Terzo mandato in Campania. «No a De Luca», il governo va avanti ma c’è il nodo Zaia

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Alla fine la resa dei conti è rimandata di 24 ore: approderà domani, e non oggi, infatti in Cdm l’atto per impugnare alla Consulta la legge regionale campana per il terzo mandato di De Luca. Appena un giorno prima la scadenza utile per opporsi da parte del governo. Un tema caldissimo, anzi rovente, rimandato sol perché l’esecutivo nella stessa seduta deve formalizzare anche il successore della dimissionaria Elisabetta Belloni al vertice del Dis. Tema, quello del terzo mandato che deciderà il destino di due regioni.

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E di due governatori uscenti. Sei infatti quelle che andranno al voto in questo 2025, con due governatori in scadenza che tengono sulle spine il centrosinistra e il centrodestra: il campano Vincenzo De Luca e il veneto Luca Zaia. Ma per motivi diversi. Il primo è inviso alla segretaria Schlein che ha già detto come non gli darà mai il simbolo del Pd; il secondo stretto dalla morsa di Fdi che vuole espugnare il Veneto alla Lega e che ha creato non pochi attriti alla maggioranza di governo. Ma l’esecutivo appare ormai allineato sul testo a firma dei ministri Casellati e Calderoli anche se potrebbe vedere un’astensione proprio degli esponenti del partito di Salvini.

GLI EQUILIBRI

Ormai, infatti, la Lega sembra aver capito come non ci sia nulla da fare: da sempre a favore della modifica della norma si è vista già bocciare la legge al Senato dagli alleati di governo. Le richieste del Nord-Est, con il Veneto di Zaia che punta ancora a cambiare le carte in tavola in extremis, sono costanti, ma Salvini è probabile che terrà fuori la questione dal consiglio dei ministri, non volendo tensione alimentare con Fdi e Fi.

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Sullo sfondo resta la partita del Veneto. Con il governatore Zaia che venderà comunque cara la pelle e spera sempre in uno scenario diverso. «L’eventuale ricorso del governo contro il terzo mandato di De Luca in Campania penso che non sia una pietra tombale», spiega Zaia. E aggiunge: «Se il governo impugna, ed è da comprendere se lo farà, vedremo la Corte costituzionale cosa dice. Magari la Corte costituzionale apre un vaso di pandora sulla costituzionalità o meno del blocco dei mandati». Ma l’atmosfera è tesa come si intuisce proprio dalle parole di Zaia: «Ci sono un centinaio di sindaci delle grandi città bloccati da questo marchingegno e alcuni governatori. E sono le uniche due cariche elettive bloccate.

Sarebbe più onesto dire che alcuni non riescono a toglierli dalle palle se non bloccare il numero dei mandati. Scusate l’espressione un po’ rude ma rende l’idea a tutti». Mentre Forza Italia sembra disinteressarsi del nodo in Cdm, pronta a rispettare la scelta del governo. «De Luca potrà votarsi il terzo, il quarto, il quinto mandato, tanto a ottobre vinciamo noi», dice Fulvio Martusciello, coordinatore regionale Campania ed eurodeputato azzurro.

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LO SCONTRO

Il futuro di Zaia è legato, anzitutto, alla Campania perché è sulla sua legge che il governo muoverà l’impugnativa alla Corte costituzionale. Con il rischio che i giudici si esprimano troppo a ridosso delle elezioni regionali, previste in autunno (a meno di uno slittamento in primavera deciso dall’esecutivo che ormai appare sempre più improbabile). Il governatore, già in rotta con la Schlien, ha già chiarito come non farà alcun passo indietro nonostante la decisione nel Cdm di domani. Già in campagna elettorale da mesi, non si fermerà e né darà dimissioni anticipate. I suoi consiglieri di maggioranza, però, sono in fibrillazione.

C’è il rischio non solo di una campagna in salita con tre big in campo (lo stesso De Luca, un nome Pd-M5s e quello del centrodestra) ma anche quello di un’eventuale decisione della Consulta che possa poi invalidare tutto. Specie se ci vorrà qualche mese per la decisione della Consulta. In molti, quindi, in queste ore stanno meditando l’idea di sfilarsi dalle fila delle truppe deluchiane perché il futuro è troppo incerto. Vale per i consiglieri dem e anche per i partiti bonsai di centrosinistra. «Troppo a rischio questa corsa meglio una sosta ai box se il quadro non si chiarisce», dice più di un consigliere regionale della maggioranza.

Insomma è il Pd che attende il pronunciamento della Consulta perché uno stop da parte dei giudici alla legge campana risolverebbe ad Elly Schlein la grana De Luca. Ma il responsabile Mezzogiorno del Psi, Felice Iossa, avverte: «Attendere il pronunciamento della Corte implica decidere all’ultimo il candidato, con il rischio di consegnare la regione al centrodestra». Mentre il governatore De Luca appare sempre più isolato. Non solo a Roma dove a breve partiranno (si attende solo il Cdm di domani) i tavoli sulle regionali con i big nazionali per la scelta del nome alternativo ma anche da parte di chi sinora l’aveva appoggiato.

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È il caso di Stefano Bonaccini, presidente del Pd, che De Luca aveva sostenuto con forza al congresso del partito. «Dissi che la legge che limita i mandati l’avrei cambiata, anche perché spetterebbe ai cittadini scegliere. Aggiunsi però che le leggi, se non cambiano, vanno rispettate: come – ha spiegato l’altro ieri Bonaccini in un’intervista al Quotidiano nazionale – ho fatto io non ricandidandomi in Emilia-Romagna e favorendo il ricambio generazionale».
 





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