciata senza reddito. Una decisione che, in un’area già alle prese con una lenta ripresa economica, rischia di lasciare cicatrici profonde.

Parliamo di 40 famiglie che si trovano davanti a una porta chiusa, in una regione come l’Umbria dove il tasso di disoccupazione sfiora il 10% e la ripartenza post-pandemia ha mostrato fin troppi ostacoli. Il settore industriale regionale, che negli ultimi cinque anni ha visto un calo occupazionale del 4%, è di nuovo sotto pressione. E i numeri fanno male: oltre il 60% delle imprese umbre segnala difficoltà nel reperire personale qualificato, ma nel frattempo chi è già impiegato rischia di trovarsi fuori dai giochi.

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Questo non è solo un caso aziendale, ma una questione sociale. A Città di Castello la chiusura del sito potrebbe significare un effetto domino: meno stipendi, meno consumi, meno prospettive. 



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